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Strage: 200 militari italiani uccisi in missione

Strage: 200 militari italiani uccisi in missione

Duecento militari italiani sono morti dopo essere stati contaminati in Kosovo dall’uranio impoverito usato dagli americani in bombe e proiettili. Solo ora e solo dopo dieci anni e un negazionismo criminale, esercito e governo italiano ammettono e risarciscono i militari colpiti e i loro familiari, ci fanno pure un film.

Ma nessuno ci fa i titoli, nessun politico alza la voce, nessuno dei generali che hanno mandato coscientemente alla morte quei 200 (ci sono le prove che sapessero fin troppo bene) è stato sanzionato o si è dimesso volontariamente e nessuno parla della popolazione autoctona e di quante vittime ci siano tra chi ancora continua a nascere, crescere e morire in terre mai bonificate, perché il problema è sempre stato negato. I "buoni" non avvelenano le "vittime" che soccorrono, almeno per la narrativa ufficiale.

Duecento vittime sono di più delle vittime in anni di guerra in Iraq e Afghanistan, vittime del "fuoco amico" di generali irresponsabili e della decisione criminale di smaltire le scorie radiattive sui campi di battaglia, Decisione mantenuta ben oltre la campagna del Kosovo, avvelenando anche l’Iraq, dove già da tempo i bambini nascono deformi e prevedibilmente continueranno a farlo per decenni. Lì, in Kosovo come in Afghanistan.

Nell’assoluta indifferenza dei colpevoli e di quelli che hanno sostenuto l’invasione per il bene degli iracheni, per proteggere i kosovari, per liberare l’Afghanistan dai talebani, tutta gente che ha altro da fare e che non si può pretendere perda il suo tempo a piangere sul latte versato o a vergognarsi di decisioni criminali prese sull’onda di emozioni artificialmente sollevate dai soliti furboni.

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