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Stanchi della solito politica? Arriva Matteo Fi-Renzi

L’altra sera al Palacongressi di Firenze Matteo Renzi, presidente della provincia, si è presentato come candidato alle primarie del PD per il posto di sindaco.

STANCHI DELLA SOLITA POLITICA? ARRIVA MATTEO FI-RENZI.

Vi ricordate Primicerio? Una mattina i fiorentini aprirono il giornale e scoprirono foto e didascalia del loro nuovo sindaco. Primicerio, chi era costui? Di costui, nulla, prima e dopo l’incarico a Palazzo Vecchio, è dato ricordare ad una comunità indifferente che ogni tanto lo vede aggirarsi per le vie del centro, con lo sguardo di un cane randagio e con l’aria assente di sempre. Oggi tutto è cambiato e la locomotiva della politica fiorentina è andata a picchiare dritta dritta in America. E’ con lo stile delle convention americane (rigorosamente all’amatriciana e cioè maccheronicamente copiando) che un altro signor Niente, tale Matteo Renzi, anziché essere scoperto un giorno qualunque sulle cronache locali, annuncia, con tanto di megaschermo, megamicrofono, megahostess, megagadget, megaquesto e megaquello la propria candidatura alle primarie (pure queste maccheroniche) del Partito cosiddetto Democratico. Vi sono due PD, o Pdue in Italia, l’altro è il PDL. Questo qua scimmiotta i Democratici americani, avendo definitivamente rimosso dalla propria coscienza politica il socialismo europeo e qualsiasi esperienza politica di qua dall’Oceano. I contenuti però, se proprio bisogna grillescamente scegliere tra l’escremento intero e il mezzo escremento, potrebbero perlomeno essere democratici anziché repubblicani. E invece, anche qui, si cade dalla padella alla brace. In primo luogo la faccia di Matteo Renzi, che ci ricorda sempre di più il cattivo di "Ritorno al Futuro", e gli slogan da lui scelti ricalcano le orme di McCain ("Prima, Firenze" invece di "First, Usa"). Questa apparenza svela dei contenuti propriamente "di destra", pour parler: nessuna, dicasi nessuna menzione è stata riservata, in un’ora di comizio, a tutto ciò che si può, sia pur alla lontana, far rientrare nella sfera del "sociale": nulla sull’immigrazione, nulla sul welfare locale, nulla sul consumo del territorio, ma anzi un continuo inno al privato, all’impresa, alla sicurezza e a tutti quegli obiettivi della destra più confidustriale. Il discorso di Matteo Incoerenzi è comunque autoreferenziale e incentrato sul proprio bilancio da presidente (udite udite) della Provincia. Della quale Provincia, Matteo Fi-Renzi ci ricorda aver abbellito e impreziosito il "palazzo", sì, avete capito, letteralmente il "palazzo", "un palazzo reso più bello e accogliente da quando al posto dell’archivio, abbiamo attrezzato un asilo nido per i dipendenti della provincia". A parte che non si capisce se l’asilo nido sia per i dipendenti o per il loro figli, l’aspetto più desolante di questa autoreferenzialità è che ci rimanda dritto dritto nei manuali di storia a quel concetto di "burocrazia" che non si riesce mai a mettere da parte e che anzi si ripropone in veste nuova ogni volta che appassisce il fiore della democrazia. Spariscono i cittadini, spariscono gli elettori (e non i plaudenti membri della rete clientelare presente al Palacongressi) e non resta che l’autoglorificazione del "palazzo" (da cui più nessun Pasolini ci mette in guardia) e appunto dell’uffico, di quel "bureau" che dà luogo all’antidemocratica burocrazia di regime. Altro punto di riferimento costante per Matteino è Rutelli, o la corrente "rutelliana", se preferite. Matteino infatti imposta la prima parte del comizio attorno al concetto innovativo e innovatore di "paura". Oggi la gente ha paura di uscire di casa, ha paura del prezzo del pane, ha paura della guerra, ha paura dei comunisti, e a tutto questo come si risponde? La risposta arriva nella seconda parte, col termine altrettanto innovativo e innovatore di "coraggio". Renzino nomina "coraggio" almeno 23 volte ed è un implicito riferimento ai coraggiosi Rutelli. Qualche settimana fa, a Montecatini, Rutelli fece lo stesso discorso davanti all’impressionato suo pupillo. Repubblicani e teodem insomma forniscono il bagaglio (o il bagaglino) culturale del nostro eccellente candidato, al quale non mancano ulteriori splendidi richiami. Molto perplessi per quel simbolo dai chiari richiami massonici che campeggia alle spalle di Matteo Incoerenzi, una specie di triplice piramidina, a un certo punto ci domandiamo: ma questo qui, con questa faccia e questo programma-nonprogramma, che spara bordate su Rifondazione e Verdi (a proposito ovviamente dell’inceneritore) e non dice niente sul PDL, fosse sostituito da uno di Forza Italia, con suscritto "Berlusconi presidente", qualcuno al mondo si accorgerebbe della differenza? E proprio qui casca l’asino, anzi il Matteo. Vinca pure le primarie con questo dispiego di soldi pubblici e/o della sua ricchissima famiglia, ma dove pensa di andare poi, in campagna elettorale non più da semplice candidato all’interno del PD ma contro la destra? Cosa potrà mai tirare fuori dal cilindro che lo possa opporre ad un candidato, poniamo di Alleanza Nazionale? Sulla sicurezza? nulla. Sullo stato sociale? Nulla. Sul lavoro? Nulla. E allora? E allora le prossime elezioni diventano un assist formidabile per il Popolo della Libertà, al quale il PD serve il programma ideale su di un piatto di argento. E ci piacerebbe tanto, un giorno, andare dal Renzi vincitore alle primarie (se mai si faranno davvero) a rendergli la sua chiavina USB ma con dentro il materiale di propaganda nel neosindaco del PDL. Chissà, forse ci troverà ancora altro da copiare. Attento, Matteino di mamma, perché a cliccare "elimina" invece di "incolla" ci vuole poco...

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