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Sorpesa: l’Italia è il paese meno razzista d’Europa

Il rapporto 2008 dell’agenzia europea per i diritti fondamentali colloca il nostro paese all’ultimo posto per episodi di razzismo. Ma i dati sull’Italia risalgono a due anni fa.

Se l’emergenza sicurezza viene spesso creata ad hoc, soprattutto in campagna elettorale, per spaventare i cittadini e indurli a votare il "partito della durezza", un discorso analogo si può aprire per il presunto razzismo degli italiani.

Se è vero che a Roma, da quando è stato eletto il sindaco Alemanno, si sono intensificati gli episodi di violenza e d’intolleranza nei confronti di gay, lesbiche ed immigrati, se è vero come tuona spesso l’Unità, che il fenomeno è diffuso a livello nazionale (e comunque la cronaca recente lo dimostra), bisogna però tenere conto dei dati ufficiali.

Che smentiscono questa percezione e dimostrano una verità lampante: l’Italia è il paese meno razzista d’Europa.
Non sono i risultati di un recente sondaggio de "Il Giornale" o la statistica di uno studio di settore vicino al Pdl, ma è il rapporto 2008 dell’agenzia europea per i diritti fondamentali.

Il paese con il più alto numero di incidenti "a sfondo razziale" è la Gran Bretagna: 60.407 casi accertati. Seguono la Germania con 18.132 crimini (causati soprattutto dall’estrema destra) di cui 3294 a sfondo razziale, ed il Belgio (1335 casi di discriminazione).

E l’Italia?
Secondo il rapporto europeo, che ha potuto analizzare solo i dati del 2006, gli unici disponibili, il nostro paese si classifica all’ultimo posto con "soli" 144 episodi d’intolleranza.
Se escludiamo che i dati potrebbero essere in costante aumento, secondo quanto denunciano le cronache, e che magari non a tutti gli episodi di razzismo segue regolare denuncia, siamo comunque ben lontani dai principali partner europei. Potremmo avvicinarci alla Polonia (150 crimini a sfondo razziale) o all’Irlanda (174).

Se vogliamo essere pessimisti c’è l’Olanda (246 casi registrati, incluso violenza e crimini) o la "multiculturale" Francia (923 atti o minacce a sfondo razziale, xenofobico o antisemita).
I dati ufficiali valgono poco di fronte alle tragedie umane, ma per una volta possiamo dire che l’emergenza razzismo e intolleranza in Italia non esiste realmente, o comunque è un fenomeno molto limitato.
Forse aveva ragione il buon Montanelli: "Gli italiani non sono razzisti, non è nel loro dna".

Commenti all'articolo

  • Di sucardrom (---.---.---.127) 1 dicembre 2008 10:30

    Sono solo 11, infatti, i paesi che forniscono dati esaustivi che permettono di elaborare dei trend affidabili in materia. L’Italia purtroppo non figura tra questi ed addirittura pesa come aggravante il fatto di essere anche fra quei 14 paesi che finora non hanno pienamente trasposto la direttiva 2000/43/CE sulla discriminazione basata sull’origine etnica e sulla razza. Nonostante il giudizio positivo espresso sul funzionamento dell’organismo nazionale preposto alla lotta alle discriminazioni (UNAR), al nostro paese vengono imputate responsabilità relative alla mancata attuazione dell’obbligatorietà nella condivisione dell’onere della prova, l’insufficiente protezione dei discriminati ed un’incorretta definizione del concetto di molestia razziale.

  • Di Dave Deep (---.---.---.140) 1 dicembre 2008 12:41

    Ho preso gusto a fare il bastian contrario in questo spazio, pero’ mi sento sempre il dovere di fare delle precisazioni, che tra l’altro a mio parere sono troppo giuste per essere ignorate. Con il tempo vedo che certi elementi si stanno tutti unendo e la Storia sta andando in una sola direzione. Il mondo unico, dove si abbattono le differenze. Non sono razzista, precisiamolo, ma penso che uno dei piu’ grandi bluff della società contemporanea sia la concezione della nostra uguaglianza. Non siamo diversi solo come persone, bensi’ anche come culture. La sinistra tra l’altro é piena di queste contraddizioni. Siamo contro l’influenza della religione nella vita politica pero’ con i musulmani e la loro paranoia religiosa non la tocchiamo neanche a parole.
    A me non mi piacciono i comportamenti degli slavi, neanche quella degli arabi e nemmeno quelli dei cinesi. Finalmente davanti a questo finto e ingenuo approcio nato dopo la seconda guerra mondiale si comincia a fare qualcosa. Non ci rendiamo conto che stiamo andando proprio a finire dove il Potere vuole? Una società uguale in tutto il mondo, in cui le differenze vengono a mancare?
    Noi siamo diversi. La cosa da fare è far tornare le persone nei loro paesi, risarcirgli di tutti i danni che abbiamo compiuto in questi secoli e farli vivere autonomamente. Poi gli scambi culturali tra persone di diversi paesi si dovranno basare sulla differenza. Tu vieni qui e vivi come viviamo noi. Io vado là e rispetto il tuo modo di vivere. Cio’ non significa che devo andare a pregare in moschea se vado in Algeria, ma neanche che accetto che uno slavo felice di avere bevuto mi riempia la strada di vetri rotti perché deve rompere il bicchiere dopo aver bevuto(per tradizione)
    Anche i bambini? Come si puo’ dire a un bambino che siamo tutti uguali quando per esempio per una questione alimentare l’africano ha un odore diverso dal nostro. Il bambino deve imparare ad accettare questa diversità non accettare un uguaglianza che non c’é. La vita ha lo stesso peso in tutte le culture, ma accettare lo stile di vita di queste culture é diverso.
    Penso che dobbiamo salvaguardare di più la diversità per non creare ulteriori tensioni e per non diventare veramente tutti uguali. Questo si che sarebbe un danno irreversibile.

  • Di Elia Banelli (---.---.---.59) 1 dicembre 2008 14:39

    Infatti compito dello Stato (o di un paese moderno in generale) è quello di salvaguardare e valorizzare le differenze etniche e culturali, ma rimanendo nell’ottica del rispetto della legge nazionale. Un limite che non dovrebbe essere mai scavalcato altrimenti è doveroso incombere nella sanzione e nella condanna.

  • Di Paolo Praolini (---.---.---.231) 1 dicembre 2008 21:56

    Le sfaccettature ed i significati intrinsechi della parola razzismo sono infiniti!
    Approcciare un discorso completo su questo argomento richiederebbe 100 pagine e non so se possano bastare.
    Il limite tra razzismo e violenza comune è infinitesimo.
    Fai questo raffronto, se un gruppo di giovani italiani picchiasse un proprio coetaneo di stessa nazionalità sarebbe considerato un codardo atto di violenza, se invece picchiasse un ragazzo senegalese sarebbe considerato un vile atto di razzismo.
    Ma alla fine dov’è la differenza?
    Perchè dobbiamo puntare il dito su un fenomeno che rispetto alla violenza comune è infinitamente inferiore come numero di atti violenti?
    Vogliamo finirla con il generare allarmismi?
    I media ci stanno bersagliando con questo fenomeno che sarebbe in paurosa crescita, ma nessuno è in grado di mettere nero su bianco dati statistici attendibili, perchè è un fenomeno difficilmente circoscrivibile ed incassellabile in uno schema preciso e valutabile.
    Il nostro paese ha solo un problema, che in tanti anni non ha mai voluto affrontare il fenomeno dell’immigrazione.
    La convivenza multietnica, come diceva qualcuno prima di me, dovrà coesistere e scontrarsi indiscutibilmente con le differenze culturali e religiose che comunque esistono.
    In paesi come Inghilterra e Francia che vivono questo problema da molti anni prima di noi le cose con gli anni non sono migliorate e non miglioreranno.
    Vediamo oggi che esistono differenze culturali all’interno della nostra stessa nazione con meridionali, padani, sud-tirolesi, valdesi, etc., con altre nazionalità le differenze sono notevolmente più profonde rispetto alla cultura, religione, etc.
    Non facciamoci illusioni il ’razzismo’ se così volete chiamarlo sempre ci sarà, ma allora è più importante mettere freno alla violenza comune che deve evitare l’eccesso violento che mette un uomo contro un altro uomo, un uomo contro un bambino, un poliziotto contro uno studente, etc.
    Guardiamoci negli occhi, accettare un uomo di un’altra cultura in casa nostra è certamente nostro dovere, ma finchè questo rimanga negli schemi della nostra società e quindi si adegui ad essa lasciandogli la libertà di professare la propria religione e vivere la propria quotidianità nel suo stile di vita. Ogni eccesso che danneggi la comunità va punito come andrebbe punito se fosse un italiano.
    Casi come l’uccisione di Giovanna Reggiani a Roma sono certamente da valutare come un tragico evento, ma guardando nella storia passata questi si sono ripetuti molte volte e vanno condannati come atti di violenza, ma come questi ce ne sono altre migliaia commessi anche da cittadini italiani.
    Perciò bando alle statistiche ed agli allarmistici SOS, non ci crediamo più.


  • Di ENAR, European Network Against Racism (---.---.---.82) 2 dicembre 2008 12:09

    Forse occorrerebbe leggere con più attenzione il Rapporto: è chiaramente detto (pag. 27) che "a causa delle differenze nella raccolta dei dati, una comparazione diretta (...) non può essere fatta tra gli Stati Membri". La comparazione, cioè, fatta nell’articolo non ha alcuna validità, e ad affermarlo è il Rapporto stesso. C’è, invece, una comparazione che deve essere fatta. A pagina 30 dello stesso Rapporto c’è una tabella che valuta la qualità (e quindi l’affidabilità) della raccolta dati dei singoli Stati, classificandola in quattro gruppi: "Esauriente", "Buona", "Limitata" e "Nessun dato ufficiale". L’Italia fa parte del gruppo "Limitata", In altre parole,il numero relativamente basso di incidenti razzisti non corrisponde alla realtà: è piuttosto il risultato dell’assenza di un sistema per registrarli. O, se preferite, nel DNA degli italiani non è assente il razzismo, ma la capacità di denunciarlo.

    • Di Elia Banelli (---.---.---.59) 3 dicembre 2008 10:24

      Nell’articolo infatti è specificato che il rapporto si riferisce solamente ai dati del 2006, e riguarda i casi denunciati e registrati. Ho ipotizzato, proprio per evitare conclusioni affrettate, un eventuale aumento nel biennio 2007/08, che vedono comunque l’Italia, considerando le statistiche europee, ben lontana dagli altri paesi come Francia, Olanda, Germania, Belgio e Gran Bretagna.
      Questo per dire che tutta l’enfasi sul razzismo montante in questo periodo, come l’emergenza sicurezza, è stata forse troppo gonfiata dai media.
      Continuo a ritenere che nonostante tutto gli italiani non siano tendenzialmente razzisti.


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