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 Home page > Attualità > Cultura > "Se no che gente saremmo", un libro di Gianfelice Facchetti

"Se no che gente saremmo", un libro di Gianfelice Facchetti

Vorrei partire dal titolo, "Se no che gente saremmo". Nella recensione al libro ho scritto che un titolo più "sensato" non poteva essere usato. In cinque parole la sintesi di un uomo che credeva negli insegnamenti. Lo hai scelto tu?

Lo abbiamo scelto insieme all’editor con cui c’era un’intesa perfetta. Mi sembrava giusto perché abbracciava tutta la nostra storia, partendo da mio padre e mia madre, fino ad arrivare a noi figli.

Giacinto Facchetti era un uomo che credeva nella sincerità delle persone. Una persona così sarebbe stata capace di indicare una strada nel calcio del futuro?
Facchetti credeva nella sincerità dei pochi di cui si fidava, pur conoscendo bene l’ambiente in cui aveva scelto di lavorare. Avrebbe continuato a fare cose buone anche nel calcio di oggi, così come ha sempre fatto in tutta la sua vita.

Il libro parla di un Facchetti molteplice: figlio, ragazzo, giovane, maturo, padre, malato. Nelle trasformazioni che una vita ti impone cosa è rimasto sempre uguale in tuo padre?
Lo stile, la maniera di affrontare ogni cosa facendo tutto il possibile per realizzare quello in cui credeva, giocando pulito.

Il figlio di "un" Facchetti emerge per dissonanze e in parte lo hai fatto con le tue scelte. Cosa pensava tuo padre quando stavi diventando quello che lui non si aspettava?


Semplicemente in alcuni momenti esprimeva le sue perplessità, indurendosi talvolta, riuscendo però sempre a mettere in discussione le sue stesse posizioni.

Parlare di sé è sempre un enigma risolvibile grazie a delle sponde letterarie. Quali sono stati i tuoi riferimenti per parlare di te e tuo padre?
La letteratura è vita, ma per parlare di me e mio padre la sostanza stava in ciò che abbiamo vissuto e condiviso. Talvolta una pagina di Arpino o di Bianciardi hanno rafforzato un ricordo personale, trasfigurandolo in un racconto o in una pagina. Tutto questo era un valore aggiunto e un incredibile dono.

Leggendo il libro a me sembrava pronto per una riduzione teatrale. Ci stai pensando?
Al momento no, lo racconto a voce alta quando presento il libro e per ora mi basta.

Una cosa meravigliosa della tua storia oggi è che lotti in tutti i modi per tenere vero il ricordo di tuo padre, riuscendo così a farlo conoscere meglio per chi poco lo ha vissuto e a farlo ricordare per coloro che lo conoscevano bene. Cosa vuol dire per te diventare il ricordo di tuo padre?
La memoria non ha bisogno di lotta, di leggerezza piuttosto. Va curata e custodita ma non servono forzature. Io vivo la mia vita e guardo al presente, tenendomi cari i ricordi, ma so bene che la memoria di Facchetti è in buone mani: quelle di coloro che l’hanno stimato per tutta una vita dentro e fuori dal campo.

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