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Se la politica non avesse perso il contatto con la realtà?

La politica, quella con la P maiuscola, è una cosa con cui tutti dobbiamo fare i conti, se non vogliamo condannarci alla irrilevanza, alla passività, e lasciare il campo libero alle oligarchie finanziarie, industriali, religiose, che la loro politica la fanno tutti i giorni con mezzi enormi e fondamentalmente vogliono che i rapporti tra sfruttatori e sfruttati rimangano quelli che sono.

La prima verità da gridare, manifesta oggi come mai prima, è che la maggior parte del popolo italiano, quella formata da lavoratori dipendenti, salariati e stipendiati, dai disoccupati, dai pensionati, non ha rappresentanza politica, come dimostra il fatto che il partito che li dovrebbe rappresentare, il PD, appoggia un governo che taglia le pensioni e smantella le tutele degli occupati.

Non è possibile che un partito che abusivamente si definisce di “sinistra” continui ad avere i voti di operai, disoccupati e pensionati, mentre l’unica strada da percorrere è quella in cui queste categorie sociali si organizzino in modo autonomo e facciano eleggere propri rappresentanti.

Lo stesso dicasi per i sindacati (eccetto la Fiom) che non rappresentano i lavoratori, ma gli interessi dei partiti politici e avallano i loro cedimenti e i loro inciuci, da abbandonare immediatamente per costituire il Sindacato Unico dei Lavoratori, autogestito dagli stessi, con regole nuove.

Se è vero che solo l’8% degli italiani ha fiducia nei partiti, l’unica strada percorribile è quella di abbandonare la casta, vecchia, sorda, chiusa nei Palazzi, e giocare la carta della autorganizzazione e dell’autogestione da parte delle classi subalterne, su cui si è abbattuta la ferocia padronale di Confindustria e dei suoi impiegati bocconiani.

L’obiettivo chiaro delle classi dominanti è avere oggi una classe lavoratrice intimidita, sottomessa, pronta ad accettare precarietà, licenziamenti, aumenti dei carichi di lavoro, meno stipendio, in nome di una globalizzazione che non dà scampo: o sei competitivo con i cinesi o sarai disoccupato.

Forse sarebbe il caso di ricordare che proprio la “globalizzazione” è all’origine della grave crisi in cui siamo: è un suo frutto avvelenato la speculazione finanziaria sui subprime e derivati venuta dagli USA che ha bloccato l’economia europea; in Italia è stato permesso a decine di migliaia di imprenditori di chiudere fabbriche e delocalizzare dove la manodopera costa di meno; sempre in Italia si è accettato che i capitali fuggissero all’estero ben sapendo che la nostra economia ne avrebbe risentito, non si è più investito nella ricerca ben sapendo che ciò significa veder emigrare i migliori cervelli avviandoci sicuramente sulla strada del declino.

E’ molto probabile che le panzane che il governo dei “professori” ci racconta su una manovra pensata per la “crescita” si rivelino tragicamente false e che la recessione, l’enorme debito pubblico, la fuga di imprese, capitali e cervelli, ci abbiano già condannato ad un declino inesorabile da cui non usciremo, almeno se continueremo a restare dentro la globalizzazione e le sue regole.

L’unica vera speranza, che riguarda anche il rinnovamento della politica e del sindacato, è quella di individuare una strada alternativa a quella attuale, che punti a creare nuova occupazione in settori innovativi e strategici, come quelli dell’autosufficienza energetica con le rinnovabili (fotovoltaico, eolico, idrogeno per autotrazione, risparmio energetico, biomasse, geotermico, ecc.) e dell’autosufficienza alimentare che significa spostare verso l’agricoltura milioni di addetti.

Naturalmente questi settori produttivi dovrebbero essere protetti da importazioni dall’estero, rivedendo proprio le regole del liberismo che ci ha portato a questa crisi.

Appare tragicomico che in questa situazione, in cui si sacrifica la vita quotidiana di lavoratori e pensionati, si mantengano impegni come quello di acquistare dagli USA 90 cacciabombardieri, si mantengano gli interventi militari nel mondo, si continui a non abolire le province, si mantenga il finanziamento pubblico ai partiti e all’editoria, si continui a pagare deputati, senatori, amministratori regionali con stipendi e vitalizi osceni, si continui ad avere rapporti economici con il Vaticano che riceve denaro pubblico in molte forme, si continui a supportare un’evasione fiscale indecente.

E’ proprio un fatto che la vecchia politica ha perso il contatto con la realtà.

 

 

 

 

Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.88) 24 marzo 2012 12:07

    mah... io direi invece che quella politica ha un ottimo contatto con la realtà che stiamo vivendo, che in quel contatto ci sta benissimo e ci vorrebbe restare a lungo.

    eppure non credo noi la si pensi davvero in modo opposto. Credo invece che per uscire da questa situazione ci voglia chiarezza e intelligenza: che cosa intendi quando scrivi "politica" ?

    La classe dei politici (perfettamente a suo agio in questa realtà) o le diverse idee politiche che ci propinano ? E, in questo secondo caso, possono davvero le idee perdere contatto con la realtà?

    non sono piuttosto i fabbricanti di idee che raccontano bugie a cui loro non credono? o che sposano idee (praticabili o meno) fabbricate da altri (che ci credevano) per svolgere il loro ruolo di ns "rappresentanti" ?

    E quando scrivi di realtà, a quale realtà ti riferisci? a quella dei media che ti spaccano le palle e il cervello con i delitti pseudoirrisolti o con il calcio e i talk shaw o a ciò che succede alla gente? o a ciò che si decide nei circoli di potere?

  • Di pv21 (---.---.---.118) 24 marzo 2012 19:42

    Ambasce ministeriali >

    Il ministro Fornero motiva la sua modifica dell’art.18 con il fatto che “comprende l’esigenza di aggiustare la manodopera nelle piccole imprese”.
    Vorrebbe altresì che le uscite di imprese dall’Italia “non fossero giustificate”.
    Visto che parte dal “presupposto” che “non tutti i datori di lavoro siano cattivi”, allora un licenziamento “economico”, anche non giustificato, va risolto comunque con un indennizzo.
    Tanto è convinta che “non sono stati calpestati diritti”.

    Stupisce la “disinvoltura” di certe asserzioni.
    Obiettivo prioritario di questa riforma doveva essere “contrastare” la inusitata moltiplicazione di forme di “precariato”. Fenomeno non riducibile al grado di “cattiveria” dei datori di lavoro.
    Per certo, una volta escluso il reintegro per i licenziamenti “economici”, il rapporto di lavoro a tempo indeterminato diventa di fatto “a scadenza”. Non solo.
    Nella prospettiva del solo indennizzo una qualsiasi “formulata” esigenza economica di “aggiustare” la manodopera si riduce a mero calcolo contabile.
    Con buona pace degli articoli 3 e 4 della Costituzione.

    Prima Fornero “ha pianto” nel caricare di “sacrifici” i pensionati vecchi e nuovi ed ora “si rammarica” perché la sua riforma “non è condivisa pienamente”.
    Di enunciati “paludati” e di verità “apparenti” trabocca un qualsiasi Dossier Arroganza

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