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Sciopero generale unitario del sindacalismo di base: i lavoratori hanno vinto

Anche se in ritardo, non possiamo non commentare quanto accaduto a Milano, all’assemblea dei delegati di una parte del sindacalismo di base, il 23 Settembre scorso: tutte le sigle del sindacalismo di base, dall’USB all’SGB, passando per il SI Cobas, si sono accordate per svolgere in un’unica data lo sciopero generale autunnale. Contro gli attacchi a salari e pensioni, contro il blocco dei contratti, per un aumento generale dei salari, contro la crisi e lo sfruttamento che affamano i lavoratori, infatti, non ci sono divisioni che tengano! I dirigenti e i rappresentanti dei sindacati conflittuali hanno messo da parte le divisioni e i settarismi che da anni impedivano la convocazione di un vero sciopero generale unitario e si sono lanciati corpo ed anima nella costruzione di questa data fondamentale: il 32 Ottobre, a Roma, una grande manifestazione operaia attraverserà la città che vorrebbero blindare, sfidando il governo e trascinando con sé studenti, disoccupati, precari…

Sì, avete letto bene: lo sciopero generale unitario del sindacalismo di base è stato indetto per il 32 Ottobre del 2017 (che purtroppo non è il 1917). Prima e dopo, per non farci mancare niente, le varie sigle hanno indetto, invece, degli scioperi separati: il 27 Ottobre uno, il 10 Novembre un altro. La decisione è stata presa perché, si è detto, i lavoratori non sono ancora preparati all’unità delle lotte: è necessario, quindi, fare uno sciopero di quasi tutte le sigle propedeutico al 32 Ottobre, e uno di qualche altra sigla dopo, per fare in modo che il ritorno alla solita frammentazione non sia troppo improvviso e non traumatizzi i lavoratori. Del resto, i livelli salariali, per quanto bassi, permettono ancora di perdere due giornate di stipendio nel giro di 15 giorni: la partecipazione a quello del 32, invece, verrà rimborsata dalla nuova Cassa di Resistenza intersindacale che le sigle tutte hanno appena costituito.

Ok, fine della farsa, abbiamo scherzato fin troppo e non c’è nulla su cui scherzare: a Carpiano (MI), un picchetto di lavoratori SDA organizzato dal SI Cobas è stato aggredito da crumiri e mazzieri armati di bastoni – e non è la prima volta – mentre i dirigenti della Filt CGIL si mettevano d’accordo coi padroni su come sbarazzarsi di questo impiccio. Da troppi anni, di fronte a lotte sempre più radicali e determinate, la risposta dei padroni e dei sindacati gialli loro amici si mostra per quella che è realmente, cioè violenta: la morte di Abd El Salam, investito da un camion, ce lo ricorda tutti i giorni. Lui, diversamente da quelli di Carpiano, era iscritto all’USB. Nel recente passato, a finire “impallinati” dai padroni o dai bonzi sindacali, sono stati lavoratori iscritti alla FIOM.



Ogni giorno abbiamo prove del fatto che le relazioni sindacali sono tornate all’800, tra cooptazione neocorporativa e violenza antioperaia, ma ci pare – spiace dirlo – che tanti grandi dirigenti di piccoli sindacati, accecati dal settarismo, siano più concentrati sull’aumento degli iscritti alla propria sigla che sull’avanzamento della lotta di classe e sulla resistenza. Qualcuno, leggendoci, potrà rimproverarci di voler fare di tutta l’erba un fascio, di non voler vedere che i torti sono da una parte e le ragioni dall’altra; perdonateci, ma come Rhett Butler, ce ne infischiamo, e come noi se ne infischiano migliaia di lavoratori, costretti anche quest’anno a partecipare al piccolo sciopero identitario della propria sigla piuttosto che ad un grande, vero sciopero generale.

Potremmo discettare a lungo su quanto accaduto, ma ci limitiamo a far notare che, mentre le dirigenze non sembrano capaci di intendersi, i lavoratori si intendono benissimo: l’USB della FCA di Melfi ha indetto un’ora di sciopero per turno in solidarietà ai lavoratori di Carpiano aggrediti. Se in questo mese ci fosse stato in azione un decimo della coscienza di classe mostrata da questi lavoratori, oggi staremmo scrivendo un altro articolo.

Noi, come al solito, parteciperemo ad entrambe le date; le sosterremo, perché sosteniamo le lotte; sciopereremo, una o due volte, a seconda di quanto ci permettono le nostre finanze e i rapporti di forza nel singolo luogo di lavoro; conteremo la percentuale di adesioni e saremo felici se sarà alta in entrambi i casi; ma, vi preghiamo, che nessuno parli di vittoria: il primo match dell’autunno l’abbiamo già perso.

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