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Scenari politici futuri

Lo spettacolo offerto dal centro sinistra negli ultimi tempi ricorda sempre più quello di un gruppo di corridori ciclistici che si appresta a disputare la volata finale di una gara. La campana ha suonato l’inizio dell’ultimo chilometro del governo Berlusconi (almeno di questo governo…) ed ecco che tutti i capitani delle squadre in corsa tentano di prendere la migliore posizione per il più proficuo risultato personale. Vendola tenta lo scatto in avanti a sorpresa ma viene subito ripreso, gli altri sgomitano, si tagliano reciprocamente la strada, sbandano a destra e sinistra, trattano con i corridori avversari. L’obiettivo non è di far vincere la Nazionale dell’Opposizione, anche chi è cosciente delle proprie scarse possibilità tenta comunque di raggiungere un piazzamento in grado di fargli guadagnare il premio gara pure se questo fa correre il rischio di consegnare la vittoria finale all’avversario.

Il maggior partito dell’opposizione, il Partito Democratico, vorrebbe la botte piena e la moglie ubriaca. Garantirsi i voti o la non ostilità dell’opposizione radicale e nel contempo essere libera di governare con i centristi e magari con Fini.

La Federazione della Sinistra di Ferrero non sa riproporre altro che la desistenza, Vendola vuole fare il generale con gli eserciti degli altri anzi con gli eserciti dei nemici (velleitarismo o disponibilità a rappresentare la foglia di fico del PD?), Di Pietro si propone di portare all’incasso, non solo in termini di voti ma soprattutto di potere politico personale, la credibilità e la popolarità acquisita con l’opposizione intransigente che ha svolto nei due anni e mezzo di legislatura, Grillo a sorpresa sposa la linea di chi chiede di rimandare le elezioni.

E’ triste che l’unico argomento di dibattito dell’opposizione, politici e commentatori, resti quello di come non far vincere Berlusconi e se a tal fine sia preferibile un governo di transizione per alcune riforme essenziali o elezioni subito. E’ la più straordinaria ammissione della propria pochezza e dell’assenza di una proposta credibile da presentare agli elettori, pur di fronte al fallimento ed alla vergogna del regime berlusconiano.

L’unica idea sensata è quella di Di Pietro di un accordo tra le forze di opposizione esterne al PD per costituire un polo alternativo e impedire l’inciucio al partito di D’Alema, ma anche qui non è chiaro se non ci si trovi semplicemente di fronte ad una mossa tattica per alzare il prezzo della propria alleanza e dei voti parlamentari che in questo momento sarebbero probabilmente indispensabili per la costituzione di un governo di transizione.

E’ evidente che non è possibile andare a votare con questa legge elettorale e con il monopolio berlusconiano dell’informazione televisiva (salvo spiegare come sia possibile in un anno fare una legge antitrust e realizzare concretamente, in termini di offerta informativa, un reale pluralismo televisivo).

E’ evidente che il progetto di rovesciare Berlusconi, perseguito lucidamente da un anno e mezzo (tutto cominciò con un articolo di Fare Futuro sulle veline in politica) ed ispirato dai poteri forti, non ha camminato sulle gambe di una forte e consapevole mobilitazione democratica.

E’ evidente che non avendo tra i suoi obiettivi quello di rendere più giusto e democratico il nostro Paese, tale progetto non prevede la presenza tra i piedi dei partiti il cui consenso è legato ai temi sociali, dell’ambiente, della pace, della legalità e dell’indipendenza della magistratura.

Anche se il fenomeno elettorale più significativo degli ultimi tempi è la sfiducia ed il rifiuto di tutta la classe politica espressa attraverso l’astensione, è evidente che la coppia Berlusconi Bossi, almeno sulla base delle percentuali di voto espresse alle ultime regionali, avrebbe ancora la possibilità di raggiungere la maggioranza relativa (e dunque la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera in base a quanto previsto dalla legge Calderoli).

E’ evidente che i rispettivi elettorati di riferimento impediscono di poter pensare ad una coalizione anti-berlusconiana con dentro sia il PD che Fini e che dunque la presentazione contemporanea di tre o quattro poli (la destra, il centro, il PD con o senza l’opposizione radicale) condannerebbe inevitabilmente il Parlamento (al Senato) all’ingovernabilità.

E’ evidente che l’unica soluzione razionale a tale impasse (riferita agli interessi di gran parte delle forze politiche ma che forse, almeno una volta, avrebbe anche il risultato positivo di garantire una la rappresentanza parlamentare più corrispondente alla realtà del Paese) sembra essere l’adozione di una legge elettorale proporzionale che permetterebbe a ciascuno di presentarsi alle elezioni da solo ed avere le mani libere per il dopo.

In realtà lo scenario di ingovernabilità che potrebbe essere determinato da elezioni svolte con la legge Calderoli potrebbe in fondo essere considerato un’opzione accettabile o addirittura desiderabile dalle oligarchie di potere rivali di Berlusconi. La lotta contro il lupo cattivo Berlusconi consentirebbe di ricompattare il centro sinistra, nascondendo le profonde divisioni al suo interno ed approfittando di quelle presenti nelle destre. Fino al giorno delle elezioni potrebbero venir fuori altri scandali ed altre intercettazioni utili a demolire ulteriormente il consenso di PDL e Lega. L’inevitabile situazione di ingovernabilità del dopo elezioni renderebbe comunque tutti liberi di dare attuazione ad ogni possibile disegno politico e di servire al meglio i propri sponsor.

Ciò che dovrebbe essere chiaro, sulla base almeno dell’esperienza degli ultimi venti anni, è che non sarà l’ingegneria costituzionale o le riforme elettorali a migliorare la nostra classe politica, a ripristinare la vita democratica dando finalmente attuazione alla Costituzione e nemmeno a garantire la governabilità ma che ciò può realizzarsi solo attraverso una piena presa di coscienza, una matura consapevolezza politica, il rifiuto di comportamenti non virtuosi, la partecipazione e la mobilitazione attiva da parte dei cittadini. 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.190) 11 agosto 2010 04:05
    Riflessioni in Libertà 
    di Gabriele Bariletti

    C’è molta confusione in giro, poca chiarezza e soprattutto a sinistra. Sembra che nel PD le varie anime, sempre presenti ma che, come il modello a membrana fluida delle cellule, continuamente in scomposizione e ricomposizione permette la permeabilità ai metaboliti e ai cataboliti, così lì dentro c’è un continuo entrare ed uscire di idee e rispettivamente di elaborazioni.

    Poche voci si sentono dire cose con un minimo di coerenza; alcuni tra i capi veri tacciono; altri parlano esprimendo paure, tentazioni, speranze. C’è però poca convinzione, poca voglia di promuovere davvero il cambiamento radicale, poco desiderio di offrire una solida sponda ai virtuosismi acrobatici che la sparutissima pattuglia della fronda Futurista è costretta a realizzare per non essere divorata e per poter produrre consistenti lesioni al corpaccio del mostro e solo a colpi di fioretto.

    Insomma sembrerebbe quasi che a molti - e mi riferisco prevalentemente al livello Parlamentare - lo stato di cose presente potrebbe anche andare bene; sembra quasi di avere difronte un popolo abituato da tempo a convivere con le febbri malariche, il quale, non solo per l’estrema amarezza del farmaco, ma proprio per non rischiare di perdere il vantaggio della cronicità con la quale ha ormai consuetudine, rifiuti addirittura di dare qualche furtiva leccata alle pastiglie di chinino.

    Parlare di bonifica del suolo? assurdo e contro natura! l’uso del DDT in funzione antianofele? no! si rischia il cancro! 

    Fuori di metafora, sembra quasi che in molti si siano assuefatti a campare con il nemico: almeno questo Berlusconismo lo si conosce. Questo spiegherebbe lo scarso entusiasmo nel denunciare la aggressione che Fini sta subendo e che, colpendo Fini si prefigge, parole di Berlusconi, di far "tornare i fuggiaschi all’ovile".

    Quello che è vero per il PD sembra diventar vero addirittura per la Lega. Chi se non la Lega dovrebbe oggi temere la chiamata alle urne? Se la Lega avesse realmente interesse alla realizzazione del federalismo, dovrebbe cercare anche belzebù con cui allearsi, al fine di scongiurare il voto prima di aver posto all’incasso l’agognata meta.

    Però, se il federalismo è la ragione sociale della Lega, una volta ottenuto quello, finirebbe la ragione di esistere della Lega stessa. E, se non vedo male, con un giro d’orizzonte nei territori Lumbard, vedo pochi Cincinnato chini alle opere campestri: quelle che dovrebbero essere il "buen retiro" o il riposo del guerriero che ha ottenuto la sua vittoria.

    Anche la Lega invece è diventata come quella meraviglia della fisica che è l’effetto giroscopico per cui viaggiano su due sole ruote i ciclisti sulle loro biciclette. Ad una sola condizione: che le ruote girino. Allora il paradosso è che, non tanto è importante il raggiungere la meta quanto piuttosto il viaggiare in sé. Come dire, finché il federalismo rimane come l’arcobaleno, che, per quanto lo si insegua non lo si raggiunge, allora pedalare resta l’imperativo categorico.

    Se poi a permettere l’effetto giroscopico e così il sollazzo del viaggio verso l’irraggiungibile, fosse il popolo bove che, assiso sulla sella anteriore del tandem, pedala anche per chi - l’apparato - seduto di dietro non ha nemmeno l’incombenza di tenere il manubrio oltre a stare con i piedi ben distanti dai pedali, poco male: anche Mussolini disse "necessario è vincere, più necessario ancora è combattere"

    Di poi cosa sarà mai di così auspicabile codesto federalismo se non lo spunto per l’eterno divenire? anche qui lo stesso male dei popoli malarici consueti alle febbri intermittenti. E se poi il federalismo all’italiana, l’unico caso al mondo e nella storia di una nazione faticosamente sganciatasi dal divide et impera dei propri nemici e sanguinosamente riunitasi che decida di dividersi di nuovo onde moltiplicare le spese e ridurre gli effetti sintetici da massa critica, se poi questo federalismo dovesse essere davvero un disastro (ci sarà pur un motivo per il quale nessuno al mondo lo ha mai desiderato così, devono essersi chiesti i seguaci di Alberto da Giussano) ? allora tiriamo a campare.

    E come si fa?

    innanzitutto concordando con l’andata al voto il prima possibile, ma solo dopo che qualche mascalzone abbia così bene indebolito l’unico rischio di cambiamento sulla piazza in modo che non possa nuocere più di tanto.

    Sembra quasi che Fini possa essere rappresentato dall’esercito tedesco asserragliato sulle pendici di Montecassino; la Lega e Berlusconi sono le truppe di terra degli alleati e il lavoro sporco sia affidato al bombardamento dall’aria della abbazia. Il terrorista alato è fuor di metafora la cosiddetta "stampa della famiglia berlusconi" e l’abbazia rappresenta la casa monegasca.

    Quella volta però, all’inizio del 1944, qualcuno fece male i suoi conti: gli aviatori volarono e deposero il loro carico di infami bombe sopra le consacrate mura, ma la Wehrmacht resse all’attacco, anzi lo usò per acquartierarsi in una imprendibile fortezza dentro le rovine dell’abbazia, e per superare Montecassino la lotto durò ancora 3 mesi, dando tempo ai tedeschi di organizzare una seconda linea di resistenza arretrata e più dura di quella.

    Magari anche ’sta volta i calcoli potrebbero rivelarsi errati. E per finire la metafora va riconosciuta alla sensibilità di Kesselring la messa al riparo dei tesori di arte e cultura che la basilica ospitava: fosse stato per i bombardieri terroristici, costoro avrebbero gioito anche sul rogo dei manoscritti ospitanti gran parte della cultura d’occidente.

    Così sotto il bombardamento mediatico, se pochi volenterosi non agiscono per salvare il salvabile, sotto i colpi di maglio a perire sarebbero Verità, Legalità, Democrazia. Siamo noi Futuristi di base come quei sodati tedeschi che rischiarono la vita per salvare il tesoro della cultura europea, e noi l’altrettanto prezioso tesoro della civiltà giuridica.

    Ma come quelli anche noi siamo lasciati soli: additati come brutti, sporchi e cattivi, come i combattetti alemanni di Montecassino.

    Stiano però attenti gli imbelli di oggi, coloro che ci lasciano soli sotto il fuoco di fila degli alleati (PdL e Lega) e dei terroristi (la stampa di famiglia): ritiratisi i tedeschi da quei territori così ardentemente difesi, arrivarono i liberatori... e avevano l’aspetto, la verve, la cultura e la voglia di fare tabula rasa dell’esercito francese. In quella occasione i "marocchinati" si contarono a migliaia.

    Un po acido il retrogusto della libertà, no?

    Ma quando ci si affida ai delinquenti per avversare gli apparenti nemici, cosa altro ci si deve aspettare da costoro?

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