Riflessioni in Libertà
di Gabriele Bariletti
C’è molta confusione in giro, poca chiarezza e soprattutto a sinistra. Sembra che nel PD le varie anime, sempre presenti ma che, come il modello a membrana fluida delle cellule, continuamente in scomposizione e ricomposizione permette la permeabilità ai metaboliti e ai cataboliti, così lì dentro c’è un continuo entrare ed uscire di idee e rispettivamente di elaborazioni.
Poche voci si sentono dire cose con un minimo di coerenza; alcuni tra i capi veri tacciono; altri parlano esprimendo paure, tentazioni, speranze. C’è però poca convinzione, poca voglia di promuovere davvero il cambiamento radicale, poco desiderio di offrire una solida sponda ai virtuosismi acrobatici che la sparutissima pattuglia della fronda Futurista è costretta a realizzare per non essere divorata e per poter produrre consistenti lesioni al corpaccio del mostro e solo a colpi di fioretto.
Insomma sembrerebbe quasi che a molti - e mi riferisco prevalentemente al livello Parlamentare - lo stato di cose presente potrebbe anche andare bene; sembra quasi di avere difronte un popolo abituato da tempo a convivere con le febbri malariche, il quale, non solo per l’estrema amarezza del farmaco, ma proprio per non rischiare di perdere il vantaggio della cronicità con la quale ha ormai consuetudine, rifiuti addirittura di dare qualche furtiva leccata alle pastiglie di chinino.
Parlare di bonifica del suolo? assurdo e contro natura! l’uso del DDT in funzione antianofele? no! si rischia il cancro!
Fuori di metafora, sembra quasi che in molti si siano assuefatti a campare con il nemico: almeno questo Berlusconismo lo si conosce. Questo spiegherebbe lo scarso entusiasmo nel denunciare la aggressione che Fini sta subendo e che, colpendo Fini si prefigge, parole di Berlusconi, di far "tornare i fuggiaschi all’ovile".
Quello che è vero per il PD sembra diventar vero addirittura per la Lega. Chi se non la Lega dovrebbe oggi temere la chiamata alle urne? Se la Lega avesse realmente interesse alla realizzazione del federalismo, dovrebbe cercare anche belzebù con cui allearsi, al fine di scongiurare il voto prima di aver posto all’incasso l’agognata meta.
Però, se il federalismo è la ragione sociale della Lega, una volta ottenuto quello, finirebbe la ragione di esistere della Lega stessa. E, se non vedo male, con un giro d’orizzonte nei territori Lumbard, vedo pochi Cincinnato chini alle opere campestri: quelle che dovrebbero essere il "buen retiro" o il riposo del guerriero che ha ottenuto la sua vittoria.
Anche la Lega invece è diventata come quella meraviglia della fisica che è l’effetto giroscopico per cui viaggiano su due sole ruote i ciclisti sulle loro biciclette. Ad una sola condizione: che le ruote girino. Allora il paradosso è che, non tanto è importante il raggiungere la meta quanto piuttosto il viaggiare in sé. Come dire, finché il federalismo rimane come l’arcobaleno, che, per quanto lo si insegua non lo si raggiunge, allora pedalare resta l’imperativo categorico.
Se poi a permettere l’effetto giroscopico e così il sollazzo del viaggio verso l’irraggiungibile, fosse il popolo bove che, assiso sulla sella anteriore del tandem, pedala anche per chi - l’apparato - seduto di dietro non ha nemmeno l’incombenza di tenere il manubrio oltre a stare con i piedi ben distanti dai pedali, poco male: anche Mussolini disse "necessario è vincere, più necessario ancora è combattere"
Di poi cosa sarà mai di così auspicabile codesto federalismo se non lo spunto per l’eterno divenire? anche qui lo stesso male dei popoli malarici consueti alle febbri intermittenti. E se poi il federalismo all’italiana, l’unico caso al mondo e nella storia di una nazione faticosamente sganciatasi dal divide et impera dei propri nemici e sanguinosamente riunitasi che decida di dividersi di nuovo onde moltiplicare le spese e ridurre gli effetti sintetici da massa critica, se poi questo federalismo dovesse essere davvero un disastro (ci sarà pur un motivo per il quale nessuno al mondo lo ha mai desiderato così, devono essersi chiesti i seguaci di Alberto da Giussano) ? allora tiriamo a campare.
E come si fa?
innanzitutto concordando con l’andata al voto il prima possibile, ma solo dopo che qualche mascalzone abbia così bene indebolito l’unico rischio di cambiamento sulla piazza in modo che non possa nuocere più di tanto.
Sembra quasi che Fini possa essere rappresentato dall’esercito tedesco asserragliato sulle pendici di Montecassino; la Lega e Berlusconi sono le truppe di terra degli alleati e il lavoro sporco sia affidato al bombardamento dall’aria della abbazia. Il terrorista alato è fuor di metafora la cosiddetta "stampa della famiglia berlusconi" e l’abbazia rappresenta la casa monegasca.
Quella volta però, all’inizio del 1944, qualcuno fece male i suoi conti: gli aviatori volarono e deposero il loro carico di infami bombe sopra le consacrate mura, ma la Wehrmacht resse all’attacco, anzi lo usò per acquartierarsi in una imprendibile fortezza dentro le rovine dell’abbazia, e per superare Montecassino la lotto durò ancora 3 mesi, dando tempo ai tedeschi di organizzare una seconda linea di resistenza arretrata e più dura di quella.
Magari anche ’sta volta i calcoli potrebbero rivelarsi errati. E per finire la metafora va riconosciuta alla sensibilità di Kesselring la messa al riparo dei tesori di arte e cultura che la basilica ospitava: fosse stato per i bombardieri terroristici, costoro avrebbero gioito anche sul rogo dei manoscritti ospitanti gran parte della cultura d’occidente.
Così sotto il bombardamento mediatico, se pochi volenterosi non agiscono per salvare il salvabile, sotto i colpi di maglio a perire sarebbero Verità, Legalità, Democrazia. Siamo noi Futuristi di base come quei sodati tedeschi che rischiarono la vita per salvare il tesoro della cultura europea, e noi l’altrettanto prezioso tesoro della civiltà giuridica.
Ma come quelli anche noi siamo lasciati soli: additati come brutti, sporchi e cattivi, come i combattetti alemanni di Montecassino.
Stiano però attenti gli imbelli di oggi, coloro che ci lasciano soli sotto il fuoco di fila degli alleati (PdL e Lega) e dei terroristi (la stampa di famiglia): ritiratisi i tedeschi da quei territori così ardentemente difesi, arrivarono i liberatori... e avevano l’aspetto, la verve, la cultura e la voglia di fare tabula rasa dell’esercito francese. In quella occasione i "marocchinati" si contarono a migliaia.
Un po acido il retrogusto della libertà, no?
Ma quando ci si affida ai delinquenti per avversare gli apparenti nemici, cosa altro ci si deve aspettare da costoro?