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Sassari omaggia Vittorio Bachelet

Un convegno a Sassari ha celebrato lo stile del giurista a trenta anni dalla sua scomparsa. "Trasformare un nemico in amico", la sfida positiva lanciata dal figlio Giovanni.

"... Una vita che si combatte con la pazienza di persuadere. La nostra sfida è persuadere, cercando di conquistare la simpatia degli altri e trasformare un nemico in un amico..."

Conclusioni importanti per un impegno diverso. E’ il messaggio forte e chiaro con il quale Giovanni Bachelet chiude l’incontro dibattito, dedicato al padre Vittorio, tenutosi a Sassari, venerdì 11 giugno trenta anni dopo l’attentato terroristico perpetuato dalle B.R.

Il convegno, organizzato dai G.I.P.S., con il patrocinio della Fondazione Banco di Sardegna, propone le figure chiave della politica democratica italiana del secolo scorso, riferita ai padri e custodi della Carta Costituzionale d’ispirazione cattolica.

Insieme al fisico, docente ordinario alla Sapienza di Roma e dallo scorso aprile 2008, parlamentare PD alla Camera dei Deputati, sono intervenuti: Maria Graziano, vice presidente nazionale di Azione Cattolica Italiana e Mario Almerighi, attuale presidente della IX sezione penale di Roma (Tribunale di Civitavecchia), già membro sin dal 1976 del C.S.M. e fondatore di una nuova corrente di magistrati nel 1988 con Giovanni Falcone.

E’ lo stesso magistrato sardo, presidente per sole 48 ore dell’Associazione Nazionale Magistrati nel 1988, il primo dei relatori, introdotto dal moderatore, l’avvocato Antonio Pinna Vistoso, amico e collaboratore di Vittorio Bachelet.

Almerighi nel suo intervento non nasconde una sincera emozione, ricordando il maestro e accomunandolo all’altra "stella polare" della sua vita, il presidente della repubblica Sandro Pertini, "..due figure determinanti nell’indirizzamento della mia vita.."

Un forte riconoscimento, quello di Almerighi per il compianto presidente partigiano, epresso nell’attuale presidenza della Fondazione Sandro Pertini, istituita a Firenze il 23 settembre 2002, su iniziativa della moglie del Presidente, signora Carla Voltolina.

Una cultura capace di coniugare la legalità con l’etica, ponendo al centro la questione morale. E’ l’essenza della lettura di Bachelet nelle parole del fraterno amico. "..Ci chiamavano i pretori d’assalto.." (il riferimento è ai famosi processi dei petrolieri italiani a Genova negli anni ’70 durante la crisi petrolifera) – ricorda Almerighi. "...Nei primi anni al C.S.M. non capivo nulla del linguaggio politichese, ma profittando dello speciale rapporto con Vittorio, noi giovani eravamo messi a nostro agio. Vittorio ci ascoltava tutti per lunghe ore, senza interromperci. Con atteggiamento paterno, cercava in ciascuno di noi i "pezzetti di verità". Le soluzioni di Bachelet – continua il giurista sardo – venivano accolte all’unanimità. Fu grande mediatore nel cogliere l’essenzialità, conducendole a sintesi e mettendo sempre tutti d’accordo..." E guardando ai giorni nostri la proiezione di Bachelet, secondo Almerighi, non potrebbe che volgere in positivo, nonostante tutto. "...Vittorio oggi ci direbbe di resistere alle tentazioni di chiusura, private e nazionalistiche, alle diffidenze per le etnie e citando Mario Agnes, lo ricorda ancora come il "profeta della speranza".

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Le conlusioni di Giovanni Bachelet.

Il Bachelet cattolico e confessionale è stato proposto con entusiasmante stima dall’unica relatrice (la più giovane fra gli invitati) a non averlo conosciuto personalmente. Maria Graziano ha evocato il suo "stile di famiglia" e la capacità di comunicare cose complicate con il linguaggio della mitezza.

In più passaggi è emerso il ruolo determinate di Papa Paolo VI che nel giugno 1964, indicò nell’appena trentottenne Bachelet, il nuovo presidente dell’Azione Cattolica.

Una vera svolta nel processo di corresponsabilità laicale in seno agli organismi pastorali della Chiesa, sino alla conduzione collegiale delle parrocchie che è ricordato come la nota "scelta religiosa" di Bachelet. Un esempio che anima la vita di tutti i giorni in "un riandare alle sorgenti così da riscoprire le radici più profonde della vita cristiana" come ne scrisse di lui il Cardinal Carlo Maria Martini.

Proprio sul valore dell’esempio, espresso nella famiglia, nella quotidianità dei gesti, ha concluso il figlio Giovanni. Citando l’evangelista Luca sul "sale della terra", ha ricordato gli ultimi cambiamenti epocali, susseguitisi nell’ultimo trentennio, rispetto ai quali, le riforme ecclesiastiche avviate dagli straordinari moti conciliari del Vaticano II, non hanno tenuto il passo. Richiamandosi ancora all’esperienza privata e familiare, Giovanni Bachelet ha colto nel sorriso e nell’empatia paterni, strumenti validi da unire alla formazione dei figli, a quel clima nuovo per poter riprendere il dialogo. Antitesi e rifiuto di un bipolarismo etico, costituzionale che approda in esasperate contrapposizioni senza alcuna condivisione.

Pazienza e persuasione: armi della democrazia, talvolta soppresse proprio per la loro sorprendente forza di cambiamento.

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