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Rosi Mauro fuori dalla Lega. Ha vinto Maroni

Vince Maroni: Belsito, ma soprattutto la Mauro, sono fuori dalla Lega. Alla fine di un processo interno, la scopa di Bobo contro gli artigli di Rosi. A giugno il congresso deciderà chi sarà il segretario.

L’esito, per niente scontato, di un consiglio federale dei lunghi coltelli, in via Bellerio nella sede della Lega. Rosi, la terrona pugliese, come l’ha chiamata Maroni a Bergamo, arriva a sorpresa alle 16.15, mezz’ora dopo Bossi e un’ora dopo l’ex ministro degli Interni. Sull’auto blu c’è anche il capo scorta, Pierangelo Moscagiuro, Pier Mosca, il poliziotto-cantante di culi nudi e dello scandalo più scandalo di questa storiaccia: la macchia rosa nel verde padano. Escono dalla macchina e lei entra a piedi davanti alle telecamere rinunciando di infilarsi nella porta carraia. O è faccia tosta o è il segnale che la Mauro va a testa alta e non si nasconde. Sembrerebbe piuttosto la seconda. Da dentro il palazzone filtra la voce che Rosi, fedele al nome della pasionaria, lotta come una leonessa.

La partita di oggi è un passaggio fondamentale per capire i nuovi rapporti di forza dentro la Lega. Il Rubicone di Maroni – l’altra sera a Bergamo Bobo si era esposto molto, «la Mauro la dimettiamo noi» -, ora qualsiasi cosa fosse arrivata meno dell’espulsione, fosse stata anche una lunga sospensione o un’umiliazione pubblica in consiglio, sarebbe stato uno smacco per il barbaro sognante: una tacca alla sua leadership in pectore. Bossi tentennava, nessun dubbio sulla cacciata di Belsito che pure è fuori, ma il Senatùr è legatissimo alla Mauro. Si sarebbe accontentato forse di una soluzione più morbida e meno definitiva. E il suo voto non è come gli altri componenti del federale.

Con chi sta il partito si capisce dal vecchio leghista Bruno Caparini – l’ospite delle vacanze bossiane di Ponte di Legno – ma anche l’hombre verticàl che Maroni voleva al posto di Belsito per fare pulizia dentro i conti. La pancia leghista chiede medicine amare e stavolta non si possono fare prigionieri: «Non c’è nessuna faida, anzi mi dispiace che si pensi così. Purtroppo siamo obbligati a fare delle cose, magari anche sgradite, ma dobbiamo farlo per i militanti. Ce lo chiedono».

Marco Reguzzoni, passato in poche settimane da enfant prodige del “cerchio magico” a capogruppo trombato e ora obiettivo dei maroniani, arriva a piedi. La prende alla lontana parlando della proposta di un telefono amico per gli imprenditori in difficoltà: una mano d’aiuto contro tentazioni suicide, neanche a farlo apposta. E’ l’ora delle purghe, anche se voi dite di no non c’è una faida. Non si sente un po’ nel mirino? «Assolutamente no – neanche dopo che Maroni dal palco di Bergamo ha parlato proprio di lei? – Ha parlato di un fatto del 1995, credo sia superato, per me lo è sicuramente, ma sono convinto che lo è anche per lui».

Alle 19,30 circa arriva la sentenza: Rosi Mauro non è più nella Lega, congresso per l’elezione del segretario fissato per il 30 giugno. Altro successo di Maroni: Bobo ha vinto la prima tappa e punta ad arrivare in testa anche questa estate.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.8) 13 aprile 2012 16:11

    Sì è veramente molto etica la cosa ..lasciando fuori dall’espulsione chi è stato trovato con le mani dentro la marmellata : Calderoli, Manuela Marrone, Renzo il Trota e Bossi padre del trota. Direi che sono stati messi alla porta chi non era daccordo con l’insediamento di Maroni ! 

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