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Regole per le primarie del Pd: il bello della diretta

La parola che gira di più da un paio di giorni in internet è “regole”. Bella parola, se presa da sola. Peccato però che sia associata ad altre due parole molto meno belle - o almeno è questo quel che si dice in rete: “primarie” e “Pd”.

Personalmente credo che tutte e tre, messe insieme, formino una frase che ognuno deve scoprire o riscoprire perché meravigliosa: regole per le primarie del Pd. Ora, la differenza di ciò che si dice e ciò che si pensa – spesso male in entrambi i casi eh, intendiamoci – sta nel concetto stesso di regolare un qualcosa che nasce approssimativamente senza regole forzate in quanto base principale di un’apertura profonda verso gli elettori.

Le primarie in Italia nascono quando nasce il Pd, ma sono diventate cogli anni il paradigma assoluto di un modo diverso – qualcuno lo chiama addirittura “nuovo” – di fare politica, in quanto si interagisce direttamente con l’elettore dando proprio a chi vota la possibilità di scegliersi il candidato. Per far ciò è necessario che ci siano almeno tre condizioni inoppugnabili: 1) la lealtà del candidato; 2) la lealtà dell’elettore; 3) la lealtà dell’organizzazione.

La lealtà del candidato, a come la vedo io, dovrebbe essere già acquisita. Trattandosi di primarie di coalizione – parliamo sempre di primarie di centro-sinistra – chiunque si candidi dovrebbe sottostare ad un principio talmente ovvio che non andrebbe nemmeno discusso (anche se il caso Palermo brucia ancora): il pieno appoggio a chi vince le primarie. Poi, ovviamente, ognuno è libero di fare come gli pare, ma l’appoggio ad un progetto comune non è roba da buttare, se perdi.

Per quanto riguarda la lealtà dell’elettore, credo si stia facendo una gran confusione tra chi vogliamo che voti e chi vorremmo che voti. In tutte le Democrazie del mondo le elezioni si vincono soprattutto togliendo voti all’avversario. Per farlo è necessario che il candidato sia ben disposto verso gli indecisi e i delusi dell’altra coalizione. Se il candidato riesce a centrare questo piccolo, ma decisivo obiettivo, state pur certi che sarà già un passo avanti agli altri. Questa apertura verso coloro che non sono prettamente schierati, non significa in nessun modo che il candidato stia dall’altra parte della barricata, anzi sta dimostrando – e dato che si tratta di elezioni nazionali è assolutamente così – di vedere oltre il muro dell’appartenenza politica parlando a tutti gli italiani.

Chi organizza le primarie – anche se di coalizione e non (solo) del Pd – deve dimostrare di riuscire a portare a casa il compitino. Ci si riesce non ostacolando in nessun modo la semplicità dello svolgimento delle operazioni, e di saper scrivere delle regole che non siano a favore di uno dei candidati. Se capita anche una sola di queste condizioni, il rischio minimo è di falsare le primarie e perdere la credibilità. Dato che queste non saranno le ultime primarie che il Pd organizzerà - almeno me lo auguro - penso che il modo più semplice per non commettere errori di cui pentirsi subito dopo, è lasciare che tutto si svolga in modo più naturale possibile. Quando sabato prossimo l’assemblea nazionale del Pd si riunirà per approvare le regole per le primarie, vorrei che – oltre alla deroga allo Statuto chiesta da Bersani in cui si stabilisce che il segretario non è l’unico candidato del Pd – non si ostacolasse nessuna candidatura esterna alla segreteria con paletti discutibili come l’istituzione di un albo su cui registrare i dati degli elettori prima del voto in un luogo diverso e lontano dal seggio (anche se reputo corretto avere un albo privato di chi vota, ma all’interno del seggio), far votare solo gli iscritti o il dimostrato sostenitore di lungo corso, introdurre il doppio turno e così via.

Nel caso invece si scegliesse la strada di regole altamente riduttive, sarebbe non soltanto lo sfascio di un’assemblea correntizia, ma il decadimento di un partito che negli anni ha ben sopperito alle lacune del centro-destra. Se succedesse questo, sarebbe un vero e proprio suicidio politico perché restringerebbe di molto il campo dei futuri elettori alle politiche del 2013.

Se veramente il Pd vuole dimostrare di essere migliore degli altri, la prova di forza è quella di cambiare la regola per consentire la candidatura di Renzi, Puppato e tutti gli altri e quindi aprire realmente le primarie. Al contrario, l’irrigidimento delle regole rappresenterebbe invece una (brutta) prova di debolezza che Bersani non può (e non deve) permettersi.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.127) 5 ottobre 2012 21:19

    ........poi, ognuno è libero di fare quello che gli pare...., io già cerco un partito socialdemocratico, che non c’è; abbiamo questo casino ex comunista (mi tocca vivere nel ricordo di Berlinguer) e cattolico. ROBBA fuori di testa giusto per provare a vincere, SEL aiuta sicuramete (scusa, io lo spero) e invece no!! adesso mi salta fuori il Renzi che non si presenta al Congresso del SUO partito, macchè, Lui vuole fare il Candidato Presidente del Consiglio, possibilmente con voti del Berlusca, mica parlare di POLITICA, nooohhhh!!.riparliamo di ottimismo, immagine, bellezza. Ma è mai possiile che in Italia non si possa mai fare quella cosa normale che si chiama differenza ideologica (ideologia non è una brutta parola), candidati, persone che si mettono al SERVIZIO del Paese, ben pagate per questo, ma oneste prima, durante e dopo,che ci si candidi parlando/esponendo/proponendo soluzioni sui problemi del Paese????? nooohhh!! è banale noi siamo tutti Statisti, grande Politica mica ci abbassiamo alla bazzecola del Debito/Lavoro/Spreco ecc.ecc. Se vince Renzi comunque sono contento; questo obbrobrio di Partito si spacca, SEL farà liberamente quello che gli pare, il Berlusca rivince le elezioni e il Popu/Qualunquista Renzi sarà il GRANDE Rottamatore. E Veltroni? andrà in Africa, ma anche no!!! speriamo di no, io voglio bene agli Africani, hanno già patito abbastanza. Buon lavoro,

    Enzo

  • Di (---.---.---.147) 5 ottobre 2012 22:42

    Misture >

    La coalizione di governo è una formula che trae significato dalla legge elettorale. Se non è nota la legge elettorale non ha senso indire le primarie di coalizione.
    Parimenti le primarie di area (di centro-destra, centro-sinistra, ecc.) sono il prodotto condiviso di regole decise da forze politiche mosse da comuni obiettivi. Senza la formalizzazione di una piattaforma “federativa” non ha senso indire dette primarie.

    Altra cosa sono le primarie di partito, strumento di democrazia interna.
    Le strutture territoriali di un partito raccolgono la voce del cittadino-elettore. Nascono così quelle indicazioni che diventano temi/proposte di confronto nei momenti assembleari.
    Analogamente per valorizzare l’esito delle primarie di partito più del ballottaggio serve adottare un percorso di graduale e progressiva convergenza verso la scelta del “team guida”.
    Non si deve adombrare la sensazione di una gara “ad excludendum” destinata a mortificare il senso di “appartenenza” ad uno stesso partito.

    Ciascun tipo di consultazione risponde a criteri precipui.
    Approntare strane misture rappresenta una perdita del valore e significato di Parola e Merito

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