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Roma: il diritto di distrarsi, il dovere di rispondere

E’ un dovere di quanti pensano al futuro di questo Paese, invece, realizzare che sabato qualcosa di potente e triste ha animato gli spiriti di una buona fetta delle generazioni che domani avranno le sorti di questa terra.

Ed eccoci qui, nuovamente indignati a discutere del senso di una violenza di piazza.

Oggi, ancora una volta. 

Maree di benpensanti alzano la testa, colgono l’occasione per dire la propria. Frantumano il silenzio in cui per anni sono stati avvolti gracchiando in coro una condanna che, indispensabile, fornisce l’alibi per non riflettere sui temi di una manifestazione partecipata e sentita da svariate centinaia di migliaia di manifestanti.

Sarebbe ridondante, anche in questa occasione, condannare le violenze. Risultano agli occhi di tutti come un comportamento ingiustificabile, un reato e un’idiozia politica che allontana oggi, non solo quelle centinaia di facinorosi, ma un’intera generazione dall’accendere i riflettori sulla propria condizione.

Bene così, dunque. Porro, nella trasmissione che co-conduce su La7, quasi non ci stava nei panni. Non parliamo poi di Minzolini, estasiato per poter tacciare con nuovo e appassionato sdegno questi nullafacenti che popolano le piazze dimostrando contro il suo governo preferito.

Per carità, lungi da noi assurgerci a giudici della giornata. Il bilancio è soggettivo, ed è legittimo che ciascuno si costruisca un’opinione in merito.

Ma è anche giusto rendere onore a quelle centinaia di migliaia di ragazzi che ieri, anche per i diritti del figlio di Porro e di Minzolini, sono scesi in piazza a dire: “Noi questa crisi non intendiamo pagarla”.

Ho rivisto in quel corteo i colori della bandiera della pace, che una volta accomunava centinaia di balconi italiani; ho rivisto una generazione partecipare alla politica, dopo averla osservata con sdegno e snobbata per questo o quel reality show; ho rivisto famiglie, anziani, portatori di handicap, padri con figli urlare in coro che per anni ogni urgenza sociale, inq uesto Paese, ha gravato sempre e solo sui propri redditi. E ora? E ora basta, non vogliono più sia così.

E’ dato a questo Governo, a questo popolo, scegliere di ascoltare le violenze e distrarsi dal contenuto della manifestazione di sabato. E’ un diritto inalienabile dell’uomo ignorare quanto di importante ha rappresentato una giornata di mobilitazione internazionale coordinata dalla rete, trasversale, senza leader.

E’ però un dovere di quanti pensano al futuro di questo Paese, invece, realizzare che sabato qualcosa di potente e triste ha animato gli spiriti di una buona fetta delle generazioni che domani avranno le sorti di questa terra.

Ed è un loro dovere concentrarsi su questo. E cambiare le cose.

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