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Rocco Di Rella

Laureato in Economia – Animato da passione civile – Attento a cogliere lo sviluppo storico degli eventi – Allergico alla militanza politica

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  • Primo articolo martedì 01 Gennaio 2009
  • Moderatore da venerdì 08 Agosto 2009
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Ultimi commenti

  • Di Rocco Di Rella (---.---.---.109) 31 ottobre 2018 09:33
    Rocco Di Rella

    Mi mancava l’apologia dei dialetti. Non l’ho sentita fare da nessuno prima di lei. E’ il pensiero originario ed autentico dei Costituenti che concepisce le regioni come enti di programmazione. Sono diventate enti di gestione, perché bisognava dare mance di sottogoverno al PCI negli anni settanta. E il federalismo è solo uno slogan, una parola vuota! Il federalista Carlo Cattaneo lasciamolo lì dov’è sepolto, a Lugano, in Svizzera! 

  • Di Rocco Di Rella (---.---.---.104) 30 ottobre 2018 22:30
    Rocco Di Rella

    Alcune telegrafiche risposte: 1) quello veneto è un dialetto che non figura tra le 12 minoranze linguistiche tutelate dalla legge 482/99; la maggioranza dei linguisti non dà al dialetto veneto la dignità di lingua; 2) le regioni dovrebbero essere enti di programmazione e di indirizzo; sono invece diventati enti di gestione; le regioni, che oggi sono comunque troppe e il cui numero va almeno dimezzato, dovrebbero elaborare piani e programmi, delegando le funzioni amministrative di attuazione ai Comuni, che dovrebbero svolgerle singolarmente, se sono in grado di farlo, o in forma associata; 3) altro compito delle regioni dovrebbe essere l’individuazione degli ambiti territoriali ottimali entro cui dovrebbero essere svolte le diverse funzioni amministrative dei Comuni, ossia la definizione del bacino di popolazione ottimale per la fornitura dei servizi da parte dei Comuni (es. per ottimizzare la raccolta dei rifiuti vanno servizi almeno 100.000, un ospedale di primo livello deve servire almeno 150.000 abitanti, ecc.); definiti gli ambiti territoriali ottimali, si procede poi alla costituzione degli appositi consorzi intercomunali per l’offerta dei diversi servizi; 4) una simile idea di autonomia non parte quindi dalle burocrazie regionali che prendono il posto di quelle statali, ma dalle comunità naturali, i Comuni, che tanto hanno significato, ben più delle regioni, nella Storia d’Italia; 5) chiamare in causa la gestione della pubblica istruzione in Alto Adige e anche Val d’Aosta non ha molto senso, perché lì ci sono vere minoranze linguistiche; diverso è il discorso del Trentino che De Gasperi fece agganciare al treno altoatesino per spuntare privilegi per la sua terra di origine; 6) niente e nessuno hanno mai dimostrato che quella regionale sia la dimensione ideale per la fornitura del servizio sanitario; dalle centralizzazioni degli acquisti di beni, della gestione dei concorsi, della regolamentazione dei convenzionamenti e degli appalti per la costruzione di nuovi ospedali possono derivare economie di scala molto superiori a quelle ipotizzate dai leghisti con l’impiego dei mitici costi standard con cui si riempiono la bocca da oltre trent’anni; 7) non ho mai capito perché, in materia di servizi sanitari, le regioni debbano gestirne sia l’offerta, con gli ospedali, sia la domanda con le ASL; da che mondo è mondo, è risaputo che è bene affidare ad attori diversi e distinti attori la gestione della domanda e dell’offerta di un qualunque bene o servizio; 8) non mi dispiace affatto che Luca Zaia faccia la fine di Oriol Junqueras, anzi lo auspico! "Oggi in Spagna, domani in Italia!" lo scriveva Carlo Rosselli 80 anni fa; lo auspico anch’io quando non posso fare a meno di paragonare il farsesco secessionismo catalano al carnevalesco secessionismo veneto.   

  • Di Rocco Di Rella (---.---.---.212) 29 ottobre 2018 22:51
    Rocco Di Rella

    Intanto, caro il mio "patriota", qualificati con un nome e cognome, anziché nasconderti dietro uno pseudonimo abbastanza patetico! Poi sappi che tu mantieni solo i tuoi frustrati desideri di ridare vita ad uno Stato, la Repubblica di Venezia, cancellato da Napoleone 221 anni fa. Questa è la dura verità (hard truth) con cui dovresti iniziare a fare i conti. 

  • Di Rocco Di Rella (---.---.---.104) 20 giugno 2018 18:11
    Rocco Di Rella
    RETTIFICO IL PERIODO: "Per queste ragioni, suonano sempre più stonate le generiche accuse contro la casta politica, sia perché stanno diventando autentici inni ad un pericoloso ed autoritario antiparlamentarismo, sia perché sono lanciate da partiti contrari all’abolizione di alcuni pezzi della stessa casta come il Senato, le Province e il CNEL". ANDAVA PIU’ CORRETTAMENTE SCRITTO COSI’: "Per queste ragioni, suonano sempre più stonate le generiche accuse contro la casta politica. Tali accuse non stanno solo diventando autentici inni ad un pericoloso ed autoritario antiparlamentarismo, ma sono anche paradossalmente lanciate da partiti (M5S e Lega) contrari all’abolizione di alcuni pezzi della casta come il Senato, le Province e il CNEL".
  • Di Rocco Di Rella (---.---.---.104) 27 marzo 2018 13:01
    Rocco Di Rella

    Un coacervo di contestazioni contraddittorie. Il presidente Napolitano, da vero patriota qual è, ha cercato di agevolare l’approvazione di riforme istituzionali che aspettiamo da oltre trent’anni. Forse, da parte sua, c’è stata qualche forzatura in questo senso, ma il suo Fine è stato nobile e patriottico. Purtroppo, la realizzazione di quelle riforme è stata presa in carico da Renzi, che ha commesso errori grossolani nel gestire la campagna referendaria e non solo quella. Renzi non ha spacchettato la modifica costituzionale in più disegni di legge omogenei, non ha cercato le necessarie alleanze politiche per allargare il consenso al suo disegno riformatore, ha personalizzato la campagna referendaria e ha associato alla riforma costituzionale una legge elettorale ipermaggioritaria e incostituzionale. Questi errori politici gravi hanno compromesso l’approvazione della riforma costituzionale (per la quale ho convintamente votato Sì). Di questi errori Napolitano non ha alcuna responsabilità. Anche le accuse di "liberismo" a Napolitano fanno abbastanza ridere. Uno Stato con un rapporto debito/PIL oltre il 130% non ha grandi alternative al risanamento finanziario e all’equilibrio dei propri conti. I conti in ordine non sono un’imposizione dei poteri forti, delle banche, dell’Europa, della massoneria e via cazzeggiando. I conti in ordine sono una necessità. Non mi sembra nemmeno che gli ultimi governi abbiano fatto tagli insostenibili della spesa pubblica. Qualcosa fece 5-6 anni fa il governo Monti, ma, in seguito, l’Italia ha prevalentemente beneficiato dei bassi tassi d’interesse determinati dalla politica monetaria espansiva della BCE. Il governo Renzi ha fatto sicuramente una cosa buona e giusta col taglio delle tasse di 80 euro al mese per i redditi più bassi. Ma ha commesso due gravi errori sul fronte delle politiche sociali: 1) la riforma del mercato del lavoro (o jobs act) è stata fallimentare, perché ha ridotto le tutele dei lavoratori a tempo indeterminato, senza disincentivare il lavoro precario, col risultato di regalare soldi alle imprese e di creare più precariato; 2) solo dopo il referendum del dicembre 2016, il centrosinistra si è posto il problema di avviare la lotta alla povertà con il Reddito d’Inclusione varato dal governo Gentiloni. Il maggior precariato prodotto dal giobbatto e il tardivo sostegno alle persone economicamente disagiate hanno portato via milioni di voti al centrosinistra. Anche questi errori fatico a ricondurli alla persona di Giorgio Napolitano. In ogni caso, voglio vedere cosa faranno i vincitori delle elezioni del 4 marzo in materia di riforme istituzionali, di lotta al precariato e alla povertà. Vedremo se sapranno fare di meglio. Ora tocca a loro, all’accozzaglia del NO, governare e provare a risolvere i problemi. Le scuse sono finite e non c’è più Matteo Renzi, il loro pallone da pugilato che si sono divertiti a scazzottare negli ultimi anni. Prego signori, accomodatevi!

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