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Rivoluzioni in Nord Africa e immaturità italiana

L’apparente indifferenza dei leader europei all’emergenza sbarchi, in realtà è dovuta al fatto che non possono fidarsi dei colleghi italiani. Loro infatti rischiano le dimissioni anche solo per una tesi copiata ai tempi dell’università. Perché dovrebbero mettersi in gioco al fianco dei colleghi italiani, i quali comunque vada, resterebbero seduti alle loro poltrone? Mettereste in gioco la vostra carriera al fianco di colleghi simili?

Quello che è successo in queste settimane nel Nord Africa ci ha stupito, non solo per la rapidità con cui tre paesi hanno rovesciato, con non poco virtuosismo, altrettante dittature. Per la verità in Libia non è ancora finita, perché non c’è una insurrezione, ma una guerra civile tra sostenitori e detrattori di Gheddafi, e siccome lì ci passano i gasdotti, l’Europa e gli Stati Uniti non mancheranno di avverare le farneticazioni dell’amico di Berlusconi, inviando armi agli insorti di Bengasi.

Molto interessante il carattere anarchico di quest’ultima insurrezione, dove a quanto pare la cosa pubblica viene gestita in maniera orizzontale.

I fratelli africani ci insegnano tante cose, in particolare due: prima di tutto il popolo non si schioda se non a stomaco vuoto. È sempre la fame il principale fattore motivante. La seconda è che non serve a niente occupare venti piazze un giorno al mese. Basta occuparne una ad oltranza. A meno che non si voglia assistere all’ulteriore degrado della repubblica italiana fino al 2013 è questa la ricetta giusta. Noi ancora non conosciamo la fame, ma un terzo dei giovani è disoccupato, solo che molti si vantano di non interessarsi di politica, ed è difficile fare le rivoluzioni parlando di calcio o di chi deve lasciare la casa del Grande Fratello.

A seguito degli sconvolgimenti in Nord Africa l’Europa si è accorta di aver sostenuto delle dittature, ne sostiene ancora tante, ma non fa notizia, come già non fa più notizia la situazione in Darfur. Vi do una dritta: sì, continuano a morire di fame. E no, non mi interessa se quest’anno San Remo era fico.

Non va trascurato il ruolo importante che gioca la stampa ufficiale. Per quale motivo si parla molto dello zio che stupra la nipote e non del precario che spara in testa al principale? Nessuno si immedesimerebbe nello zio pappone, a meno che non sia presidente del consiglio; ma in tanti si immedesimerebbero in Charles Bronson che fa fuori il cattivo, che non gli rinnova il contratto. Il primo tipo di notizie inchioda lo sguardo all’interno della propria bolla di spazio: la famiglia e gli amici; il secondo tipo di notizie invece ci tiene attenti a ciò che accade nel sistema sociale e reale. È cosa rara venire stuprati dallo zio cattivo, anche se nessuno lo fa notare, mentre lo stato di precarietà nel lavoro è molto diffuso, anche se il Tg5 continua a vedere frotte di turisti italiani, che i regali di natale va a comprarli a New York.

Veniamo adesso all’emergenza sbarchi. Abbiamo detto che ci sono state delle rivoluzioni importanti in Nord Africa, e molti saranno i rifugiati politici. Rifugiati da cosa, se i regimi sono caduti? Non si capisce. Ora ci si lamenta perché gli altri leader europei non starebbero facendo niente per aiutare l’Italia a smaltire questi rifugiati.

Hanno perfettamente ragione.

Un politico europeo potrebbe trovarsi alla fine prematura della propria carriera, dovendosi dimettersi anche solo per una tesi copiata ai tempi dell’università. Quando si trova a dover gestire delle emergenze internazionali solitamente avrà a che fare con dei colleghi che rischiano quanto lui. Per quale motivo ci si dovrebbe mettere in gioco nell’emergenza sbarchi, coi colleghi italiani? Perché io politico tedesco, francese o inglese dovrei mettermi in gioco, assumermi le mie responsabilità e rischiare di dovermi dimettere se fallisco, mentre il mio collega italiano continuerebbe a sedere al mio posto? Vi fidereste di un collega così?

Chiaro che nessun leader europeo potrà mai ingerire nella politica italiana esortando gli italiani a mandare a casa il governo Berlusconi. Negli altri paesi i sindacati si sarebbero uniti in sciopero generale, le camere sarebbero state sciolte, ci sarebbero state occupazioni permanenti di piazza. È per questo che negli altri paesi ci si dimette per la minima infrazione. C’è questa mania di considerare la cosa pubblica non esclusiva di una sola persona, esiste una alternanza continua e nessuno viene considerato indispensabile. Nessun leader straniero verrà a liberare gli italiani, spetta a loro farlo. Però dei segnali arrivano, per le ragioni appena spiegate: quando si tratta di condividere in campo internazionale delle responsabilità, si da già per scontato che gli italiani se ne fottono alla grande, che non si metteranno in gioco quanto loro.

Ci dispiace solo per i profughi, che saranno le principali vittime di questa anomalia, posta sventuratamente a ridosso delle loro coste.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.243) 3 marzo 2011 19:52

    Pallottoliere >

    Tutti “clandestini” erano i 30mila migranti che puntavano alle coste italiane prima del Trattato anti-sbarchi siglato con Gheddafi.

    Il 14 febbraio, per Maroni, è diventato un “esodo biblico” quello degli 80mila Tunisini che stavano per sbarcare in Italia. Stando agli arrivi successivi ci vorranno altri 2 anni prima che si compia siffatto “presagio”.

    Scoppiata la crisi in Libia, si è calcolata in diverse centinaia di migliaia la “catastrofica ondata” di sfollati destinata a piombare sulle nostre coste meridionali.

    Come il governo vara 2 spedizioni umanitarie Maroni ridimensiona a 50mila migranti lo “scenario peggiore” di arrivi dal nord-africa.
    Nessuno però dice con quali mezzi e in quanto tempo dovrebbe compiersi la temuta “invasione”.

    Vedremo comparire all’orizzonte di Lampedusa una flottiglia di 4-500 barconi carichi di migranti? Le nostre spedizioni umanitarie arriveranno in tempo a fermare la pur ridotta “marea” di clandestini?

    Non importa se cambiano i numeri. L’importante è l’effetto “allarme”. Cavalcando la paura nel paese del Barbiere e il Lupo si fanno fare cose davvero strane …

    • Di Giovanni Pili (---.---.---.80) 4 marzo 2011 18:46
      Giovanni Pili

      E’ la strategia della shock economy: ti inventi un problema, o lo ingigantisci, susciti una reazione da parte dell’opinione pubblica, e così puoi distrarla e renderla disponibile ad accettare misure straordinarie. Parafrasando Franklin: "chi rinuncia ad una quota di libertà in cambio di benessere non merita né la libertà né il benessere."

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