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Dalla Spagna del’36 alla Libia: l’Europa non cambia

Invadere uno stato che ha eliminato l’opposizione interna permette di controllarne le risorse più facilmente. Questo non è possibile se ci si limita ad aiutare una opposizione, che non accetterebbe di cederle agli ex amici del regime.

Quando nel 1936 Franco faceva scoppiare la guerra civile spagnola, tutta l'Europa era ancora soggetta alla fobia di una nuova guerra mondiale. Due anni dopo questa paura travestita da pacifismo produsse l'accordo di Monaco tra le maggiori potenze europee

Eppure, nonostante tutto i repubblicani spagnoli aiuti ne ricevettero. Da tutto il mondo i giovani si organizzarono da sé e partirono come volontari in aiuto della Spagna libera e riconosciuta dalla Società delle Nazioni. Oggi non avviene la stessa cosa per la Libia di Bengasi. Sono cambiate tante cose: innanzitutto il governo riconosciuto è quello dittatoriale, i ribelli sono democratici che cercano di rovesciare il governo legittimo, in tutta Europa non esistono governi favorevoli alla controparte dittatoriale, (lasciando perdere i vari accordi economici precedenti) quello di Gheddafi è un regime più marxista che fascista, (tenendo conto a grandi linee della matrice culturale) e poi non esistono più le condizioni culturali che mettono i giovani nelle condizioni di poter agire, per conto proprio, in aiuto dei libici in lotta. Non cambia però lo spirito di Monaco. Eppure in Afghanistan e in Iraq ci si è andati. Per poco ma ci si è andati. Si, perché per entrambi il casus belli era inconsistente. I talebani non erano tenuti a sapere dove si trovava Bin Laden, né erano obbligati ad estradarlo. L'Afghanistan era uno stato sovrano come la Libia di Gheddafi. Anche l'Iraq era uno stato sovrano, oggi sappiamo che le “prove” riguardanti la presenza di armi di distruzione di massa, erano pura invenzione. Ma allora come mai nessuno interviene in Libia? Sono tutti diventati pacifisti? La maggioranza dei governi che guidano le democrazie occidentali, quelle che esportano la democrazia, sono di centro destra, gli stessi che hanno approvato le missioni di pace, inoltre non si può nemmeno dire che in Libia c'è solo sabbia. In quella terra passano i gass dotti, chi oggi va a fare benzina se ne sarà accorto.

Perché non si interviene? Come si spiega questa improvvisa botta di prudenza verso un bersaglio così facile, che elenca tra i suoi nemici persino Bin Laden e la Lega Araba? La verità storicamente inconfutabile è che in guerra gli stati ci vanno per ragioni economiche. In questo senso la Libia non è affatto un bersaglio facile, perché non è più controllata da un intero regime, ma esiste una fazione libera che gli si sta ritorcendo conto: la libia di Bengasi ha ingaggiato guerra contro la Libia di Gheddafi. Non si tratta quindi di invadere uno stato sovrano, ma di aiutarlo. Forse, se i tempi fossero stati altri, i leader occidentali avrebbero potuto accordarsi coi ribelli, barattando quote di proprietà sui gass dotti in cambio di aiuti militari. Oggi questo non è più possibile perché significherebbe la fine politica di chi organizza una trattativa di questo tipo, che non può restare nascosta, tanto più che gli accordi internazionali vanno discussi in Parlamento. Già il presidente della Germania ha dovuto dimettersi per aver ammesso in una radio, che il suo paese in Afghanistan ci era andato per interessi economici. Inoltre sono molti i governi che hanno in passato sostenuto il regime, intrattenendo con esso rapporti più che imbarazzanti, (vedi Berlusconi) proporre accordi del genere sarebbe un suicidio politico.

Non preoccupatevi, l'occidente interverrà in Libia … dopo che Gheddafi avrà piallato i ribelli. Aiutare un popolo sovrano significherebbe non poter controllare le sue risorse. Invece l'invasione di un intero stato a regime dittatoriale – dopo che l'opinione pubblica è stata persuasa fin da prima della bontà di un intervento – permetterebbe di poter mettere mano sulle sue risorse economiche in tutta comodità.

«Ma come, prima vi lamentavate dell'inerzia dell'Europa e adesso che interveniamo protestate ancora?»

Ho paura che sentiremo presto discorsi di questo tipo.

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