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Jibril, primo ministro post-Gheddafi, "amico" degli Stati Uniti

Da due anni USA e multinazionali hanno un amico in Libia

Dal cable 09TRIPOLI386 di Wikileaks sembra che gli Stati Uniti abbiano, entro il Consiglio Nazionale di Transizione, un vero amico: Mahmoud Jibril, primo ministro provvisiorio della Libia post Gheddafi. Già conseguitore di un Dottorato in Pianificazione Strategica all’Università di Pittsburgh, nel 2009 è dirigente del Consiglio Nazionale per lo Sviluppo Economico e del Consiglio di Pianificazione Nazionale per la Libia guidata dal colonnello Gheddafi.

Secondo tale documento il futuro “ribelle” saluterebbe con favore l’ingresso nel paese di compagnie statunitensi, specie in campo universitario e sanitario. Per questo è uno dei principali fautori della liberalizzazione economica e dell’istituzione di atenei statunitensi nel paese, come è stato fatto a Beirut e al Cairo. La Libia viene pubblicizzata come una “terra vergine” per gli investimenti stranieri, le quali avrebbero l’occasione di solidificare un’economia ancora allo stato liquido. Jibril verrebbe percepito come un intermediario affidabile, in quanto capace di comprendere il punto di vista degli Stati Uniti: "Jibril is a serious interlocutor who gets the U.S. perspective".

Insomma, dato il precedente dell’Iraq (ove il sistema pubblico del regime baathista fu distrutto dal neoliberismo voluto dall’amministratore provvisorio Paul Bremer, imposto dalle armi statunitensi) possiamo cominciare a pensare che gli Usa vogliano fare della Libia un modello neoliberale per il Medio Oriente, tramite un politico autoctono di fiducia e senza l’ostilità internazionale che aveva accompagnato l’abbattimento di Saddam Hussein. Sarebbe bene, quindi analizzare il progresso della nuova Libia, tenendo conto non solo dell’uso delle urne elettorali ma anche badando che se siano instaurate delle istituzioni autentiche e non dei fili per tenere in piedi un fantoccio a stelle e strisce.
 
 

 

 


 

 

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