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Rivoluzione del genere: uomini e donne in evoluzione

“Scendete per le strade con il mio nome sulle labbra e abbiate il coraggio di lottare per i vostri diritti, fate del vostro corpo uno scudo per le battaglie per la libertà di essere voi stesse, per la democrazia, per il rispetto”. (Hande Kader, attivista Transgender per i diritti lgbt in Turchia)

“La scintilla della rivoluzione l’abbiamo iniziata noi checche, travestiti e puttane. Dove stavate voi ch’eravate nascosti a raccogliere gli allori di una rivolta di cui non avete alcun merito?” (Sylvia Rivera, attivista statunitense Transgender, diede vita ai Moti di Stonewall)

Cosa significa essere Transessuali1 e Transgender2? Perché la società non è pronta per le persone T.3? Dove ha origine la transfobia4? Cosa significa essere “uomini” o “donne” nella società contemporanea? Queste sono alcune delle domande a cui Monica Romano5 attivista transgender cerca di dare una risposta, non solo basandosi sugli studi esistenti, ma cercando di spiegare la vita delle persone T. la condizione umana, la propria storia e il vissuto, fatto di lotte, sofferenze, risate e tanta autostima verso se stess6.

Spesso la scienza ha la pretesa di volerne sapere di più sulle persone Trans, quali siano le loro emozioni e sensazioni, continuamente alla ricerca delle cause che portano ad un percorso di transizione, mettendo in ballo padri assenti o cattive madri. Gli stessi “problemi” familiari, possono essere vissuti da uomini e donne eterosessuali o da appartenenti alla comunità lgbt7, ma non per questo c’è in ognuno di loro la volontà di affrontare una riattribuzione di sesso. Le condizioni familiari, pertanto, non sono una causa.

Le persone Trans sono soggette a studi da parte di psichiatri e psicologi, i quali spesso lucrano sull’impossibilità della persona T. di accedere alle terapie ormoni allungando i tempi della terapia ma incassando al tempo stesso esose parcelle. Sono messe sotto processo da giudici e avvocati che fanno pagare svariati milioni di euro per presentare semplici istanze per l’autorizzazione all’intervento chirurgico e la richiesta del cambio di nome all’anagrafe; o sottoposte come esperimenti ai chirurghi che modificavano labbra, zigomi e seni in modo spropositato, costruendosi con i loro sogni, ville al mare o in montagna. Non sempre l’informazione sui rischi di una operazione vengono comunicati e le persone Trans diventano cavie da sperimentazione, facendo leva sulla disperazione e sul dolore di essere nati in un corpo non loro. Dietro ad una persona Transessuale e Transgender c’è prima di tutto un individuo che non solo effettua un percorso personale per l’accettazione di sé stess* di ciò che è e/o vorrebbe essere e diventare, ma che dopo lunghi periodi di sofferenza, viene continuamente sottopost* al giudizio di altri con la speranza di poter arrivare a vivere, finalmente la sua vita. La solitudine e le ingiustizie accrescono la rabbia e il senso di impotenza per le discriminazioni subite e il mantra a “non mollare” diventa una sopravvivenza che molt* si ripetono quotidianamente.

Monica Romano, donna transgender, autrice del libro “Gender (R)Evolution e attivista per i diritti lgbt

Nelle pagine del libro piene di pathos e vita vissuta è chiaro il pensiero dell’autrice. Non sono le persone T. ad essere malate e a indursi al suicidio a causa degli ormoni, è la società che li spinge a farlo, la cattiveria delle persone che le disprezzano e vedono come mostri. La stessa attivista Trans, Porpora Marcasciano sostiene: “Non siamo nati in un corpo sbagliato ma in un mondo sbagliato” spostando l’attenzione dall’individuo al contesto.

Partiamo dal principio. Cos’è l’identità di genere?

Con “identità di genere” intendiamo la percezione di se stessi di appartenente al genere maschile, al genere femminile o ad entrambi (terzo genere, genere non binario8).

Le persone T. presentano una disforia di genere e vivono una disarmonia tra gli aspetti biologici e l’identità di genere, con la costante consapevolezza di appartenere al genere opposto e di essere imprigionati in un corpo che non li rappresenta. L’identità di genere è indipendente dall’orientamento sessuale che è l’attrazione fisica e mentale verso una persona del sesso opposto (eterosessuale), del tuo stesso sesso (omosessuale) o entrambi i sessi (bisessuale). Ovvero, se io sono nato maschio (sesso biologico) e mi sento un uomo (identità di genere) posso essere attratto fisicamente e sentimentalmente da donne (orientamento eterosessuale), uomini (orientamento omosessuale) o entrambi (orientamento bisessuale). Negli anni si è andata affermando la pansessualità come orientamento sessuale verso persone che non rientrano nella concezione binaria maschio/femmina, come ad esempio gli individui che si identificano con entrambi o nessuno dei due generi, o coloro che invece si identificano in un genere diverso da quello che gli è stato assegnato alla nascita (Transessuali e Transgender). La maggior parte della società fa erroneamente coincidere identità e orientamento sessuale, supportata dal fatto che la nostra cultura ha previsto per molto tempo la definizione di solo due generi, corrispondenti ai due sessi biologici.

Questa premessa è importante per capire come l’identità maschile e femminile sia superata includendo il genere non binario come terzo genere che comprende entrambe le realtà (maschili e femminili), permettendo di capire la pluralità di sfumature che il termine “genere” comporta. Naturalmente questi studi non hanno grande visibilità e raramente se ne parla nei canali istituzionali o televisivi, rimanendo un argomento tabù, da evitare e censurare il più possibile.

Ma perché le persone Trans creano problemi alla società? Perché verso di loro c’è intolleranza e violenza?

Le persone T. mettono in dubbio il Binarismo di Genere9 ovvero la dicotomia maschio/femmina, uomo/donna. Le parole maschio e femmina si riferiscono al dato biologico; uomo e donna al genere, ovvero alle aspettative culturali e sociali generate nel contesto in cui viviamo.

La nostra società ci ha insegnato che culturalmente uomini e donne hanno dei ruoli entro i quali non è permesso uscire. Questi ruoli creano anche delle aspettative che condizionano l’ambito sociale. Se la donna è colei che bada alla casa e cura i figli (e il marito), deve anche vestirsi in modo femminile e con accessori che facciano risaltare il corpo, essere educata, stare al suo posto, non essere aggressiva, fedele all’uomo come compagna e spalla anche in campo lavorativo, rimanendo sua sottoposta e assumendo ruoli di secondo piano che evidenziano le potenzialità e capacità maschili. L’uomo è quello che lavora e porta a casa i soldi. A lui spetta il diritto decisionale perché più forte economicamente e fisicamente. Gli è permesso essere aggressivo, vestirsi in modo trasandato, non deve mostrare la sua fragilità (caratteristica femminile), si occupa di lavori pratici ma anche intellettuali ed è libero di fare carriera e avere posizioni di rilievo.

Se nel 2018 queste vi sembrano delle esagerazioni, non lo sono! Basti pensare che il salario uomo donna non è equo e gli uomini sono più pagati rispetto alle donne; che in politica la maggioranza sono maschi e in televisione o in ruoli istituzionali di rilievo c’è sempre una maggioranza maschile al comando e per le donne sono previste mansioni marginali e di contorno. Qualora la presenza della donna sia centrale questo, non è dato dalle sue capacità intellettuali, ma dalla sua bellezza estetica. Il suo corpo è il motore che le permette di avere successo, rilegandola ad una visione maschile di oggetto e desiderio soprattutto per tutto ciò che riguarda l’ambito dello spettacolo e della pubblicità, (come valletta, presentatrice di talk show di attualità o modella). Se la donna è vista e vissuta come “inferiore” all’interno del sistema, ecco spiegato come mai i soggetti maschili si sentono legittimati ad avere il potere e il controllo sulle sue decisioni, lavorative, affettive e sociali, arrivando a compiere talvolta, abusi e azioni violente nei suoi confronti, con l’intento di rilegarla e rimetterla al “suo posto”.

Stereotipi di genere uomo/donna

Secondo il sistema patriarcale10 e maschilista11 in cui viviamo, ogni individuo (uomo/donna) deve rientrare in regole precise di comportamento standard e qualora ne uscisse viene visto come “scorretto/a e sbagliato/a”. Se le donne hanno un ruolo inferiore rispetto agli uomini, le persone Trans (che esteticamente non sempre si conformano al genere di transizione) rappresentano l’insieme del maschile e femminile, generando “caos” e spaventando coloro che non comprendono un genere “oltre” o che non si allineano con il pensiero eteronormativo12.

Essere Transessuali o Transgender non è un momento di passaggio da un genere all’altro è uno status. C’è chi fa l’operazione chirurgica per la riattribuzione di sesso, e chi no, chi prende ormoni e chi si rifiuta di farlo, chi ha utilizzato operazioni chirurgiche per cambiare e migliorare il suo aspetto e chi invece ha preferito non usarle. Ogni persona T. ha una propria percezione e visione di sé e ha il diritto di vivere la vita come meglio crede per il proprio benessere psico-fisico. La volontà da parte della società di voler avere il controllo dei corpi sulle persone, è una battaglia antica, spesso perpetrata verso le donne e al loro diritto di interruzione di gravidanza, della libertà sul proprio corpo nell’ambito della prostituzione o di tutte quelle professioni che riguardano il sesso. Allo stesso modo è il sistema che usa dare indicazioni, etichette e connotazioni identitarie a livello sociale e culturale per definire le persone in categorie. Se maschio e femmina sono i binarismi consentiti, tutto ciò che fuoriesce dalla norma sociale è bandito.

Gli uomini XX (FtM) coloro che hanno compiuto una transizione da donne a uomini, sono molto meno visibile rispetto alle MtF, gli uomini diventati donne. Non solo perché spesso l’acquisizione di ormoni porta ad un risultato più facile di trasformazione, ma soprattutto perché in pochi mesi di terapia mascolinizzante essi vengono percepiti come maschi a tutti gli effetti dal resto del mondo. Mentre le donne continuano ad essere percepite come transessuali ed entrano nel mirino dello stigma sociale, gli uomini diventano invisibili. Le battaglie delle donne transgender diventano quotidiane portando ad un Pride che dura 365 giorni all’anno: “Anche se effettui decine di interventi chirurgici per il sistema rimani sempre un uomo” sostiene Monica. Una donna diventata uomo è più tollerata perché si “conforma” al genere dominante e avvia una “scalata sociale” verso un sesso autorevole. Al contrario, la transizione opposta viene vissuta come “tradimento” verso il genere considerato “inferiore” diventando, con l’espressione coniata dell’attivista Trans Lohana Berkins,“traditrici del patriarcato”. Le donne T. non sono lottano per avere un posto di accettazione nella società, ma spesso vengono snobbate dalla stessa comunità Trans di FtM che rinnegano il loro passato, non volendo mostrarsi in pubblico con amiche, militanti e compagne con cui hanno affrontato lo stesso percorso di transizione. La maschera indossata dagli uomini T. anche se vantaggiosa perché si mimetizza nel mondo moderno, diventa come una gabbia che porta al rinnegare sé stessi e il proprio passato, dimenticando che la lotta al sistema va fatta verso il patriarcato e non verso la comunità di appartenenza.

Hande Kader, attivista Transgender per i diritti lgbt in Turchia. È stata uccisa brutalmente, stuprata e bruciata nel 2016.

Le numerose operazione chirurgiche che le persone Trans effettuano per assomigliare il più possibile al genere di transizione, sono frutto di una società che vuole una differenziazione netta tra uomo e donna in cui le MtF devono appartenere allo stereotipo femminile di modello dominante (bella, attraente, femminile e con un bel fisico) perché ciò permetterebbe una maggiore accettazione da parte del sistema che non le identificherebbe come una “caricatura della donna” ma in canoni normativi prestabiliti (uomo o donna). Attenzione: questo non vuol dire che chi effettua operazioni lo fa solo per essere accettat*! Lo fa prima di tutto per sé stess* ma inconsciamente, sentirsi parte della comunità “eteronormativa” può influire, ricorrendo a maggiori interventi di bisturi e modificazione del corpo. Questa è un’idea ancora molto sviluppata tra le persone T. e in generale nel sistema in cui viviamo di identificazione della donna, ma il pensiero Trans, negli anni ha voluto andare oltre questo stereotipo, uscendo dai canoni normativi. “Non mi interessava essere donna o diventarlo a tutti gli effetti. Volevo solo essere me oltre ogni stereotipo e definizione”, dice Monica Romano e lo fa parlando a nome di molte donne transessuali e transgender. Questa dualità del binarismo di genere finisce anche con il categorizzare persone all’interno della comunità lgbt, come le donne butch (donne con atteggiamenti ed esteticamente mascoline) o i ragazzi femminili (le cosiddette “checche”), i quali diventano “sottocategorie” discriminate perché lontani dall’assomigliare al genere di appartenenza, maschile/femminile.

Si cerca di eteronormalizzare e creare eterosomiglianza per evitare differenze tra persone: se un gay ha atteggiamenti maschili e virili è maggiormente accettato perché richiama all’eteronormalità, così come una lesbica molto femminile rientra nel modello di donna eterosessuale presente nella nostra società. Tutto questo è un concetto privo di senso perché limita l’essere delle persone e il loro sentire. Il voler riconoscere a tutti i costi esteticamente un uomo o una donna e a inserire le persone nel ruolo di genere13 attribuito al loro sesso per categorizzarle nella dicotomia maschile/femminile è ciò che crea maggior sgomento, ed è il principio per cui si genera rifiuto, intolleranza e violenza.

Iris Marion Young definì imperialismo culturale “quella forma di oppressione che comporta l’universalizzazione dell’esperienza e della cultura di un gruppo dominante le quali vengono accreditate come la norma”. I gruppi minoritari sono di conseguenza vittime di stereotipi e considerati negativamente. Le persone T. hanno una immagine esteticamente “altra” determinati da connotati fisici che la cultura dominante definisce “grotteschi”, “ambigui” inquietanti” “brutti” perché escono dal binarismo estetico di maschile e femminile, non rientrando nelle aspettative sociali.

Secondo Judith Butler “siamo tutt* addestrati a interpretare e recitare il genere assegnato al nostro sesso di nascita, quando seguiamo comportamenti, movenze e atteggiamenti ripetuti nel tempo da persone diverse ma assegnate al nostro stesso genere. Il comportamento ripetuto, si fa così normativo, il genere si costruirebbe su un agire e le sue manifestazioni ne sarebbero il risultato. Il genere, sarebbe quindi una norma di ripartizione del potere sociale che caratterizza ogni aspetto della nostra vita, e su cui nasce e prospera il binarismo di genere.

Ma perché il sesso è così importante e fondamentale nella nostra società a tal punto da creare regole che impongano come comportarsi? Qual è la paura di fondo? Sicuramente il controllo delle persone a non uscire dagli schemi che possano creare disequilibri comportamentali. “La divisione degli esseri umani in due sessi è il più grande stereotipo sociale da abbattere” disse l’avvocata e attivista per i diritti umani, Martine Rothblatt, perché mette in discussione tutte le credenze morali e cattoliche. Gay, lesbiche e Transessuali, decostruiscono il genere maschile e femminile mostrando altre possibilità di essere e vivere.

TransFreedoom March a Toronto, Canada

Se per il sistema improntato su una morale cattolica, l’unico modo per reprimerle è condannarle pubblicamente, per laici, esperti, formatori e studiosi è necessario invece, creare una rivoluzione culturale che porti alla decostruzione del genere binario uomo/donna. Solo modificando le abitudini culturali si modificheranno le oppressioni che esse producono e replicano. Questo cambiamento può avvenire se gli individui prendono coscienza delle proprie personali abitudini culturali e si impegnano a cambiarle. Un cambiamento culturale farebbe la differenza, permettendo accettazione, comprensione e rispetto verso tutt* i generi.

LA TEORIA DEL GENDER15

La Teoria del Gender è una invenzione nata nell’ultimo decennio da parte di gruppi fondamentalisti di stampo religioso e portata avanti da gruppi politici estremisti, personalità del mondo culturale, universitario e reazionario cattolici, contrari all’emancipazione femminile e alle affermazioni di gay, lesbiche e transessuali sulla ricerca di pari uguaglianza e diritti rispetto alle persone eterosessuali. Secondo loro, l’eventuale depenalizzazione dell’omofobia porterebbe la discriminazione come un comportamento sanzionabile e promotore di comportamenti omosessuali nel mondo. Per le Sacre Scritture, infatti l’omosessualità è un peccato, paragonata alla pedofilia e sodomia e come tale va curata e fermata. La teoria del gender fa riferimento agli studi di genere inglesi denominati “gendet theory”, proponendone però una visione scorrette e falsa. Il termine “theory”, infatti, non significa “teoria” ma indica “l’insieme degli studi teorici”.

L’ideologia gender non si basa su tesi scientifiche ma religiose e morali, sostenendo che esistono differenze sacre, definitive ed eterne scritte nelle Sacre Scritture tra uomini e donne, fondate sulla differenza biologica. Il loro obbiettivo è quindi denigrare le donne considerate inferiori rispetto all’uomo e discriminare gay, lesbiche e transessuali perché porterebbero la negazione delle differenze tra uomini e donne, la distruzione dei generi, la distruzione della famiglia naturale, la promozione di uno “stile di vita omosessuale” e la discriminazione delle persone eterosessuali. Altra paura è l’eventuale contagio di pensiero verso i bambini e bambine che rischierebbero di essere plagiati e istigati alla promiscuità, al diventare omosessuali, cosa completamente fuorviante, che non ha alcuna valenza e prova reale e scientifica.

La verità è che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha eliminato l’omosessualità dalle malattie mentali definendola “una variante naturale del comportamento umano” e riscontrabile anche tra gli animali. Chi parla di genere e opera nelle scuole promuovendo la parità di genere tra uomo e donna lo fa per prevenire le discriminazioni, il bullismo e l’omofobia spesso esistente tra le nuove generazioni di ragazzi/e portando a intolleranza e comportamenti violenti tra di loro. I progetti educativi proposti hanno validità scientifiche e nascono con l’obbiettivo di spiegare che i gusti sessuali dei bambini e bambine non avrà alcuna influenza se essi giocheranno rispettivamente con le bambole o con le macchinine e quindi, con giocattoli considerati “inappropriati” per il loro genere e sesso biologico. Anzi, la libertà di scelta contribuirà a non rafforzare gli stereotipi sulle quali una donna deve necessariamente vestirsi di rosa o badare alle faccende domestiche e gli uomini devono saper riparare automobili o giocare a calcio. L’OMS inoltre consiglia, di non impedire lo sviluppo sessuale dei bambini, ma assecondarlo e accompagnarlo aiutandoli a crescere in contesti armoniosi e sereni, privi di forzature e violenza.

Insomma, l’obbiettivo è creare contesti armoniosi, educare alle differenze uomo/donna e alla parità tra i due sessi. Dovremmo iniziare a pensare di conservare e lottare per i diritti acquisiti negli anni, anziché privare altre persone di averne. Questo porterebbe ad una maggiore integrazione da parte di tutt* nel libero rispetto degli esseri umani.

N.B.: Il libro “Gender (R)Evolution” è dedicato alle attiviste Trans, Deborah Lambilotte, Marcella di Folco, Lohana Berkins, Leslie Feinberg, Sylvia Rivera, Marsha P. Johnson, Maria Ornella Serpa, Porpora Marcasciano, e a tutti coloro che hanno lottato per la libertà di genere. P.S. Il testo è tratto dal libro “Gender (R)Evolution” ma alcune parti inserite nell’articolo sono state aggiunte dall’autrice del blog per completare e spiegare al meglio le tematiche narrate.

Il libro scritto da Monica Romano

LEGENDA

1 Transessuale: persona che rifiuta il proprio sesso biologico di nascita e si identifica con quello opposto, arrivando a sottoporsi ad operazioni chirurgiche per il cambiamento di sesso. Può essere un uomo diventato donna (MtF – Male to Female) o una donna diventata uomo (FtM – female to Male). Attraverso il percorso di transizione (ormonale/chirurgico) arriverà ad acquisire l’identità sociale/sessuale del proprio genere. Se ci riferiamo ad una persona T. FtM ci rivolgeremo con l’uso del genere maschile. Se invece è un MtF ci rivolgeremo con l’uso del genere femminile.

2 Transgender: la persona che non appartiene e non si riconosce nelle due categorie binarie maschio-femmina, o che rifiuta i ruoli sessuali sociali assegnati sin dalla nascita, adottando dunque una identità di ruolo personale e sentita come propria, che va oltre il ruolo di genere stereotipato ed inteso come costrutto storico-culturale.

3 T. : abbreviazione per indicare le persone Transessuali e Transgender.

4 Transfobia: paura e disgusto verso le persone transessuali e trans gender Omofobia: paura e disgusto verso persone omosessuali (gay, lesbiche, bisessuali)

5 Monica Romano: è una attivista Transgender laureata in Scienze Politiche che ha fondato nel 2009 una associazione transessuale a Milano chiamata “La Fenice”. Ha collaborato con Arcitrans e Crisalide Azione Trans, è esperta in amministrazione del personale e si occupa di formazione sul tema del genere nella società e nel mondo lgbt. È autrice del libro “Trans. Storie di ragazze XY” (2015) e di “Gender (R)Evolution” (2016).

6 *: l’asterisco alla fine della parola sta ad indicare un genere non definito (maschile o femminile). Viene utilizzato spesso quando si parla di persone Transessuali o Transgender, ma può essere utilizzato anche per parlare della comunità lgbt senza etichettare le persone in un genere binario.

7 Lgbt : acronimo di Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali/Transgender.

8 Genere non binario: è l’identità di genere di coloro che non si riconoscono nel binarismo uomo/donna. Può essere inteso anche come “terzo genere” comprendendo caratteristiche maschili e femminili. È una identità assolutamente dinamica e in continua evoluzione. Coloro che non rientrano nel binarismo di genere sono solitamente più libere dagli stereotipi di genere rispetto a coloro che si sentono, a proprio agio nel paradigma binario. Per approfondimenti sul tema si consiglia la lettura dei testi di Judith Butler e Paul B. Preciado. Stereotipi di Genere: meccanismi di categorizzazione a cui le persone si riferiscono per elaborare ed interpretare la rappresentazione di ciò che è maschile e ciò che è femminile. Gli stereotipi di genere possono condizionare i comportamenti di uomini e donne facendoli sentire inadatti (una ragazza non deve essere aggressiva o giocare con i robot, un ragazzo non deve piangere o giocare con le bambole) o indirizzare le aspirazioni di carriera (le ragazze verso professioni considerate “femminili”, insegnamento, risorse umane, ecc., i ragazzi verso carriere tecnologiche, di ingegneria, nelle scienze e nella matematica come dominio prevalentemente maschile.

9 Binarismo di Genere: è la classificazione di sesso e genere in due forme esclusive di maschile e femminile. Costituisce una frontiera sociale per coloro che desiderano cambiare o mescolare ruoli di genere. La classificazione dentro questo binarismo di genere non include, pertanto, individui che nascono con organi riproduttivi non-binari (intersessuali) ed esclude tutti quelli che si identificano come lesbiche, gay, bisessuali, transgender, transessuali.

10 Sistema patriarcale: in antropologia è un sistema sociale nel quale il potere, l’autorità e i beni materiali sono concentrati nelle mani dell’uomo.

11 Sistema maschilista: Il maschilismo è una forma di sessismo, basata sulla presunta superiorità dell’uomo nei confronti della donna su vari aspetti della vita quotidiana, dal lavoro alla vita sociale.

12 Pensiero eteronormativo:  l’insieme di idee e credenze in cui le persone eterosessuali (attratte dal sesso opposto) siano le uniche “normali” e legittimate ad esistere nella società.

13 Ruolo di Genere: serie di norme e aspettative comportamentali associate ai maschi e alle femmine in un dato gruppo o sistema sociale in base al loro sesso di nascita e appartenenza.

14 Intersessuale: è un termine usato per descrivere le persone i cui cromosomi sessuali, i genitali e/o i caratteri sessuali non sono definibili come esclusivamente maschili o femminili. Un individuo intersessuale può presentare caratteristiche anatomo-fisiologiche sia maschili sia femminili. A provocare un fenomeno simile possono essere diversi motivi come disturbi ormonali e morfologici, cause congenite o variazioni cromosomiche.

15 Testo tratto da “Il genere. Una guida orientativadi Federico ferrari, Enrico R. Ragaglia, Paolo Rigliano. La guida è scaricabile e leggibile al sito www.sipsis.it 

APPROFONDIMENTI

Gender (R)Evolution” di Monica Romano, Mursia Editore, 2016

 “Le politiche della differenza” di Young I. M., Feltrinelli, Milano, 1996.

Scambi di genere. Identità, sesso e desiderio” di Judith Butler, RCS Libri, Milano, 2004. Stone Butch Blues” di Leslie Feinberg, il Dito e la Luna, Milano 2004

L’apartheid del sesso” di Martine Rothblatt, Il saggiatore, Milano, 1997

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