• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Riforma delle pensioni: scalone o scalini la strada è in salita

Riforma delle pensioni: scalone o scalini la strada è in salita

 Con il nuovo anno servono 58 anni di età per smettere di lavorare. Dal 2008, sono arrivate le nuove regole per le pensioni di anzianità. Fino al 30 giungo 2009 serviranno 58 anni di età, più 35 di contributi, per andare in pensione.

Si tratta del cosiddetto "scalino" introdotto con la legge che recepisce il protocollo sul welfare, sottoscritto da Governo e parti sociali il 23 luglio scorso. Con lo “scalino” si renderebbe più morbida l’uscita dal lavoro che, con la riforma Maroni, era stata fissata a 60 anni, ma se poi gli scalini si percorrono tutti, si fa ugualmente lo scalone! Come detto in sostituzione dello scalone è stato introdotto un sistema detto a scalini. Fissato in 58 anni come età minima per la pensione di anzianità, con 35 anni di contributi nel 2008. Successivamente aumento graduale del requisito anagrafico. L’intero impianto è stato reso flessibile con la previsione delle quote (somma tra età anagrafica e anni di contributi).

Dal 1° gennaio 2008, dunque, per i lavoratori dipendenti, la pensione di anzianità scatta a 58 anni d’età e 35 anni di contributi, mentre dal 1° luglio 2009 l’età minima sale a 59 anni (la somma di età anagrafica e contributi dovrà essere a quota 95). Poi, dal 1° gennaio 2011, l’età minima aumenta a 60 anni (somma di età e contributi pari a 96), mentre dal 1° gennaio 2013 sale a 61 anni (somma pari a 97). Per gli autonomi valgono le stesse quote, ma l’età minima è di un anno in più. Resta confermata la possibilità di uscita dal lavoro con il requisito di anzianità contributiva pari almeno a 40 anni oppure il pensionamento di vecchiaia.

Il protocollo sul welfare cambia le regole delle cosiddette finestre di uscita, che vengono estese anche alle pensioni di vecchiaia. Per queste ultime, fino all’anno scorso la decorrenza scattava al compimento dell’età. Dal 2008, anche per l’assegno di vecchiaia ci saranno quattro finestre, le stesse previste per le pensioni di anzianità con almeno 40 anni di contributi versati (con meno di 40 anni le finestre si riducono a due, così come era previsto dalla riforma Maroni). La normativa è più penalizzante per gli autonomi. Chi matura i requisiti tra luglio e dicembre, infatti, potrà percepire l’assegno di pensione solo a partire dal 1° gennaio del secondo anno successivo rispetto a quello di maturazione. Per tutti i lavoratori che hanno maturato i requisiti di anzianità entro il 31 dicembre 2007 è stata, però, introdotta una clausola di salvaguardia, che consente loro di uscire dal lavoro con le vecchie regole.

La riforma prevede agevolazioni per chi svolge attività usuranti, l’applicazione di nuovi coefficienti di trasformazione per le pensioni calcolate con il contributivo, totalizzazione e riscatto della laurea più convenienti. Sui coefficienti è prevista una revisione automatica ogni triennio. Ed è stata istituita una commissione per proporre le modifiche al sistema di calcolo. In ogni caso la legge sul welfare ha fissato un tetto minimo del 60% rispetto all’ultima retribuzione.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares