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Rifondare la Repubblica

Nel 1943 forze politiche contrapposte, disomogenee e trasversali fondarono il CLN, ossia il Comitato di Liberazione Nazionale. Il risultato del lavoro raggiunto fu da lì a qualche anno la prima Repubblica. Ciò avvenne solo mettendo da parte le differenze sostanziali per il bene comune della Nazione, e fu comunque un successo storico che cambiò in meglio la storia dell’Italia. Benché qualcuno abbia ironizzato sull’idea di Massimo D’Alema di richiamarsi ad una sorta di CLN “redivivus”, tale idea potrebbe rivelarsi la miglior mossa per rifondare veramente la Repubblica, ispirandosi ai valori fondanti della Prima - almeno nella sua prima parte - ipotecando e dimenticando la Repubblica che mai fu e mai sarà: la Seconda.


Perfino il mondo arabo, considerato da noi anticamera del terzo mondo, ha iniziato a furor di popolo a farsi sentire contro l’ingiustizia capillare e l’immobilismo sociale che permea tutta la sua società in modo trasversale dalla Siria al Magreb. E mentre un mondo, che “per lungo silenzio parea fioco”, fa sentire il suo audace urlo, l’Italia, Paese libero e progredito, sembra essere caduta in un sonno mortifero.

Un paese il nostro che sta letteralmente dormendo, e se non si corre ai ripari, il gap sarà incolmabile con grandi sacrifici e rinunce delle intere generazioni attuali e prossime. In questi ultimi sedici anni l’Italia ha raccolto - almeno nella loro ultima parte - i frutti di quel declino le cui basi sono state gettate alla fine della prima Repubblica. Ergo, la crisi che stiamo attraversando è certamente soprattutto economica, ma le crisi economiche si superano con azioni di ottimi governi, è dunque altresì una crisi strutturale, politica e morale. Le ultime due connotazioni sono alla base delle prime due. In poche parole la situazione critica che noi stiamo vivendo è stata prodotta non tanto da una crisi globale, alla quale, come dimostra l’andamento generale della Germania, ci si può opporre, ma da una cattiva politica amorale generazionale.

La cosa peggiore alla quale stiamo assistendo è che, se da un lato, la fortuna di un partito mediatico fondato sulla personalità invasiva di un singolo individuo è quasi pressoché finita, dall’altro, sia la sua politica di appiattimento mediatico sia la chiusura dei partiti di opposizione a nuove leve o correnti di reale rinnovamento hanno prodotto un totale svuotamento di qualunque speranza e impegno etico verso il bene comune in buona parte dell’opinione pubblica. Ai più la situazione sembra così tragica che, se tutti gli attuali politici scomparissero dalla scena politica, non si troverebbe realmente nessuno in grado di portare la Nazione verso orizzonti migliori. Tale stato di frustrazione è palpabile in tutti. E poi, neanche quelli che sembrano i più arrabbiati come i grillini o simili sembrano fornire ottime soluzioni ai problemi atavici e nuovi che l’Italia in questa tristissima fase presenta. Problemi come il rilancio del Sud e dell’economia dell’intera Nazione, la riforma di questo sistema capitalistico che si sta rivelando fallimentare più degli stessi sistemi marxisti, la pericolosa ingerenza delle multinazionali nella vita economica e sociale del Paese. Nessuno sta dando delle risposte.

Allora, fermo restando che il Pdl è agli sgoccioli, e la Lega senza Pdl, se non si smussa, il governo, se si andasse a nuove elezioni, lo vedrebbe con il cannocchiale, urge un piano di rinascita e salvezza nazionale. Si mettano da parte le grandi sostanziali differenze del Pd, Fli, Udc e Idv; l’Italia ha bisogno di una rinascita che, aspettando altri, paradossalmente, con molta probabilità non arriverà mai. Questa è l’unica possibile risposta ad una situazione politica disperata che rischia di gettare l’Italia in un immobilismo che segnerà il declino su molti fronti. Pur essendo contro la “politica di professione”, proprio in questo momento l’Italia ha bisogno di professionisti della politica, perché all’orizzonte soluzioni non se ne vedono, e, eccettuato il berlusconismo, di cui si vedono i tristi risultati su tutti i fronti, oltre la suddetta soluzione non può esserci terza Repubblica che regga. Il clima di una “nuova Costituente” sarebbe cosa su cui poter fondare una nuova Italia senza incorrere in governi ballerini con maggioranze risicate che farebbero continuare ad oltranza in questo status quo devastante questo Paese. Questa Italia, arrivati a tal punto, non può più permettersi errori.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.230) 7 febbraio 2011 15:27

    Salve, sono d’accordo sulla fondazione di un Fronte Costituente che, vincendo le elezioni, serva a cambiare la legge elettorale in senso proporzionale(tedesco?), per poi tornare a votare. saluti, nonnoFranco 

  • Di Luigi Nicotra (---.---.---.21) 7 febbraio 2011 17:17

    Concordo pienamente. Io stesso ne avevo fatto oggetto di un mio articolo di alcuni giorni fa. Peccato, però, che all’orizzonte non si vedano quegli uomini un po’ grigi, sempre molto seri se non seriosi, forse perchè fortemente consapevoli del loro ruolo e del considerevole peso di responsabilità che gravava sulle loro spalle, tutt’altro che gigioni e gaudenti cultori dell’immagine. Peccato che non si intravvedano un De Gasperi, un Nenni, un Parri e, perché no, nemmanco un Togliatti, uomini tutti divisi dall’ideologia ma tutti consapevoli della necessità di dare un futuro migliore al Paese, uomini consapevoli di svolgere il loro servizio per la nazione e non che la nazione fosse al loro servizio.
    Luigi N.

  • Di pv21 (---.---.---.60) 7 febbraio 2011 20:03

    Botta e risposta >
    Il debito pubblico ha raggiunto quota 1870 miliardi (oltre 30mila euro per cittadino). Solo nell’ultimo biennio è cresciuto di 215 miliardi. La disoccupazione supera l’11% e la capacità “reale” di acquisto pro-capite è calata quasi del 3%. Il tasso di crescita del nostro PiL non consentirà di tornare ai valori pre-crisi prima del 2015.

    Ancora una volta 
    Berlusconi, colto da resipiscenza (?), si appella agli Stati Generali e promette “la più grande frustata all’economia che la storia italiana ricordi” per portare la crescita “oltre il del 3-4% in cinque anni”.

    Risposta. Formazione di un governo di “ricostituzione” del sistema paese che punti alla riforma della legge elettorale. Un governo impegnato su lotta all’evasione fiscale, contrasto alla corruzione e taglio degli sprechi di spesa: un “bottino” che vale almeno 290 miliardi di euro/anno. Un governo per gestire le urgenze economiche e sociali in vista del ritorno alle urne.
    A cominciare dalla rimozione di quella Tagliola Tributaria che affetta il portafoglio delle famiglie …

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