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Regole, Leggi e Giustizia per riavere le mani pulite

"Sulle regole" è un libro di Gherardo Colombo, uno dei magistrati che hanno segnato la storia d’Italia (Feltrinelli, 2008).

Regole, Leggi e Giustizia per riavere le mani pulite

Colombo ha condotto o collaborato alle inchieste riguardanti la Loggia P2, il delitto Ambrosoli, Mani Pulite, i processi Imi-Sir, Lodo Mondadori e Sme. Attualmente è presidente della Garzanti Libri e si diletta nel partecipare a innumerevoli incontri con gli studenti nelle scuole di tutt’Italia.

Il libro è molto chiaro, sintetico e diretto, così leggibile che non sembra scritto da un magistrato. Inoltre spazia dagli aspetti storici delle leggi, all’attualità delle norme penali e alle nuove proposte per prossimi governi. Può considerarsi quindi una lettura molto utile al ragazzo che vuole saperne di più o al pensionato che sta ricercando una lettura non troppo impegnativa.

Colombo inizia con il descrivere l’origine divina del diritto, legata alle sacre scritture, che presenta numerose controindicazioni: “In effetti, anche la parola di dio non era sempre univoca, e con un minimo di impegno si potrebbero trovare nelle Scritture giustificazioni contrastanti per leggi di contenuto diametralmente opposto” (p. 28). Proviamo a pensare a tutte le implicazioni di questo salmo della Bibbia: “Sterminerò ogni mattino tutti gli empi del paese, per estirpare dalla città del Signore quanti operano il male” (Libri Poetici, Salmo 101,8). Si possono trovare molti esempi di violenza gratuita e molti altri di fratellanza e solidarietà che caratterizzano la vita in società.

Comunque le regole sono le norme di condotta che rendono possibile quasi tutte le forme della convivenza umana, compreso il frequentare le aule scolastiche e il creare delle opere artistiche. Per dare un senso concreto alle leggi bisogna guardare al loro contenuto (p. 20). “Ma come si può valutare il diritto, il complesso delle leggi che disciplinano una società?” (p. 22). Seguendo il principio della separazioni dei poteri di Montesquieu (legislativo, esecutivo e giudiziario), la giustizia deve riaffermare continuamente l’equilibrio dei poteri anche nei settori economici e nel mondo dell’informazione. La legge non deve promuovere o tutelare le gerarchie e i privilegi, ma deve offrire pari diritti e uguale dignità a tutti i cittadini.

Innanzitutto occorre distinguere la valenza della parola giustizia come principio di fondo dello stare insieme dai sistemi e meccanismi istituzionali che risolvono le controversie nei rapporti umani. Ogni sistema legislativo può nascere in ordine parlamentare condiviso e può modificarsi seguendo i voleri di una maggioranza più o meno totalitaria. Anche Hitler parlava di giustizia: “Agli altri statisti che parlano della necessità che nel mondo regni la giustizia, io dico che la loro non è giustizia, che il loro diktat non fu né equo né giusto perché i diritti vitali dei popoli, che dovrebbero sempre prevalere su qualsiasi diktat, a Versailles non sono stati assolutamente considerati”. Anche in Argentina il dittatore assassino Videla si appellava a un diritto superiore: “Il rispetto dei diritti umani non deriva per noi unicamente dal dettato delle leggi o dalle dichiarazioni internazionali, bensì si basa sulla cristiana e profonda convinzione che la dignità umana rappresenti un valore fondamentale. Assumiamo poteri assoluti per proteggere i diritti naturali dell’uomo e non per opprimere la libertà, ma per esaltarla, non per piagare la giustizia, ma per imporla” (p. 26).

Bisognerebbe poi discutere e approfondire la questione della famosa e ampia zona grigia che si colloca tra la criminalità e la società civile. Infatti “La mafia commette delitti della più svariata natura, finalizzati tutti, più o meno direttamente, all’accumulo, smisurato, di denaro. Si tratta di denaro che, per rientrare nella circolazione legale deve essere ripulito… La ripulitura (il riciclaggio) avviene attraverso sistemi diversi, i quali spesso richiedono relazioni con istituti di credito, finanziarie, notai, proprietari di immobili”, grandi aziende e piccole imprese (p. 153).

Anche se i cittadini italiani non sono proprio dei santi, riporto un piccolo esempio per vedere anche l’altra faccia della “medaglia legale”. In un lungo tratto della Strada Statale Adriatica che passa da Ravenna c’è il limite dei 50 km orari in una superstrada a due corsie per ogni senso di marcia. Mettiamo che un comune cittadino proceda sui 94 km orari, poiché il buon senso gli suggerisce di mantenere la velocità sui 90 km orari e per ovvie questioni di sicurezza non si può avere sempre gli occhi sul tachimetro o sui cartelli stradali. Se ci fosse una pattuglia della polizia con l’autovelox gli verrebbe ritirata la patente, mettendo a rischio la continuità della sua attività lavorativa in tempi decisamente critici. In un paese normale la polizia avrebbe segnalato l’incongruenza e sarebbe finita lì. Ma si sa che gli italiani sono degli eterni bambinoni e basta fare come la mamma e dirgli di andare più piano e così si risolvono tutti i problemi. E invece così ci si ritrova in un caos infantile ingovernabile che danneggia tutti. Il mondo sta diventando troppo denso e complesso e bisogna trovare dei sistemi per semplificare i codici stradali e le altre leggi.

E così via per le decine problematiche causate da funzionari raccomandati, smidollati o politicizzati che dirigono le nostre pubbliche amministrazioni. In Italia se si rispettassero le terribili, innumerevoli e interminabili leggi illeggibili, peraltro inevitabilmente discordanti, si finirebbe per fermare il Paese. Nella Terza Repubblica la prima cosa giusta da fare sarebbe quella di abolire le leggi approvate negli ultimi 12 anni, dato che in un certo senso sono abusive quanto i parlamentari nominati dai boss dei partiti nelle ultime tre legislature, contravvenendo a due articoli della Costituzione molto chiari e precisi, che richiedono l’elezione diretta dei parlamentari (Art. 56 e 58).

Ma si sa che anche i giudici costituzionali a una certa età non ci vedono più molto bene e pure la memoria gioca brutti scherzi. Nella prossima Terza Repubblica si dovrebbe istituire una legge molto chiara e precisa per imporre la decadenza automatica di ogni carica pubblica nel momento in cui qualsiasi funzionario raggiunga la rispettabile età di una normale pensione, cioè i 65 anni. Questa sarebbe la principale legge sulla limitazione dei poteri veramente necessaria oggi in Italia (e nel Mondo). In questo modo i giudici non si ritroverebbero l’età pensionabile omaggiata dai politici romani insediati nel Parlamento degli italiani. Politici illegittimi e oramai completamente delegittimati dalla loro arroganza e dalla loro incompetenza, che verranno autoeliminati dalla loro impotenza nell’affrontare le emergenze del nuovo futuro finanziario, economico e sociale italiano.

Fare una vera autocritica da cittadini italiani non significa denigrarsi o denigrare il paese: un esempio positivo vale più di innumerevoli esempi negativi. Si potrebbe allargare l’intervento di giudici volontari o in pensione per ridurre i carichi della giustizia civile. Naturalmente nei paesi più civili queste cose accadono già. E si potrebbe anche chiedere riparazione in sede civile dell’espropriazione del diritto costituzionale dei cittadini di scegliere il proprio rappresentante. Una bella serie di “Class Actions” da parte di associazioni civiche con i conseguenti forti esborsi economici o altre conseguenze più interessanti, potrebbe mettere in seria crisi questo parlamento ripieno di vecchi raccomandati con i cervelli dilaniati dal tempo e dalla “poteroina”, e contaminato dai peggiori rifiuti della società civile. Uomini che nessun imprenditore sano di mente assumerebbe mai e che nessun onesto padre di famiglia farebbe mai entrare in casa, ma che in un modo o in un altro sono finiti a far finta di dirigere un Paese, che invece è governato dai fondi neri della criminalità organizzata, dal basso e della criminalità legalizzata, dall’alto.

Cari cittadini, volete fare una cosa molto semplice che non costa nulla: da oggi in avanti smettetela di rivolgere lo sguardo e la parola a questi politici arroganti e inutili. Evitateli e ignorateli anche in tv. Forse anche gli imprenditori e i giornalisti inizieranno a capire quali sono le cose giuste da fare. Spegnete la tv e attivate la mente: sui libri e su internet il buon senso può muoversi liberamente.

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