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Referendum: i sostenitori del Sì non sanno spiegare perché lo sono...

C’è da restare basiti, di fronte alla sorprendenti motivazioni di molti cittadini italiani che sono a sostegno del Sì al referendum costituzionale.

Proprio stamane, su Facebook, qualcuno ha commentato un mio post, attraverso il quale e per l’ennesima volta, ho ribadito le motivazioni logiche per cui sarà bene votare NO. Ecco il commento: “Se votiamo no cambia qualcosa? Voterò si almeno ci proviamo”.

Ho subito risposto: “Provate a fare cosa…”? Si resta basiti, perché questo è uno dei tanti esempi di come - vuoi a causa della pessima informazione diffusa sul referendum, vuoi per la scarsa capacità di comprendonio da parte di molti cittadini italiani, in riferimento alla pessima scrittura dei quesiti referendari - si possa, una volta di più, sprecare un voto e perdere per sempre quella briciola di sovranità popolare, di cui tutti straparlano ma che, proprio grazie all’eventuale approvazione finale di questa ennesima riforma costituzionale, si perderà per sempre, addirittura istituzionalizzandone il criterio.

Votare SI, nella becera speranza di un qualche “cambiamento” generico e senza nemmeno sapere di quale cambiamento si tratti, è un sistema che porta solo sciagure.

Votare SI, perché – pur senza aver perso nemmeno cinque minuti nel tentativo di comprendere la valenza della riforma costituzionale – si ritiene che è meglio cambiare l’attuale sistema, ma senza sapere perché, è un atto che va contro la democrazia, contro la cittadinanza, contro la sovranità popolare.

Non si vota senza sapere perché. Non si va alle urne come fosse una gita fuori porta. Non si spreca un’occasione per migliorare semmai, il sistema paese. Non si rovina l’esistenza di un’intera popolazione, per il solo fatto che, invece di tentare – almeno – di capire, non si fa altro che farsi pervadere dalla frenesia di un fumiginoso “cambiamento”.

Non è che il “cambiamento” sia, in maniera incontrovertibile, un criterio positivo. Ma è ciò che, negli ultimi anni, una certa politica ha inculcato nella mente di molti cittadini. “Cambiare è bello”! Sì, come no: bisogna vedere cosa e come si cambia.

Potremmo dissertare per ore, su questo concetto. Semplifichiamo: se si passa, ad esempio, da un sistema sanitario universale, a un sistema sanitario a pagamento, il “cambiamento” è positivo o negativo? Se si passa dal sistema pensionistico contributivo a quello retributivo, è un “cambiamento” positivo o negativo?

Consiglio a coloro che voteranno SI, al solo scopo di sperare in un “cambiamento”, di fermarsi, e di farlo in tempo.

Se la riforma costituzionale passerà – anche se a mio parere, passerà al di là del responso referendario – sappiate che:

Non cambierà nulla con la cancellazione del sistema paritario: da anni, quando la politica decide di approvare una Legge o una riforma, lo fa a tempo di record: ricordatevi la riforma Fornero, o il più recente Jobs act.

Il bicameralismo paritario, è uno degli elementi imprescindibili di un sistema a regime democratico. Semmai, sarebbe necessario rivedere approfonditamente i comportamenti di senatori e parlamentari che, al momento opportuno, invece di utilizzare il sistema bicamerale per garantire democrazia alla popolazione, non fanno altro che concordare il responso, senza quindi mettere in atto il criterio stesso di bicameralismo paritario.

Rapporto Stato-Regioni: non cambierà nulla relativamente alle competenze. E consiglierei di non attendere “dopo”, per vederne gli effetti

Se non comprendete che, dare maggiori poteri al premier, significa negare ancor di più un sistema a regime democratico, forse dovreste approfondire meglio la vostra conoscenza in merito 

Nessuno, forse tranne me, vi parla del fatto che, tra gli articoli della riforma costituzionale, appare questo:

Per proporre un referendum serviranno 800 mila firme, contro le 500 mila attuali. Dopo le prime 400 mila la Corte costituzionale darà un parere preventivo di ammissibilità. Per quanto riguarda invece la presentazione di progetti di legge di iniziativa popolare, il numero di firme necessarie è triplicato, da 50 mila a 150 mila. Vengono inoltre introdotti in Costituzione i referendum popolari propositivi e di indirizzo”.

Potrebbe non essere abbastanza chiaro, quindi spiego: innalzando il numero delle firme necessarie per proporre un referendum, e triplicandone il numero (…) per presentare progetti di Legge di iniziativa popolare, si istituzionalizza il fatto che, il popolo non è e mai più sarà sovrano.

Ricordate per caso qualche spot pubblicitario per il referendum, o un discorso in un talk show o un articolo sulla stampa nazionale, che spieghi bene cosa significhi questo articolo relativo ai referendum e alle Leggi di iniziativa popolare? Non credo, perché – almeno io – non ne ho sentito nulla né letto nulla, ma l’ho scritto in questo articolo e in altri, pubblicati recentemente.

Sostanzialmente quindi, questa riforma costituzionale serve solo a un paio di cose: determinare un maggior potere decisionale in mano a un minor numero di persone – ecco a cosa serve l’abbassamento del numero dei senatori da 315 a 100, altro che “risparmio economico – oltre a un notevole potere al premier in carica, e stralciare di netto, l’ultimo baluardo di sovranità popolare.

Peraltro, forse avete dimenticato che, le stesse cose sono state dette e accarezzate – negli anni – anche dai governi di centro-destra, che non le hanno proposte solo perché i tempi non erano maturi: l’opinione pubblica aveva ancora un qualche potere, la situazione socio politica non era drammaticamente deviata come adesso e poi mai e poi mai avrebbero messo la faccia su un così aberrante cambiamento del sistema democratico nazionale, mica scemi…

Vi invito a riflettere quindi, ma non solo: vi invito a leggere e a parlare e a discutere quanto più possibile, sui temi della riforma costituzionale, prima di recarvi alle urne, il prossimo 4 Dicembre – ammesso che non cambino ancora la data all’ultimo momento – per non dover poi trovarvi a subire ciò che oggi non riuscite a capire e vedere.

Fatelo, per non dovervi pentire dopo: che votiate SI oppure NO, fatelo almeno a ragion veduta...

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Accademico dei Pugni (---.---.---.189) 13 novembre 2016 11:03
    Accademico dei Pugni

    Scrive l’autrice: "Il bicameralismo paritario è uno degli elementi imprescindibili di un sistema a regime democratico".

    Affermazione non corretta, perché in quasi tutti i sistemi parlamentari democratici non vi è un bicameralismo paritario (Spagna, Belgio, Germania, Austria, ecc.).

    Scrive l’autrice: il "Rapporto Stato-Regioni: non cambierà nulla relativamente alle competenze".
    Anche in questo caso si tratta di un’affermazione non corretta, perché la riforma modifica anche il titolo V della Costituzione, introducendo una diversa ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni su materie molto importanti che toccano direttamente i cittadini (sicurezza del lavoro, sanità, ecc.)

    Inoltre, l’autrice afferma che la riforma attribuisce "maggiori poteri al premier". Falso! Il testo della riforma non modifica di una virgola i poteri del Presidente del Consiglio. Anche in questo caso l’autrice dimostra di non aver letto il testo della legge di revisione costituzionale! 

    Ciò è confermato da quanto scrive a proposito degli istituti di democrazia diretta, perché l’autrice non cita correttamente gli articoli della legge di revisione costituzionale (Gazzetta Ufficiale 16 aprile 2016). 

    Questi sono gli articoli della legge di revisione costituzionale approvati da entrambe le Camere in seconda deliberazione.

    Art. 15. 
    (Modifica dell’articolo 75 della Costituzione). 

    1. L’articolo 75 della Costituzione è sostituito dal seguente:
    «Art. 75. – È indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente forza di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
    Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.
    Hanno diritto di partecipare al referendum tutti gli elettori.
    La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto o, se avanzata da ottocentomila elettori, la maggioranza dei votanti alle ultime elezioni della Camera dei deputati, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.
    La legge determina le modalità di attuazione del referendum».

    Art. 11. 
    (Iniziativa legislativa). 

    1. All’articolo 71 della Costituzione sono apportate le seguenti modificazioni:

    a) dopo il primo comma è inserito il seguente:
    «Il Senato della Repubblica può, con deliberazione adottata a maggioranza assoluta dei suoi componenti, richiedere alla Camera dei deputati di procedere all’esame di un disegno di legge. In tal caso, la Camera dei deputati procede all’esame e si pronuncia entro il termine di sei mesi dalla data della deliberazione del Senato della Repubblica»;

    b) al secondo comma, la parola: «cinquantamila» è sostituita dalla seguente: «centocinquantamila» ed è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «La discussione e la deliberazione conclusiva sulle proposte di legge d’iniziativa popolare sono garantite nei tempi, nelle forme e nei limiti stabiliti dai regolamenti parlamentari»;

    c) è aggiunto, in fine, il seguente comma:
    «Al fine di favorire la partecipazione dei cittadini alla determinazione delle politiche pubbliche, la legge costituzionale stabilisce condizioni ed effetti di referendum popolari propositivi e d’indirizzo, nonché di altre forme di consultazione, anche delle formazioni sociali. Con legge approvata da entrambe le Camere sono disposte le modalità di attuazione».

  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.241) 13 novembre 2016 11:17
    Emilia Urso Anfuso

    Gentile signore, 


    apprezzo i suoi sforzi per convincere i lettori che le ragioni del SI siano migliori rispetto alle ragioni del No.

    Purtroppo però, deve prendere atto - ad esempio - che il sistema bicamerale sì, è a tutti gli effetti un criterio fondamentale per assicurare democrazia a un paese.

    Il PLURALISMO è determinante, e non certo l’autoritarismo che lei spaccia per "democrazia".

    Nei paesi che lei cita peraltro, esistono sistemi differenti dal nostro, ma che garantiscono - almeno fino ad oggi - un maggior livello di Democrazia rispetto a quello, ormai già perduto da tempo, vigente nel nostro paese.

    Basterebbe dissertare un minimo sul nostro attuale sistema NON elettorale...

    Ad ogni modo, la invito a rileggere la frase finale del mio articolo: NON ho spinto nessuno a votare "NO": ho consigliato, sia che si voti SI sia che si voti NO, a farlo con COGNIZIONE DI CAUSA, in entrambi i casi.

    E’ questo, il senso del mio articolo.

    La saluto cordialmente

    Emilia Urso Anfuso
  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.241) 13 novembre 2016 11:21
    Emilia Urso Anfuso

    P.S. 

    Per ciò che riguarda poi, le Leggi di iniziativa popolare o i referendum, è palese come in Italia, in ogni caso NON viene - già da molti anni - preso in considerazione il responso referendario,

    Vogliamo parlare, ad esempio, del referendum sulla privatizzazione dell’acqua?

    Ora, si vuole ISTITUZIONALIZZARE la negazione del diritto al referendum e del diritto di presentare Leggi di iniziativa popolare.

    E’ molto grave, e lei lo sa bene.

    Comprendo che, dal punto di vista di un sostenitore del governo attuale e, di conseguenza, della riforma costituzionale, possa risultare difficilissimo accettarne le falle, ma mi creda: non è così che si fa BUONA POLITICA.

    Rinnovo il cordiale saluto

    Emilia Urso Anfuso
  • Di Accademico dei Pugni (---.---.---.189) 13 novembre 2016 14:37
    Accademico dei Pugni

    Gentile signora,

    rispetto molto il suo impegno civile, anche se non condivido le sue considerazioni politiche, che non hanno alcun fondamento giuridico.
     Non sono un militante di partito, né un militante del Sì, né un militante del No. Ritengo, però, che sia importante un’informazione documentata per analizzare i contenuti della riforma (almeno citando correttamente gli articoli modificati dalla legge di revisione costituzionale!). 
    Per quanto riguarda la legge elettorale - la quale, però, non ha nulla a che fare con il referendum costituzionale - Le segnalo che la riforma prevede il controllo preventivo di costituzionalità sulle leggi elettorali da parte della Corte costituzionale (si vedano gli articoli 73, comma 2 e 134, ultimo comma).
     Altro che autoritarismo! La riforma rafforza le garanzie costituzionali, evitando l’introduzione nel nostro sistema giuridico di sistemi elettorali in contrasto con la Costituzione repubblicana e palesemente antidemocratici. 

    Cordiali saluti

    Accademico dei Pugni 

  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.241) 13 novembre 2016 14:45
    Emilia Urso Anfuso

    Gentile lettore.

    La lascio alle sue convinzioni e opinioni, che non combaciano affatto con la realtà.
    Se per lei PLURALISMO e sistema bicamerale hanno un senso diverso, è suo diritto esserne convinto. Sbgliando clamorosamente.

    Inoltre. questo è solo uno dei diversi miei articoli pubblicati recentemente, e non solo su Agoravox, relativi al tema della riforma costituzionale.

    Questo articolo in particolare, come dice e spiega bene lo stesso titolo, scaturisce proprio dalla constatazione, di come chi sostiene il SI, molto spesso non è in grado nemmeno minimamente, di spiegarne le ragioni.

    Mi andrebbe benissimo se, di fronte a un sostenitore del SI, sentissi ragioni fondate.
    Ma, anche nel suo caso, non ne leggo. Anzi: sta facendo parecchia confusione su criteri assolutamente monolitici, a dar senso alla Democrazia. Gli stessi che lei tenta di contraffare

    Da giornalista indipendente, e da cittadina, le rinnovo i miei cordiali saluti

    Emilia Urso Anfuso

  • Di vittorio3 (---.---.---.104) 13 novembre 2016 17:45

    Quindi secono Lei dobbiamo votare NO perché altrimenti con l’eliminazione del bicameralismo paritario perderemmo il prezioso apporto di competenze e pareri di ben 315 senatori ... tra l’altro più maturi, quantomeno anagraficamente, dei 630 deputati ?

    Quindi ai pervicaci fautori del Si che sostengono che senza questa riforma la formazione delle leggi continuerebbe a durare assai a lungo Lei risponderebbe “ e che sarà mai se il percorso dura 2 o 3 anni ? “ nella misura in cui le norme saranno più partecipate, avendo accolto anche i preziosi emendamenti che faranno felici i cittadini di “Capranica di sotto” e di “Borgospesso di sopra” nonché l’onorevole locale che se ne farà vanto; così come fece appunto un senatore toscano quando riuscì a far inserire nella legge sulla protezione degli animali la “storia e salvaguardia dei famosissimi ciucci di Pietrasanta”.

    Alla fin fine Lei giustifica quindi che il DDL “Responsabilità professionale operatori sanitari” a suo tempo approvato dalla Camera sia ancora in Senato dopo 1.137 giorni  (quello sulla Riforma Processo Penale dopo soli 680 giorni e sul Processo Civile 592 giorni)e considera che ciò è tutto sommato irrilevante nella misura in cui così nasceranno leggi più corpose e democratiche avendo amorosamente abbracciato la platea di pareri più ampia possibile ... alla faccia dei perfidi gufi del SI che vorrebbero metter fretta !



  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.241) 13 novembre 2016 18:01
    Emilia Urso Anfuso

    Gentile lettore, lei continua a dire cose che io non ho nè mai detto nè tantomento mai scritto.

    Le ricordo che:

    - Riforma Fornero e Jobs Act, sono stati APPROVATI IN TEMPI RECORD e non sono i soli esempi di come, quando si è voluto, si è MOLTO VELOCIZZATA la procedura di approvazione

    - Potremmo poi dissertare sul numero - notevole ultimamente - del ricorso alla "FIDUCIA". O anche questo, per lei, non esiste?

    - Lei dovrebbe capire, ritengo, che il DDL “Responsabilità professionale operatori sanitari, NON è esattamente una priorità per la componente governativa, o davvero: siamo su "Scherzi a parte"?

    - Riforma processo penale e civile: i motivi a monte del "ritardo" NON SONO RICONDUCIBILI al sistema bicamerale paritario, bensì a notissime motivazione di ORDINE POLITICO.

    Voi del SI, che appunto, come ho scritto nel mio articolo, NON state capendo un fico secco di ciò che è stato peralro già approvato (le ricordo che la riforma è già stata approvata in Parlamento) e a mio parere, NON necessita certo di un "referendum confermativo" per esser messo in atto (ritengo infatti che, sia solo la solita fanfarata per far vedere al popolo che "democraticamente" prenderà parte a un referendum) e NON siete in grado di MOTIVARE coerentemente le ragioni del SI.

    Fino ad ora, tutto ciò che lei ha portato come "esempio di massima democrazia" va cestinato.

    Ritenti: è possibile che troverà una modalità di ragionamento almeno un pelino più coerente.

    Fino ad ora, ha scritto solo cose che non convincerebbero un tredicenne.

    Un cordiale saluto

  • Di pv21 (---.---.---.229) 13 novembre 2016 19:31

    INSIPIENZA & Vacuità >

    Da una fonte autorizzata (GIUDICE) viene chiarito che il quesito referendario proposto, pur nella sua estensione e complessità, “non lede” il diritto di voto del cittadino.

    Forse perché un tratto qualificante del “diritto di voto” è anche l’assoluta libertà di decisione concessa dall’assenza di un quorum minimo di validità. Ossia il “DIRITTO” di poter lasciare siffatta onerosa “incombenza” (decidere e andare a votare) perfino al solo 10% del corpo elettorale.

    Non solo.


    SI AFFERMA inoltre che, per concretizzare tale “diritto” di voto, il cittadino non avrà alcun problema a “sintetizzare” (con un Si o un No) la sua “valutazione complessiva” delle molteplici e diversificate parti che compongono tale riforma. Tenuto altresì conto del fatto che una qualsiasi “parcellizzazione” dei quesiti elencati farebbe mancare (e snaturare) la valenza “oppositiva” di un referendum sulla Costituzione.


    A mo’ d’esempio pratico.

    La modifica del sistema bicamerale è un tema del tutto distinto e avulso dalle modalità di ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni.

    Stando a detta tesi, nel caso di valutazione non omogenea, il cittadino dovrebbe “graduare” l’importanza che annette a ciascuna delle due proposte e dare quindi parere favorevole o contrario all’intera riforma. (Nota: come se si trattasse del televoto relativo alla finale di un festival canoro o di un concorso di bellezza).


    Un dato è certo.

    APPROCCIARE una questione di così grande portata e rilevanza politica solo con la logica e i canoni procedurali di una normale controversia da tribunale rischia di debordare nell’insipienza e nella vacuità.

    Sempre che non siano utile veicolo di Riflessi e Riflessioni atte a orientare

  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.241) 13 novembre 2016 19:42
    Emilia Urso Anfuso

    Gentile lettore pv21: lei ha mal compreso il criterio di "Diritto di voto" che ho espresso precedentemente.

    Conosce bene il contenuto dell’attuale Legge elettorale? (Italicum)

    Inoltre, ribadisco: la riforma costituzionale è GIA’ comunque stata APPROVATA in Parlamento.

    Ora: lei ricorda quando è stata l’ultima volta che un responso referendario è poi stato effettivamente attuato, nel nostro paese?

    Se poi invece, dobbiamo solo filosofeggiare sui sistemi perfetti, che ovviamente non sono il tema del mio articolo, beh, vi lascio ai vostri filosofeggiamenti.

    Un cordiale saluto

    • Di pv21 (---.---.---.229) 14 novembre 2016 18:52

      Gentile Signora, forse non ha capito o non mi sono ben spiegato.

      Le mie osservazioni prendono spunto dal contenuto (letterale) di una recente sentenza di merito. In sintesi.

      Volevo riaffermare che, in una vera democrazia, il cittadino può realmente esercitare il “diritto di voto” solo se gli vengono posti dei quesiti singoli e chiari. Come tali meritori di risposte altrettanto semplici e chiare (tipo Si o No).

      A proposito dell’approvazione Parlamentare, mi permetto di ricordarLe che parliamo di una maggioranza assoluta di fatto “gonfiata” da un “premio” per nulla digerito dalla Consulta.

      Saluti …

  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.241) 13 novembre 2016 19:53
    Emilia Urso Anfuso

    P.S.

    Ho "approcciato" la questione della riforma costituzionale in più articoli ed editoriali, pubblicati su varie testate giornalistiche negli ultimi mesi.

    Questo articolo ha un solo scopo: far riflettere la gente su COSA va a fare il 4 Dicembre, e sperare che lo facciano SAPENDOLO.

    Come legge nell’ultima frase infatti, io NON sto affatto sostenendo che debbano andare a votare NO. Che votino SI o NO; ma lo facciano a ragion veduta.

    Ritengo che la vostra passione smodata per il SI, non vi lasci spazio alla reale interpretazione di ciò che leggete: si nota dal contenuto dei vostri commenti.

    In ogni caso, ciò che ho riportato in questo articolo - anche se in sintesi - rappresenta una verità, incontrovertibile.

    Certo: di fronte a chi contesta persino che il bicamerismo - o bicameralismo - paritario sia uno degli elementi di un regime democratico, modificando di fatto la realtà, che dire...smiley

    Un cordiale saluto

  • Di Rocco Di Rella (---.---.---.104) 14 novembre 2016 16:56

    I pregi della Riforma Boschi

    La Riforma Boschi realizza un monocameralismo sostanziale, perché il Senato (i cui componenti scendono da 320 a 100) diviene una camera consultiva, che ha 40 giorni di tempo per esprimere un parere non vincolante sulle proposte di legge votate dalla Camera dei deputati. Restano bicamerali solo poche leggi ordinamentali (leggi costituzionali, ratifiche dei trattati europei, leggi sulle minoranze linguistiche, ecc.).

    La Riforma Boschi definisce meglio gli ambiti di competenza della legislazione statale e di quella regionale, riducendo fortemente il contenzioso tra Stato e Regioni dinanzi alla Corte Costituzionale.

    La Riforma Boschi abolisce le Province.

    La Riforma Boschi abolisce il più inutile degli enti, il CNEL.


    I difetti che la Riforma Boschi NON ha

    La Riforma Boschi, diversamente dalla riforma Calderoli bocciata dagli italiani nel 2006, NON istituisce un bicameralismo confuso e conflittuale, NON devolve pericolosamente poteri alle Regioni e NON attribuisce maggiori poteri al presidente del Consiglio dei ministri

    La Riforma Boschi, contrariamente alla riforma elaborata dalla Bicamerale presieduta da D’Alema, NON introduce l’elezione diretta del presidente della Repubblica e NON modifica le norme costituzionali sull’ordinamento giudiziario.

    Della Riforma Boschi NON fa parte la legge elettorale, che è una legge ordinaria e sarà presto esaminata dalla Corte Costituzionale.


    Cosa produrrebbe la vittoria del NO

    Gli oppositori alla Riforma Boschi non sono in grado di formulare una proposta alternativa di riforma costituzionale, perché parlano lingue molto diverse. Nel fronte del No, infatti, ci sono monocameralisti e bicameralisti, federalisti e centralisti, parlamentaristi e presidenzialisti. Pertanto, se vincessero i No, non cambierebbe assolutamente niente.

  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.241) 14 novembre 2016 17:07
    Emilia Urso Anfuso

    Gentile lettore, come dico e scrivo da tempo, anche in questo articolo: non è che il "cambiamento" a tutti i costi, sia sempre positivo.

    Sarebbe necessario riflettere su COSA e COME si realizza un cambiamento.

    La Costituzione attuale, è buona; andrebbe semmai messa in atto, cosa che non accade da decenni.

    La deriva politica degli ultimi anni, che non prevede ormai alcun tipo di coerenza e trasparenza, in special modo al momento di presentare una proposta di Legge, è all’origine di molte sciagure, a livello nazionale. Vanno cambiati i cervelli semmai, non gli articoli della Costituzione.

    Lei può pensarla come meglio crede, ma non è la diffusione sterile del criterio di "cambiamento" che migliorerà la condizione socio-economica e politica dell’Italia.

    Un cordiale saluto
    • Di Rocco Di Rella (---.---.---.104) 14 novembre 2016 17:17

      La Costituzione attuale non è buona. Dei suoi limiti erano consapevoli coloro che la scrissero. Piero Calamandrei, per esempio, era monocameralista e presidenzialista, ed era perfettamente consapevole dell’incapacità di questa Costituzione di garantire dei governi stabili. Piero Calamandrei fu l’estensore materiale di larga parte del testo costituzionale. Era un giurista affermato e di grande spessore. Tutta la Sinistra, ai tempi della Costituente, era monocameralista. Azionisti, socialisti e comunisti erano MONOCAMERALISTI. Passò il bicameralismo perfetto voluto da De Gasperi, che temeva un 18 aprile 1948 a parte invertite. De Gasperi volle bicameralismo paritario, perché, temendo la vittoria del Fronte Popolare, sperava in una sua non completa vittoria al Senato, il cui elettorato era anagraficamente più anziano di quello della Camera (per votare al Senato bisogna avere più di 25 anni). Quella scelta di De Gasperi ha partorito l’attuale VETOCRAZIA e il continuo ping pong tra le 2 Camere. Voterò Sì perché la Riforma Boschi realizza un monocameralismo di fatto, dal momento che il Senato sarà solo una camera consultiva che avrà 40 giorni di tempo per esprimere un parere non vincolante sulle proposte di legge votate dalla Camera.

  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.241) 14 novembre 2016 17:21
    Emilia Urso Anfuso

    Ottimo: voti SI. Io non ho scritto nulla relativamente a COSA il cittadino debba scegliere, ma ho espresso il mio pensiero su COME andrà a votare.

    Peraltro, per ciò che lei scrive, sembra che la riforma si occupi solo di cambiare il sistema bicamerale, e così non è.
    Inoltre ribadisco: il sistema bicamerale sarebbe efficacie se parlamentari e senatori avessero un diverso modo di intendere la politica.
    Un cordiale saluto
  • Di Rocco Di Rella (---.---.---.104) 15 novembre 2016 10:17

    La revisione del bicameralismo è il cuore della riforma. Poi ci sono la ridefinizione della competenze di Stato e Regioni, l’abolizione delle Province e del CNEL. Il resto è contorno (come la riduzione del numero dei senatori che passerebbero da 320 a 100).  Lei ha scritto: "il sistema bicamerale sarebbe efficace se parlamentari e senatori avessero un diverso modo di intendere la politica". Il sistema bicamerale non è efficace a prescindere e la colpa non è solo dei parlamentari che non hanno un diverso modo modo d’intendere la politica. La sua è una spiegazione superficiale e semplicistica. E’ questo sistema bicamerale ed inceppato che produce politici poco attenti alla collettività e più interessati a perseguire gli interessi particolari. Nel ping pong tra Camera e Senato, s’inseriscono mille interessi particolari che snaturano le proposte di legge iniziali. E’ il bicameralismo la causa del cattivo funzionamento delle istituzioni; i comportamenti dei singoli politici ne sono gli effetti. Per quanto mi riguarda, sono monocameralista, ma mi va bene anche questa riforma che realizza un monocameralismo sostanziale e che rappresenta il massimo che questo Parlamento potesse approvare nella direzione del monocameralismo.

  • Di Emilia Urso Anfuso (---.---.---.241) 15 novembre 2016 19:45
    Emilia Urso Anfuso

    Gentile lettore, le rispondo con una sola frase: "Come no"...

    E’ proprio il sistema bicamerale, il problema. Come no...

    Lei la pensi come meglio crede, ma anche lei, non sta avanzando ragionamenti convincenti, a sostegno della riforma.

    Ritenti.

    Inoltre, questo è solo uno dei diversi miei articoli sulla riforma, pubblicati negli ultimi mesi e non solo su Agoravox.

    Un cordiale saluto

    Emilia Urso Anfuso

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