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RadioSca - La Radio a Scampia: si va avanti!

Dopo le contestazioni, gli intoppi burocratici, gli ostacoli, RadioSca - la radio a Scampia prosegue la sua avventura grazie alla forza di volontà delle sue tre fondatrici: Laura Russo, Marilena Zoppo e Annalisa Mignogna. I progetti, Saviano, le Vele, la necessità dei poliziotti di quartiere, la paura di una nuova guerra...

Tre le fondatrici e una ventina i collaboratori. Obiettivo: raccontare la Scampia che vuole crescere, creare, aggregare, unire, emergere ed emanciparsi. A crederci Laura Russo, Marilena Zoppo e Annalisa Mignogna che qualche anno fa hanno deciso di dar vita ad una web radio: Radiosca – la radio a Scampia.
Hanno lottato, contestato, combattuto per il loro sogno e alla fine hanno vinto: la radio funziona e il progetto andrà avanti, oltre i 24 mesi stabiliti. E tutto questo grazie alla grinta delle fondatrici.

In primis di Laura Russo: “ormai mi conoscono nei corridoi del Comune di Napoli. Ho fatto tante battaglie, ho usato la rete per avere appoggio e sostegno. È stato il massimo quando mi chiamò La Repubblica di Napoli che era stata contattata da Udine dove avevano letto di questa realtà rivoluzionaria che stava nascendo e che cercava di vedere la luce, nonostante le difficoltà e l’ostruzionismo da parte dell’Amministrazione. Ora, invece, ci vogliono. Mi hanno detto che vorrebbero prorogare il progetto per altri tre mesi”.

 


Cominciamo dalla realtà di Scampia nella quale sei cresciuta.

“Il problema di Scampia è che non ci sono proposte per vivere il territorio. Io vivo nelle case popolari, nel Lotto U. E devo dire che ovunque c’è difficoltà a vivere i quartieri. Dove non trovi lo spaccio, trovi la droga. Le mamme con i bambini non hanno voglia di scendere per strada con i figli. Hanno paura. Anche perché spesso – capitava anche a me da ragazzina – nei posti in cui non c’era lo spaccio e che noi sceglievamo per giocare, trovavamo il ragazzo che si drogava. Oppure ti capita che tu stai giù, nel parco, e arriva la volante o la polizia in borghese. E i poliziotti non possono conoscere tutti, soprattutto quando arriva il poliziotto nuovo che, spesso, ha il pregiudizio. E allora mi è capitato di dover stare le ore appresso alle loro tarantelle a spiegare che non c’entravo niente, che ero una persona per bene. Le comitive di ragazzi, per questo, si chiudono spesso nei parchi privati. Noi giocavamo nel parco dei ciliegi. Ce ne sono tanti. Nei parchi privati c’è il verde, ci sono strutture sportive, c’è una dimensione di paesino. Io, in realtà, non sono molto favorevole ai parchi privati. Io ho un figlio di 16 anni e ho sempre evitato di farlo crescere nel parco perché credo che porti alla paura dell’altro. All’auto-ghettizzazione, a far vedere che ciò che è fuori da quel parco è pericoloso. Sono proprio quelli del quartiere i primi a creare questa forma di auto-snobismo”.


Camminando per le strade di Scampia, ciò che stupisce è vedere come la gente accetti di vivere in un contesto fatto di degrado, povertà, abbandono. Al di là di quelli che sono i problemi legati alla assenza delle Istituzioni. Chi abita alle Vele è rassegnata a quel degrado. Come è possibile questo?

“Hai ragione. Dipende molto dalle persone. Io ho parenti del mio ex marito che vivevano nella Vele e quindi conosco quella realtà. Dove vivo io, invece, non è mai successo che rubassero, tanto per dirne una, la cabina dell’ascensore. Ti faccio un esempio: noi, poiché siamo in case popolari, non paghiamo il condominio, ma comunque mettiamo da parte soldi per sistemare di tanto intanto l’esterno. Invece le Vele sono state gestite in maniera assurda. Quindi dipende anche da chi ci vive. Ho sempre sentito raccontare da persone anziane che durante il terremoto la gente si impossessava delle case ancor prima dell’assegnazione o le dava a persone di un “certo tipo”…”.


Tu hai un figlio e hai alle spalle una esperienza particolare…

“Ho avuto mio figlio a 17 anni. ho avuto un' esperienza particolare. Il mio ex è un soggetto pericoloso… Entra ed esce di galera. Mi ricordo che mi avevano fatto la proposta di comprare una casa nelle cosiddette case Dei Puffi. Costava solo 5milioni di lire più un bollettino mensile di 20mila lire che comprendeva le spese di luce, acqua e pigione. Visto che la luce è pagata, non mettono il gas, ma usano lo scaldabagno. Le case dei Puffi, che dovevano essere alloggi provvisori, sono poi divenuti permanenti. Inquietanti. A terra hanno il pavimento di plastica con i pallini. Le vendevano a poco perché non avevano mercato. Ora sono luogo di spaccio. Se ne parla diversamente. Io che avevo 16 anni me la volevo comprare e mia mamma diceva che ero pazza! Meno male che l’ho ascoltata”.


Non hai mai pensato di andar via da Scampia?

“Io, quando mi sono sposata, sono andata a Giugliano, perché Scampia non mi piaceva. Volevo che mio figlio fosse libero di uscire di casa. Come io non lo ero stata, nonostante abbia avuto la fortuna di vivere poco Scampia: quando ero bambina, uscivo la mattina presto per andare a scuola in centro e tornavo la sera tardi. I miei hanno sempre usato Scampia come dormitorio. Dopo essermi separata, comunque, sono tornata dai miei per rimettermi in sesto. Volevo andarmene via dall’Italia, volevo andare in Inghilterra o ancora più a nord.

Volevo mettere a frutto il fatto che ho studiato le lingue, mi piace viaggiare, sono socievole. Mi ero data un anno di tempo per prendere la qualifica. Quando ero rimasta incinta non ero riuscita a diplomarmi. Poi mi riscrissi all’IPSC Ipc Miano. E proprio in quel periodo è uscito il bando della “Casa Della Socialità” e ho provato a parteciparvi come esercitazione di scuola. Il progetto che presentai era quello della radio, inteso prima di tutto come luogo di aggregazione, perché questo è un quartiere tutto da creare. Me ne volevo andare. Io ho sempre lavorato e sempre ho avuto difficoltà già solo nel raggiungere i posti di lavoro. Ci vuole un’ora solo per arrivare alla metro. E poi ho sempre subito il pregiudizio di essere di Scampia. Pensano che hai risorse negative a cui attingere, in caso non ti vadano bene le cose in forma “legale”…”.


Ricordi la tua infanzia a Scampia?

“Andavo a scuola dalle suore e quando uscivo stavo alla Sanità. Quindi la dimensione camorra l’ho vissuta lì e non a Scampia, dove per lo più c’è la droga, c’è miseria. Ma la camorra, intesa come forma di prepotenza, l’ho subita alla Sanità. E ne ho subite di cose…”.


Di che tipo?

“Se guardavi una persona ti insultavano. C’erano le bambine che facevano dispetti alle altre bambine. A Carnevale non si gettavano coriandoli, ma sassi. Ricordo le discese dei motorini, le siringhe a terra. Dovevamo stare attenti. Attenti ai percorsi. Lo stesso l’ho vissuto al liceo Linguistico. Sono cresciuta in una famiglia numerosa e facevo volontariato a Montesanto. Un anno organizzammo un’azione di pulizia sulle scale, pienissima di siringhe. Io a Scampia non ne ho mai viste tante. La camorra intesa come cattiveria l’ho vissuta più in centro. Vivendo qui a Scampia mi sono creata una mia dimensione. Forse perché da bambina io uscivo alle 7 e alle 7,20 già stavo a scuola in centro. Quindi non ho subito più di tanto il disagio di questo quartiere”.


Come accoglie la scuola i ragazzi di Scampia?

“Dal 1995 è cominciata questa cosa che gli Istituti del centro non accettavano più le iscrizioni dei ragazzi di Scampia. Per questo cominciarono a preferire l’apertura delle succursali. Io frequentavo il Margherita di Savoia, oggi Elsa Morante. La scuola aveva sempre problemi per assenza di aule e quindi aprirono una sede a Scampia. Quando ha aperto l’istituto alberghiero di Scampia, per esempio, per un anno le mamme cercavano di portare i figli a Capodichino e non li accettavano. Oggi a Scampia ci sono 5 scuole superiori”.


Parliamo della radio e del progetto.

“La vittoria del bando ci ha fatto avviare il progetto, sollevandoci dalle spese. Ci hanno dato uno spazio fisico, senza pagare le utenze, ci hanno dato un kit di start up di 30mila euro con il quale acquistare i beni per l’avvio dell’impresa. E anche attività di supporto. Questo progetto dura 24 mesi. Dopodiché possiamo riscattare tutti i beni che ci sono stati affidati in comodato d’uso, al prezzo di mercato. Certo, abbiamo dovuto lottare non poco per ottenere ciò che era scritto sulla carta. C’è stata una trafila burocratica incredibile. Problemi ci sono stati anche per la cessione della struttura da cui trasmette la radio, situata nella Piazza Telematica di Scampia, problemi li abbiamo avuti con il Comune di Napoli e la partecipata Napoli Servizi. Una serie interminabili di disservizi ha reso la semplice trasmissione radio giornaliera una dura lotta per la sopravvivenza della stessa RadioSca. Dopo la presentazione del progetto, è passato un anno prima dell’approvazione. Poi è stata analizzata la graduatoria e si è compiuta una verifica di cantierabilità. Comunque abbiamo fatto un po’ di casino. La cosa più bella sono state le ottime risposte ricevute da tutta Italia! Pensa che in seguito alle mie denunce la società Napoli Servizi ha dovuto cambiare i dipendenti. Per fortuna le cose sono andate bene”.


Quando avete cominciato?

“Abbiamo cominciato ad ottobre 2010. Quindi dobbiamo stare qui fino ad ottobre 2012. Ma ci vogliono tenere altri 3 mesi. Io poi ho dove portare la sede della radio. Il comune adesso ci vuole! Comunque il fatto che sia passato un po’ di tempo ci ha permesso che internet diventasse sempre più commerciale a Scampia. Vendiamo anche pubblicità”.


Quale è la vostra programmazione?

Parliamo del quartiere, degli eventi, bandi, progetti. Passiamo quelle informazioni che possono servire a parlare in modo positivo del territorio”.


È emerso che a Scampia nascono moltissime associazioni, molte delle quali, esaurita la sovvenzione, chiudono.

“Noi teniamo d’occhio le associazioni. E ti confermo ciò che dici. Ma il nostro compito in radio non è quello di giudicare. Noi diffondiamo info sugli eventi. Se una o l’altra associazione mi parla di una festa, per me è uguale. In ogni caso rappresenta la possibilità di vivere Scampia. C’è talmente tanto da fare… E comunque penso che qualsiasi iniziativa sia a discapito della camorra. Ma non faccio anticamorra, perché non ho quella cultura, non sono in grado e ho paura di essere capita male. Non sono una che giudica e neanche giustifica. Se si vuole, si può… Ma penso anche che ci sono persone più deboli”.


Non avete paura in questo periodo in cui si è parlato di una possibile nuova guerra a Scampia?

“Nei primi giorni di gennaio ci sono stati omicidi a Scampia, così hanno detto. Ma in realtà erano di Scampia, ma non sono stati ammazzati qui. E il discorso che si è sentito del coprifuoco io sinceramente non l’ho vissuto. Ciò di cui abbiamo avuto paura è che ricominciasse ciò che era accaduto nel 1996 e poi nel 2006. La più grande è stata quella del 1996. Nel 2006, con gli scissionisti, si è fatto più che altro rumore. Io ho paura di vivere un’altra guerra. Perché sono guerre fatte da persone sotto effetto di stupefacenti. Loro ammazzano anche se hai la macchina uguale. Poi ci sono le vittime innocenti, se stai in mezzo, i proiettili di rimbalzo… Ecco io, in radio, cerco di portare le persone alla riflessione. Cerco di fare un programma per ammonire. Una cosa è se fai lo spacciatore. Un’altra se prendi una pistola e spari. Ma diciamo che la nostra attenzione maggiore è la musica”.


Avete mai subìto minacce?

“Come radio non abbiamo subito mai minacce. Quando abbiamo avuto problemi con il Comune di Napoli, mi capitava di ricevere telefonate anonime di napoletani che chiedevano se dovevano intervenire, se dovevano far paura alla Napoli Servizi. Siamo simpatiche! Anche perché facciamo molta attività con i bambini. La radio è aperta a chiunque! Più che fare un programma radiofonico, preferiamo fare eventi. Comunque non ho paura, anche perché, con il mio primo marito, che entra ed esce dal carcere, ho vissuto di tutto! La mia separazione è stata la presa di coscienza di me stessa. Da piccola davo la colpa alla gente che lui frequentava e con la quale litigavo”.


Come è possibile che nessuno faccia niente quando ciò che accade è alla luce del sole?

“A volte, e sembra un po’ cinico, si cerca di non fare l’arresto per due quantitativi di droga. Ma c’è anche un altro fattore, quello di alcune situazioni interne che ci sono nelle Forze dell’ordine. Come si legge spesso nei giornali. Per questo il Ministero ogni tanto manda nuovi Carabinieri. In realtà, e questo lo sostengo da sempre, ci vorrebbe un poliziotto di quartiere. Invece di fare un casermone, avrebbero dovuto mettere un gabbiotto in tutti i quartieri. La gente avrebbe sentito più presente la polizia. Più vicina. E lui a sua volta avrebbe potuto conoscere tutti singolarmente. Se sei una persona per bene”.


Cosa pensi di Saviano?
“Il libro e il film sono due cose separate. Nel libro diciamo che ci sono tante verità ed è un romanzo. Secondo me omette delle cose. A Scampia ha parlato della criminalità dello spaccio. Ma non ha parlato del come mai ci sono zone degradate, progetti incompiuti. Quando parla di Casal di Principe , al contrario, attacca i progetti incompiuti. Mi è sembrato un po’ uno che facesse giochi di partito. Ovviamente per me Saviano può scrivere quello che vuole. Ma è la gente che non dovrebbe accettare tutto come oro colato! Per quanto riguarda il film, ho partecipato anche ai casting. Ma mi hanno detto che avevo la faccia da brava ragazza. Il limite del film è che fa coincidere Scampia con le Vele. Ma chi non è di Scampia non lo sa che non è così”.


E dopo la radio?

“Faccio una doppia attività oltre a vendere servizi pubblicitari io cerco di essere vicina alle crescite delle imprese che sono mie clienti. Ho continuato gli studi e sono tecnico di gestione aziendale. Faccio corsi sulle imprese. Spero di iscrivermi all’Università”.

La radio

RadioSca è una web radio commerciale nata da un’idea di Laura Russo, Marilena Zoppo e Annalisa Mignogna grazie al contributo dell’incubatore d’imprese femminili del Progetto Casa della Socialità con sede operativa a Napoli in via Don Guanella a Scampia.

Attraverso il mondo del web RadioSca si propone di promuovere momenti di aggregazione sociale sul territorio della periferia nord di Napoli sia virtuali che fisici in collaborazione con altre imprese – con particolare riferimento a quelle dell’intrattenimento. L’obiettivo principale è quello di permettere al quartiere Scampia – diventato per tutti un luogo comune – di entrare in maniera significativa a far parte della realtà economica napoletana – classificandosi come area naturalmente preposta ad ospitare attività legate al settore dell’intrattenimento e dell’Arte.

Il sito della radio qui.




 

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