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 Home page > Attualità > Media > Quella sottile differenza tra esprimere un’opinione e fare informazione

Quella sottile differenza tra esprimere un’opinione e fare informazione

La differenza che intercorre tra la regolamentazione e la censura è più o meno la stessa che intercorre tra la libertà di stampa e la libertà di manifestazione del pensiero.

Che internet sia un caos è una verità difficilmente contestabile. Che negli anni il confine tra blog personale e testata giornalistica si sia gradualmente assottigliato non è da mettere in discussione. Neppure che la differenza tra fatti opinioni sia andata progressivamente riducendosi è da mettere in discussione. Ma soprattutto, non è opinabile il fatto che l'attività informativa sia sempre soggetta ad obblighi e regolamentazioni

"Mentre per l'individuo la manifestazione del pensiero è e deve essere libera, nei suoi motivi, nei suoi scopi, nei suoi contenuti e, nella misura più lata possibile, anche nelle sue forme espressive, per i mezzi di comunicazione di massa la manifestazione del pensiero è una funzione: la veicolano, la diffondono, la sollecitano, la favoriscono." (Zeno-Zencovich, 2004)

Ciò significa che quando l'individuo oltrepassa il confine che separa la mera espressione di un pensiero dall'azione giornalistica, deve anche accettare le regole imposte da quel passaggio.

Ha ragione il ministro Severino (dietrologia a parte) quando invita all'autoregolamentazione; basterebbe un minimo di onestà intellettuale, talvolta anche solo di buon senso, per esprimersi senza diffondere informazioni mendaci. Ma sbaglia nel momento in cui "minaccia" interventi normativi del Governo, qualora ciò non si verificasse. Perché è vero che il tanto citato, spesso a sproposito, art. 21 della Costituzione disciplina che la legge possa stabilire "provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni", com'è vero che quei provvedimenti esistono già.

Art. 595 del Codice Penale:

"Chiunque, fuori dei casi indicati nell'articolo precedente, comunicando con più persone, offende l'altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1032.

Se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a euro 2065.

Se l'offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore ad euro 516.

Se l'offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza, o ad una Autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate."

Perché, certo, "tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione", a tutti è concesso il diritto di cronaca e di critica; ma ad ogni diritto corrisponde un dovere.

Significa che il fatto narrato deve essere vero e l'espressione del giudizio, della valutazione e dell'opinione non può mai trascendere nell'offesa e nell'umiliazione pubblica.

Questo è ciò che disciplina la giurisprudenza. Pretendere il rispetto di queste regole non significa censurare, ma esigere da te, blogger con la missione di fornire un'alternativa al giornalismo brutto, sporco, cattivo e servo del potere , di non scadere nella demagogia più gretta attraverso la divulgazione di notizie false e tendenziose, spesso finalizzate a generare malcontento e alimentare sentimenti populisti "a prescindere". Significa pretendere da te, paladino dell'informazione alternativa, il rispetto di quei principi deontologici che ritieni violati dai giornalisti professionisti .

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.254) 3 maggio 2012 16:47

    Opinione o Informazione? Il problema esiste eccome. 

     Però nel trattare il problema l’autrice presuppone una distinzione netta fra opinione e informazione che non è né realistica né sostenibile: l’informazione è sempre una rappresentazione di fatti interpretati secondo una certa cultura. Di alcune culture si può dire che sono certamente sbagliate e che falsano la visione della realtà, ma questi sono casi limite: spesso, il preferire una cultura o un’altra è una questione di opinione. Faccio dapprima alcuni esempi semplici, tenendomi volutamente lontano dal più grande problema, e cioè che spesso culture diverse discendono da opinioni politiche diverse e contrapposte.

     Se oggi un medico uccide un paziente dissanguandolo, difficilmente troveremo qualche “giornalista” che sostiene che il medico lo ha curato con un salasso, e magari che il paziente è morto perché il medico non gli ha tolto abbastanza sangue da fargli uscire tutto il male: cio’ dipende dal fatto che quella cultura –oggi- non ha più alcuna credibilità, ma un giornalista di altri tempi lo avrebbe scritto, convinto di rappresentare la realtà.

     Oggi troviamo però “giornalisti” che scrivono che un bagnante è morto di congestione per aver fatto il bagno dopo mangiato, anche se tutta la cultura medica di tutto il mondo ignora la congestione e se tale buffa credenza esiste soltanto in Italia. In perfetta analogia, ogni volta che c’è un’esplosione di gas, i giornalisti scrivono che è esplosa una “bombola”, perpetuando un errore linguistico che confonde il gas con la bombola, il tubo dell’acqua con la pompa, ecc. In questi esempi abbiamo semplicemente delle culture certamente sbagliate ma credibili e credute semplicemente perche’ molto diffuse, pur essendo indiscutibilmente sbagliate. E’ indiscutibilmente pessimo giornalismo, che sarebbe da censurare perchè indiscutibilmente disinformativo.

     Prendiamo il caso di un incidente stradale: secondo un giornalista è stato causato dalla velocità, per un altro dall’incapacità di controllare il mezzo a quella velocità, per un altro ancora dall’imprudenza di essere andato a quella velocità, per un altro dal non avere aumentato la velocità in modo tale da sfuggire allo scontro… Prendiamo il caso di un edificio crollato durante un terremoto: è caduto per il terremoto o perché malcostruito? I morti sono stati uccisi dal terremoto o dal costruttore? Prendiamo il caso di un suicidio: un giornalista scrive che si è ucciso perché era depresso, un altro perché qualcosa gli ha causato la depressione: la perdita dell’amore o la perdita del lavoro e della dignità sociale, un altro perché la sua depressione non era ben curata.

    Sono tutte informazioni ben diverse, ma chi potrebbe arrogarsi il diritto di dire quale è vera e quali sono false? Sono tutte informazioni che rappresentano la realtà secondo diversi punti di vista, che sono tutti rispettabili e tutti criticabili, senza per questo essere ugalmente accettabili.

     E finora neanche abbiamo toccato le grandi divergenze che derivano da grandi divergenze politiche e ideologiche: se una produzione viene “delocalizzata” si deve dire che è un problema di costo del lavoro o che è un problema di mancata tutela del lavoro e dei diritti dei lavoratori? Se c’è una recessione si deve dire che la gente o i paesi vivevano al di sopra delle loro possibilità o che la rendita finanziaria sopravanza il reddito da produzione?

    Rappresentare opinioni in proposito non sarebbe “fare informazione”? Forse l’unica “informazione” che merita questo nome? Forse sono interrogativi troppo grandi per un articoletto o un commento.

     GeriSteve

     

     

     

    • Di Carla Casu (---.---.---.149) 3 maggio 2012 18:18
      Carla Casu

      Faccio un altro esempio (peraltro realmente verificatosi): autore di blog - molto seguito - scrive che il Governo spende in auto blu una cifra improponibile a nove zeri. Oltre a questo diffonde altri dati, tutti falsi. Il commento più intelligente che l’articolo riceve è "maledetti bastardi". Nessuno si prende la briga di verificare, nessuno si cura di usare la logica e rendersi conto che quella cifra copre dieci finanziarie e sicuramente qualcosa non quadra. 

      Il fatto è questo: quel dato è stato spacciato per reale e il blogger non ha risposto del suo errore (fingiamo di credere fosse un errore commesso ingenuamente).
      Il mio articolo fa riferimento ai dati di fatto non interpretabili (non agli editoriali o ai post in cui si esprimono opinioni). Discorso che si può tranquillamente estendere anche agli esempi del commento, dal momento che un dato di fatto dovrebbe essere non interpretabile per definizione.

      " Prendiamo il caso di un incidente stradale: secondo un giornalista è stato causato dalla velocità, per un altro dall’incapacità di controllare il mezzo a quella velocità, per un altro ancora dall’imprudenza di essere andato a quella velocità, per un altro dal non avere aumentato la velocità in modo tale da sfuggire allo scontro… "

      Per questo motivo si fanno le perizie di analisi e ricostruzione delle dinamiche di incidenti stradali. Il giornalista non dovrebbe scrivere ciò che è accaduto secondo la sua opinione, ma ciò che è accaduto secondo la realtà.

      "Prendiamo il caso di un edificio crollato durante un terremoto: è caduto per il terremoto o perché malcostruito?"

      È caduto per il terremoto. Il fatto che fosse mal costruito è l’aggravante, non la causa. Sarebbe la causa se fosse caduto a prescindere dal terremoto.

      (Non replico a tutti gli esempi, altrimenti mi dilungo troppo.)

      Per quanto riguarda la distinzione: mi rifaccio a quanto "stabilito" dal diritto dell’informazione. Esistono definizioni, regole, distinzioni, principi che non ho inventato io.
      L’informazione non è affatto una rappresentazione di fatti interpretati. 

      La distinzione tra opinione e fatto è netta, eccome. La distinzione tra manifestazione del pensiero e attività informativa un po’ meno, e riguarda soprattutto i mezzi e la differenza tra esercizio individuale ed esercizio in forma di impresa. 

      L’articolo può essere approfondito in molti modi, ciò che però mi interessa maggiormente è la maniera in cui si utilizza questa libertà. Io sarò sempre contro la censura e contro ogni tentativo di limitare la manifestazione del pensiero. Sarò sempre contraria anche ai tentativi di "boicottare" l’informazione alternativa, ma non sarò mai a favore della disonestà intellettuale (soprattutto se cela secondi fini), provenga da un giornalista professionista o da un blogger. 


  • Di Renzo Riva (---.---.---.29) 5 maggio 2012 04:21
    Renzo Riva

    A mio avviso non dovrebbero esistere regole se non l’unica in assoluto:

    la querela della parte lesa con pronunce dei giudici o arbitrati veloci e senza pagamenti di stratosferici danni.ma limitazioni e sospensioni dell’attività; quasi un parallelo pari a quelle che vengono applicate ai gestori dei locali pubblici che non ottemperano ad obblighi di legge.

    Una postilla a quanto scrive l’articolista:

    "È caduto per il terremoto. Il fatto che fosse mal costruito è l’aggravante, non la causa. Sarebbe la causa se fosse caduto a prescindere dal terremoto."

    Vero solo in parte.

    Qualora in zona sismica e costruito con le tecniche antisismiche per contenere gli effetti di un sisma e mantenerne l’agibilità (questo prescrivono le leggi al riguardo degli edifici pubblici), non sarebbe solo aggravante ma la causa qualora il sisma non sia stato di magnitudo superiore ai dati di progetto che ottemperano a precise tabelle di legge.
  • Di Renzo Riva (---.---.---.29) 5 maggio 2012 04:23
    Renzo Riva

    Ovviamente con comunicazioni cubitali sui mezzi che hanno pubblicato quanto sanzionato.

  • Di Renzo Riva (---.---.---.29) 5 maggio 2012 04:34
    Renzo Riva

    Non tutte le opinioni possono però essere considerate alla stessa stregua e talvolta non hanno nemmeno la dignità di rappresentare un’opinione per l’ignoranza manifesta di chi la esprime.


    Delle opinioni poi è da considerare il velo dell’ideologia che le trasforma in propaganda, legittima quanto si vuole ma solo e semplice propaganda; quando pure non siano anche falsità palesi o nascoste.
    • Di Carla Casu (---.---.---.62) 5 maggio 2012 12:29
      Carla Casu
      "Qualora in zona sismica e costruito con le tecniche antisismiche per contenere gli effetti di un sisma e mantenerne l’agibilità (questo prescrivono le leggi al riguardo degli edifici pubblici), non sarebbe solo aggravante ma la causa qualora il sisma non sia stato di magnitudo superiore ai dati di progetto che ottemperano a precise tabelle di legge."

      Grazie per la precisazione. 

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