Faccio un altro esempio (peraltro realmente verificatosi): autore di blog - molto seguito - scrive che il Governo spende in auto blu una cifra improponibile a nove zeri. Oltre a questo diffonde altri dati, tutti falsi. Il commento più intelligente che l’articolo riceve è "maledetti bastardi". Nessuno si prende la briga di verificare, nessuno si cura di usare la logica e rendersi conto che quella cifra copre dieci finanziarie e sicuramente qualcosa non quadra.
Il fatto è questo: quel dato è stato spacciato per reale e il blogger non ha risposto del suo errore (fingiamo di credere fosse un errore commesso ingenuamente).
Il mio articolo fa riferimento ai dati di fatto non interpretabili (non agli editoriali o ai post in cui si esprimono opinioni). Discorso che si può tranquillamente estendere anche agli esempi del commento, dal momento che un dato di fatto dovrebbe essere non interpretabile per definizione.
" Prendiamo il caso di un incidente stradale: secondo un giornalista è stato causato dalla velocità, per un altro dall’incapacità di controllare il mezzo a quella velocità, per un altro ancora dall’imprudenza di essere andato a quella velocità, per un altro dal non avere aumentato la velocità in modo tale da sfuggire allo scontro… "
Per questo motivo si fanno le perizie di analisi e ricostruzione delle dinamiche di incidenti stradali. Il giornalista non dovrebbe scrivere ciò che è accaduto secondo la sua opinione, ma ciò che è accaduto secondo la realtà.
"Prendiamo il caso di un edificio crollato durante un terremoto: è caduto per il terremoto o perché malcostruito?"
È caduto per il terremoto. Il fatto che fosse mal costruito è l’aggravante, non la causa. Sarebbe la causa se fosse caduto a prescindere dal terremoto.
(Non replico a tutti gli esempi, altrimenti mi dilungo troppo.)
Per quanto riguarda la distinzione: mi rifaccio a quanto "stabilito" dal diritto dell’informazione. Esistono definizioni, regole, distinzioni, principi che non ho inventato io.
L’informazione non è affatto una rappresentazione di fatti interpretati.
La distinzione tra opinione e fatto è netta, eccome. La distinzione tra manifestazione del pensiero e attività informativa un po’ meno, e riguarda soprattutto i mezzi e la differenza tra esercizio individuale ed esercizio in forma di impresa.
L’articolo può essere approfondito in molti modi, ciò che però mi interessa maggiormente è la maniera in cui si utilizza questa libertà. Io sarò sempre contro la censura e contro ogni tentativo di limitare la manifestazione del pensiero. Sarò sempre contraria anche ai tentativi di "boicottare" l’informazione alternativa, ma non sarò mai a favore della disonestà intellettuale (soprattutto se cela secondi fini), provenga da un giornalista professionista o da un blogger.