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 Home page > Attualità > Società > Prostituzione in Italia. Facciamo finta che non ci sia…

Prostituzione in Italia. Facciamo finta che non ci sia…

 

La risposta italiana alla prostituzione è fingere che non esista. Ora che uno Stato democratico non trovi niente di meglio da dire o da fare dinanzi a un fenomeno millenario come la prostituzione è francamente desolante.

Credo sia il momento di affrontare seriamente la questione, continuare ad affermare che “La prostituzione non dovrebbe essere e pertanto non ce ne occupiamo” è illusorio e inaccettabile.

Per trattare questo annoso fenomeno può essere utile partire da alcuni punti fermi:

  • 1- La prostituzione è sempre esistita ed esiste, può non piacere ma è un dato di fatto.
  • 2- In Italia la prostituzione non è contemplata tra le attività lecitamente svolgibili e pertanto è appannaggio della criminalità organizzata nostrana e dell’Est Europa.
  • 3- La maggior parte delle prostitute in strada sono ragazze ingannate, strappate alla propria famiglia, stuprate, picchiate, minacciate e costrette a vendersi su un marciapiede.
  • 4- La questione necessita di un immediato intervento e di una relativa normalizzazione.

 Ora pur essendo il tema molto delicato, credo che sia inammissibile continuare a fingere che la prostituzione non esista e non regolamentarla. È il momento che divenga un’attività legale per coloro che l’abbiano scelta, espletabile al chiuso e nelle opportune condizioni igienico sanitarie. Le prostituite devono pagare regolarmente le tasse in modo da essere tutelate come qualsiasi altro lavoratore e in modo da ricevere una normale pensione al momento opportuno.

 Ciò, credo, sia necessario per sanare una situazione attualmente inaccettabile e vergognosa. Non è più ammissibile che per le nostre strade ci siano in vendita giovani schiave, spesso anche minorenni, costrette a una vita che non hanno scelto.

 Una volta normalizzata la prostituzione volontaria dovrebbero inasprirsi i controlli e le punizioni per gli sfruttatori e per eventuali clienti che dovessero continuare a frequentare prostitute non “regolari”.  

 Nessuna giovane deve essere costretta a vendere il proprio corpo per imposizione, lo Stato d’Italia non può ammettere un tale abuso.

Che la prostituzione sia un’attività legale, volontaria e tutelata come qualsiasi altra attività. Fingere che non esista e consentire il perpetrarsi dello scempio attuale è un atto d’inciviltà.

Commenti all'articolo

  • Di signorarita (---.---.---.114) 6 febbraio 2009 14:01

     molto interessante,mi ho permesso di pubblicare questo pezzo sul mio blog....
    http://ioprostituta.myblog.it/

    rita

  • Di mabo (---.---.---.92) 8 febbraio 2009 17:49
     
    Ho pensato molto all’opportunità di esimermi dal commentare un articolo di questo tenore, per evitare polemiche che preferisco non fomentare, su argomenti così delicati, che forse dovrebbero essere affrontati da specialisti (Psicologi, Sociologi, Pedagogisti), categorie delle quali non faccio parte.
    Ma una forza interna mi impedisce di sottrarmi al commento.
    Sono in pieno disaccordo sull’ineluttabilità di questa pratica che vede l’uomo acquirente e la donna merce di scambio. L’affermazione che essendo una pratica sempre esistita, quindi naturale, non giustifica la sua perpetuazione in eterno.
    Se vogliamo fare un parallelo, potremmo parlare di schiavitù che in tempi non molto lontani veniva considerata “normale”, pratica consolidata nei secoli ma non per questo non combattuta e in molte società sconfitta.
    A prescindere dalla maggioranza di schiave sottoposte a queste pratiche, non credo nella libera scelta di questa “professione”, e qui mi riferisco all’influenza deleteria più o meno consapevole dell’ambiente familiare e/o sociale, e/o economico che risultano essere determinanti.
     
    Sarebbe come dire che la figlia di una prostituta sarà geneticamente predisposta.
    Allora daremmo ragione a chi sostiene la teoria innatista come unica degna di rispetto.
     
    Domanda : Che cosa significa libera scelta quando chi decide di intraprendere una simile carriera non ha gli strumenti per comprendere a cosa va incontro?
    E non parlatemi delle studentesse che lo fanno per pagarsi gli studi universitari, perché anche in questo caso “è una necessità” determinata da ingiustizia sociale.
     
    Non sarebbe auspicabile, invece, rompere questi meccanismi perversi che si auto generano bloccando lo sviluppo umano.
     
    Emancipare la società significa liberarla da certe vecchie pratiche anche se questo costa fatica e tempo.
    Uomini e donne devono incontrarsi e scegliersi liberamente e non comprarsi o vendersi.
    So che risolvere una questione così delicata non è una cosa semplice ma vi chiedo di risparmiarmi l’epiteto di utopista.
     
    La sessualità libera e consapevole è una delle poche pratiche umane non soggette a restrizioni politico religiose, educhiamo i nostri figli a meditare su queste cose e daremo il nostro contributo allo sviluppo.
     
    Un saluto
    Mauro Bonaccorso
     
    • Di Francesco Rossolini (---.---.---.165) 8 febbraio 2009 23:34
      Francesco Rossolini

       La mia posizione è aperta a qualsivoglia critica e questo commento tocca un punto fondamentale, "può essere una prostituta veramente libera nella sua scelta?". 

       Credo che l’assunto che chiunque svolga la professione di prostituta "liberamente" lo faccia in effetti a causa di un profondo degrado socio culturale pregresso non sia accettabile pertanto la mia risposta alla domando precedente è affermativa.
       Ci sono numerose testimonianze di donne e uomini di buona famiglia, colti, liberi di svolgere un’altra attività anche ben remunerata (che spesso svolgono) che si prostituiscono per scelta. 


       

    • Di mabo (---.---.---.113) 9 febbraio 2009 00:05
       
      In questo caso non si tratta di una “compravendita” ma dell’espletamento di una sessualità “trasgressiva”, che prescinde dalla prostituzione di cui si parla nell’articolo, e non credo proprio che le persone dedite a tale pratica si farebbero regolamentare da una qualsivoglia normativa o ghettizzare in una casa chiusa.
       
      Un saluto
      Mauro Bonaccorso
       

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