• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Economia > Sono 4 milioni i poveri in Italia secondo la Confcommercio

Sono 4 milioni i poveri in Italia secondo la Confcommercio

A Cernobbio (Como) si è discusso dei tema povertà, lavoro ed economia. I dati non rivelano nulla di inaspettato ma quei 4 milioni di assolutamente poveri in Italia suonano come un campanello d'allarme.

Poveri italiani, poveri noi. In tutti i sensi, si intende.

Secondo l'ufficio studi dell'associazione commercianti avremmo nel nostro Paese 4 milioni di "assolutamente poveri", quasi il 6% della popolazione; il dato proviene dall'indicatore macroeconomico messo a punto dall'associazione: Il Misery Index Confcommercio (Mic).

Parliamo dunque dell'indice miseria, dove sono riunite nel "carrello" le peggiori componenti relative al lavoro: gli scoraggiati, la cassa integrazione, la disoccupazione ufficiale, il tasso di variazione dei prezzi di beni e servizi acquistati. Nel 2013 allora, secondo la Confcommercio, 6 italiani su 100 rientrerebbero in quello che è stato definito il nuovo indicatore di disagio sociale; non sarebbe stato più appropriato chiamarlo indicatore del "nuovo" disagio sociale?

Già perchè dati Istat alla mano, e come riconferma anche la Confederazione in una due giorni tenutasi a Cernobbio (Como), parlando delle previsioni per il 2013, i poveri nel 2006 erano 2,3 milioni. Verrebbe da dire che l'Italia in fondo in fondo qualcosa produce, sì...la povertà. Negli ultimi 5 anni si sono registrati 615 nuovi poveri al giorno. Un dato che non sbalordisce di certo la popolazione, ma che potrebbe preoccupare quei due terzi che faticano già ad arrivare a fine mese.

Tra le poche rassicurazioni rientrano anche i dati sulla produttività e lavoro in Italia; sempre sul rapporto presentato dall'associazione sul tema economia e lavaro, si afferma che gli italiani lavorano molto, troppo, soprattutto se imprenditori o liberi professionisti, i quali arrivano ad un totale di ore di lavoro che supera la media del 50%.



Se consideriamo anche i nostri vicini europei, il dato non cambia, lavoriamo il 26% in più rispetto ai tedeschi, e più del 20% rispetto ai francesi. Italiani allora un popolo di lavoratori? Certamente secondo i dati, ma produciamo di meno rispetto agli altri. Secondo il Pil infatti, la nostra produttività oraria (la produzione in base alle ore lavorate) è più bassa rispetto a loro, in Germania si produce più dell'Italia, il 25% per l'esattezza, in Francia addirittura quasi il 40%. Però c'è da ricordare che il tenore di vita cambia, cambiano i livelli dei prezzi e quindi anche i loro redditi, ben maggiori dei nostri.

L'Italia sola con il suo dramma: poveri, disoccupazione, e chi lavora non produce. Notizie negative se vogliamo prendere i nostri benchmark come riferimento, l'amara consolazione è che con noi a braccetto c'è la Spagna, con i suoi livelli di occupazione sul totale popolazione che si attestano attorno al 37,9%, almeno in quello siamo scesi di un punto e mezzo dal 2007.

Cosa fare dunque per uscire da questo circolo vizioso?

Il presidente Carlo Sangalli, al Forum di Cernobbio, interviene rivolgendosi al prossimo governo e chiede "la semplificazione burocratica per le imprese, l'accesso al credito, la riduzione della pressione fiscale, anche perché bisogna raffreddare l'estate torrida che si sta profilando dal punto di vista fiscale col pagamento dell'Imu a giugno, la nuova Tares per i rifiuti e soprattutto l'ipotesi di aumento dell'Iva al 22%, cosa che bisogna assolutamente evitare".

Su questa scia: "Risolvere i problemi di produttività, o la ripresa resta un miraggio". Una frase chiara e decisa, come a dire: il problema è noto, adesso bisogna solo lavorare per risolverlo. Speriamo, come dire, di essere produttivi almeno in questo caso.

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares