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Più mercato o più Stato?

Il governo Monti ha da poco lanciato le sue "lenzuolate" liberalizzanti, che sono diventate immediatamente la bandiera politica ed ideologica del governo. L'idea dietro le liberalizzazioni è chiara, smuovere blocchi di potere, rendere più flessibile il mercato, rilanciare l'economia.

Addirittura Monti ha parlato di una potenziale crescita del 10%, roba che neanche Berlusconi col suo milione di posti di lavoro. Cerchiamo di capire meglio. Che in Italia esistano delle corporazioni, non c'è dubbio, e questo è testimoniato dalla bassissima mobilità sociale. Giusto, dunque, intervenire. Peccato che però il ricorso al mercato e alla concorrenza non sia la cura giusta.

Basta pensare al Regno Unito, che proprio insieme all'Italia ha la più bassa mobilità sociale europea. Il mercato lasciato a se stesso non funziona, anzi, favorisce i più ricchi contro i più poveri. Un mercato regolato e con i giusti incentivi, invece, può sicuramente portare a dei vantaggi.

Pensiamo al caso simbolo, quello dei taxi. Che i taxi funzionino poco in Italia, è davanti agli occhi di tutti, ed un intervento liberalizzante che abbassi i prezzi è apprezzabile. Ma in un'ottica più complessa, per esempio con un piano integrato dei trasporti, che allarghi il mercato dei taxi a discapito di quello del trasporto privato. Città in cui viene disincentivato fortemente il traffico automobilistico sono indispensabili per migliorare la qualità della vita e diminuire l'inquinamento - magari con forti disincentivi per chi usa l'auto, tipo la congestion charge londinese.

Meno macchine, più trasporti pubblici, compresi taxi. Taxi che però devono al contempo diventare molto più a buon mercato di quello che sono attualmente, e lo si può fare liberalizzando ma anche cambiando la struttura proprietaria sul mercato. Tanti piccoli padroncini, il vecchio vizzo italiano, si fanno inevitabilmente guerra tra di loro - ed anche ora guadagnano poco.

Se le politiche pubbliche porteranno ad un allargamento del mercato, ecco allora che i ricavi pro-capite non diminuiranno anche in presenza di prezzi più bassi. Se poi si passasse a cooperative di tassisti, con l'eliminazione totale delle licenze, si potrebbero diminuire molti costi fissi e garantire le necessarie coperture per i soci, o i dipendenti. 
Questo è il compromesso giusto, migliorare i servizi con un piano generale e non sperare semplicemente che ci pensi il mercato. Politica industriale, si diceva una volta.

(di Nicola Melloni)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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