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Pisapia e le elezioni post-televisive

 

Le elezioni amministrative hanno segnato una svolta negli equilibri politici locali e sono sintomatiche della stanchezza di un elettorato che non ne può più di Berlusconi e del suo non-governo.

Tutto questo l’abbiamo già detto, ma dalla consultazione milanese, o meglio dalla campagna elettorale che l’ha preceduta, emerge un dato interessante: Milano è stata teatro delle prime elezioni post-televisive. Su Internet è già iniziato un dibattito a proposito del ruolo svolto dalla Rete nel creare e spostare consenso intorno ai candidati; mi pare però che le opinioni al riguardo siano un po’ confuse. Sono state elezioni post-televisive perchè per la prima volta il dibattito politico si è svolto su media non tradizionali: la blogosfera, i quotidiani online, Facebook, Twitter, Youtube hanno costituito i principali strumenti di discussione.

La televisione è apparsa incapace di fornire contenuti innovativi, che potessero coinvolgere un pubblico sempre più desideroso di partecipazione e non di tribune politiche cui assistere passivamente. Internet, che fino all’anno scorso svolgeva tuttalpiù il ruolo di canale di diffusione di messaggi creati e pensati altrove (stampa e televisione) e in cui il dibattito era volto più alla critica che alla proposta, in occasione di queste elezioni è diventata luogo di produzione e di sintesi politica.

E' la legittimazione dello user generated content come base da cui partire per costruire un progetto insieme a partiti e società civile: potendo beneficiare di costi bassissimi e di un “mercato” enorme, gli utenti, senza alcun coordinamento iniziale, hanno creato video, canzoni, tormentoni, nuovi modi di fare satira ma anche di fare propaganda.

Lo dimostra il geniale remix di “Rap Futuristico”, il “Rap comunistico” di Michele Dalai, o il trailer di “Il favoloso mondo di Pisapie” dei ragazzi del Terzo Segreto di Satira, o la canzone “Pisapia canaglia”, registrata da “La Banda” di Radio Popolare. Per non parlare del fenomeno #morattiquotes su Twitter.

E' quindi innegabile che la Rete quest’anno sia stata presente; è discutibile invece affermare che abbia avuto un peso decisivo nella vittoria di Pisapia. Volendo essere pignoli, è discutibile anche il significato stesso di decisivo: in una competizione elettorale dove lo scopo è prendere un voto in più dell’avversario di fatto tutto può essere determinante, dal fare volantinaggio in un determinato modo e in una determinata zona, al sostenere il proprio candidato via internet, alla reputazione di cui gode il candidato stesso, et cetera. Possiamo comunque dire che rispetto alle consultazioni immediatamente precedenti, e a maggior ragione rispetto al 2006, il ruolo di Internet è aumentato sensibilmente. Questo probabilmente ha contato, influendo in qualche misura sulla partecipazione al voto dei giovanissimi e di chi per lavoro usa il computer quotidianamente.

Ma ora arriviamo ad un punto fondamentale: ammesso che la Rete sia stata fondamentale nel permettere a Pisapia di salire a Palazzo Marino, non è detto che lo stesso effetto sia ottenibile alle elezioni politiche. Milano è una città di livello europeo, sicuramente più informatizzata rispetto ad altre zone d’Italia. Se quest’anno si fossero tenute le politiche, difficilmente Internet avrebbe svolto nel resto del Paese lo stesso ruolo che ha svolto nel capoluogo lombardo. Quindi nulla ci autorizza a pensare che d’ora in poi tutte le elezioni saranno caratterizzate dall’uso intensivo del web e dei social network.

Rimane un dato di fondo, che non si può ignorare: le elezioni, ormai da diversi anni, si vincono se si propone un candidato simpatico, stimato, capace di convogliare su di sé il consenso degli elettori (anche in assenza di un programma particolarmente meritevole); gli strumenti informatici sono un mezzo formidabile, e probabilmente nei prossimi anni diventeranno IL mezzo, ma la loro funzione è e rimarrà sempre strumentale. Obama ha vinto perchè è riuscito a “vendere” un sogno; Clegg in Gran Bretagna non ha raggiunto un risultato soddisfacente, rispetto a quello che ci si aspettava pochi giorni prima delle elezioni: eppure i libdem hanno fatto largo uso di Internet nella loro campagna. Anche la Moratti è arrivata su Twitter, ma lo ha fatto troppo tardi e con una reputazione già compromessa dalle svariate sciocchezze commesse nei giorni precedenti.

Internet ti può aiutare a vincere, a diffondere il tuo messaggio; ma serve a poco se non riesci a rendere il tuo messaggio gradevole e se non hai l’appoggio dei partiti.

Lorenzo Tondi

Questo articolo è stato pubblicato qui

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