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Le aggressioni fasciste a Roma; il legame Alemanno-Tosi e quella stampa che non fa il suo mestiere

Trova la matrice politica nascosta.

Continuo a comprare Left ogni venerdì, ma sempre più delusa dalla quantità di luoghi comuni e di “senso comune” che sembra aumentare di settimana in settimana. La copertina del numero dell’8 luglio richiama la locandina di un noto capolavoro cinematografico ma con una variatio: la grande scritta è “gioventù meccanica”. Incuriosita sfoglio il periodico e rintraccio l’articolo cui la copertina fa riferimento. Si chiama “il manganello dei perdenti”.

In breve, l’articolo di Rocco Vazzana tratta dell’aggressione avvenuta a Roma la notte fra il 25 e il 26 giugno ai danni del musicista Alberto Bonanni.

Cito testualmente: “La Capitale di Gianni Alemanno doveva essere più sicura, invece è tempestata da violenza gratuita, attacchi xenofobi e botte contro i gay. L’ultimo assalto – che ha mandato in coma un ragazzo - è stato sferrato in centro dalla Brigata Rione Monti, una gang di emarginati, che controllano il quartiere per darsi un’identità”. Più tardi Vazzana rincara la dose: “E pensare che Gianni Alemanno era salito al Campidoglio nel 2008 proprio convincendo i romani che con lui la città sarebbe diventata un fortino inviolabile”.

Ora, probabilmente la questione mi sta a cuore perché si parla della mia città. Siamo continuamente bombardati da luoghi comuni simili e c’è poco da stupirsi. Tuttavia c’è da chiedersi se Vazzana, prima di scrivere l’articolo, abbia almeno mai fatto un giro per Roma dopo le dieci di sera.

La Brigata Rione Monti (che i romani conoscono bene, se frequentano l’underground dei collettivi e dei movimenti politici, e che invece l’informatissimo giornalista, e con lui tutta la stampa italiana, ha scoperto soltanto un mese fa…) viene descritta come “un mix di cultura ultrà, condita da elementi di qualunquismo neofascista”. Qualunquismo neofascista? Manganello dei perdenti? Nuova forma di aggregazione spazio-territoriale? La domanda sorge spontanea: perché la stampa italiana è così ancorata al tabù della matrice politica delle aggressioni giovanili? Il riferimento ironico all’enigmistica nel titolo si rifà proprio all’attitudine a negare o minimizzare l’intento politico anche dove è palese. La tendenza generale, che è possibile ritrovare anche nell’articolo in esame, è quella di dire che i ragazzi sono violenti perché si annoiano (da qui il richiamo a Kubrick in copertina, totalmente fuori luogo), perché non sono seguiti dai genitori, perché c’è troppo permissivismo, perché gli consentiamo di giocare a videogiochi troppo violenti (è stato dimostrato da sociologi e psichiatri che i videogiochi e la tv non c’entrano e che, anzi, in corrispondenza delle date in cui un film violento è proiettato, nelle città con sale che lo proiettano diminuiscono gli episodi di violenza).

Left passa con maestria dal negare il movente politico al tentare di spiegare perché questi giovani hanno abbracciato l’estrema destra. Al di là dell’incoerenza, sarebbe ora di arginare questo flusso di fesserie: oltre a sentire il parere del giudice Cavallo del tribunale dei minori di Roma e quello dello psichiatra Fiori-Nastro, che forse potrebbero già avere un’autorità per parlare, ci tocca anche leggere l’opinione di Elio Germano sull’aggressione. Poco dopo, toh, Germano cita il film che sta girando, che casualmente ha a che fare con la violenza (la trama riguarda i fatti di Genova). Una coincidenza interessante. Quello che mi domando è perché tentare di arrivare a soluzioni di cui non potremo mai avere conferma? Non possiamo realmente sapere se i ragazzi entrino a far parte dei movimenti di estrema destra perché convinti, perché annoiati, perché alla ricerca di un’identità ecc. dunque perché continuare a rendere ciò oggetto di inchiesta giornalistica, minimizzando sulla responsabilità politica, che è invece l’unica possibile fonte d’analisi sulle tendenza politiche fra i giovani?

Christian Perozzi, uno degli aggressori di Bonanni, fa il saluto romano in una foto trovata su Facebook

Visto che la stampa ufficiale non vuole parlarne, probabilmente per evitare querele, allora sarà il caso di dire qui come stanno le cose. Pochi mesi dopo l’elezione di Alemanno, a Roma è stato un continuo proliferare di movimenti e centri sociali di ispirazione neofascista e neonazista e, ultimamente, va di moda il rexismo. Bisogna essere onesti: qualche critica ad Alemanno nell’articolo c’è e c’è anche un’allusione alla legittimazione che il sindaco avrebbe dato a un certo tipo di comportamenti. Tuttavia non si spiega perché Vazzana parli di capitale che “doveva essere più sicura e invece…”. Perché non dire che QUESTO è il modo in cui Alemanno voleva rendere la Capitale sicura? Perché non dire apertamente che questi movimenti sono incoraggiati in quanto mantengono Roma “pulita” gratuitamente?

“Alemanno ha promesso ai Romani che Roma sarebbe diventata un fortino, mentre…”…mentre cosa? Roma E’ un fortino. Ci sono blindati della polizia ovunque, controlli e perquisizioni. Nei quartieri che costituiscono il bacino elettorale del sindaco non c’è più una prostituta né un senza tetto. La situazione è invece notevolmente peggiorata nei quartieri “rossi”. È semplice. Dove il problema non si vede, allora non c’è. Anche se Roma non è sicura rispetto agli attacchi dei neofascisti, di sicuro gli elettori di Alemanno sono più tranquilli di prima. Il sindaco ha rispettato il programma.

in un manifesto elettorale il sindaco tira su le maniche minacciosamente e lo slogan è piuttosto esplicito...

Ricordate quando, nel dicembre 2007, subito dopo l’elezione di Tosi a Verona, ci fu un’aggressione a tre paracadutisti perché “terroni”? Beh, anche in quell’occasione i principali organi d’informazione negarono dapprima, e minimizzarono poi, l’intento politico dell’atto di violenza.

Anche il sindaco Tosi indossa una t-shirt non esattamente inneggiante alla non violenza e al dialogo con l'avversario.

 

 

 

Fra gli aggressori Gabriele Cristiano, batterista dei Gesta Bellica coinvolto nell’indagine sul Veneto Front Skinhead e poi prosciolto. Andrea Miglioranzi, membro della stessa band, era allora capogruppo della lista del sindaco Tosi in consiglio comunale.

Ecco il logo dei Gesta Bellica, la band veronese i cui testi incitano alla violenza contro comunisti, ebrei, ecc...

La stampa, però, non è mai incuriosita da queste bizzarre coincidenze. E continua a propinarci una realtà in cui pochi giovani disorganizzati si armano di qualche arnese di fortuna e vanno a combattere la noia e l’incomunicabilità.
E continua a ignorare lo scenario che si prospetta davvero e a criticare col paraocchi la famiglia e la scuola, anche quando, per tutti, è evidente chi siano, se non i mandanti, almeno i responsabili.

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