Picchiare le donne con il permesso di tutti
Per l’ennesima volta la donna che mi abita di fronte viene picchiata, per l’ennesima volta i bambini gridano. Episodi che ho già ascoltato, ho già visto.
Una notte sono stata svegliata dalla urla della bambina: “Papà, papà, smettila”. Qualcuno ha chiamato la polizia, mi pare di ricordare che fossero due uomini e una donna, un agente invitava la donna a rientrare in casa, dal marito.
Le persone che erano accorse in aiuto erano sbigottite, qualcuno cercava di proteggere i bambini. Il picchiatore invece scendeva le scale e minacciava di ritornare e quando sarebbe tornato voleva trovare tutto in ordine.
Oggi la stessa scena: “Fra mezz’ora torno, ti voglio trovare a casa”. La donna era scappata fuori e raccontava fra le lacrime ai vicini ciò che era accaduto.
Spesso le donne incontrano uno spaccato di società da orrore: il poliziotto, che conosce il marito noto imprenditore, i vicini che non spingono la vittima a lasciare il marito per dare un’infanzia serena ai bambini. Spesso le donne hanno paura perché non hanno soldi, un lavoro che permetta loro di essere indipendenti e troppo spesso i centri antiviolenza non hanno luoghi per ospitare le donne con i loro figli.
Troppo spesso le forze dell’ordine prendono alla leggera le denunce delle donne. Troppo spesso le pene sono irrisorie e molto spesso chi aveva già picchiato, ucciso, una volta libero, torna a farlo.
Qual è il principale problema? La cultura!
Foto: Adhar/Flickr
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