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Persio Flacco

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Ultimi commenti

  • Di Persio Flacco (---.---.---.38) 24 maggio 2020 10:40

    Evidentemente c’è stato un difetto di analisi realistica. Continuare su questa strada mi pare suicida.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.38) 24 maggio 2020 10:37

    Sono d’accordo su tutto, salvo con le conclusioni.
    A mio parere quando la "anomalia" grillina rientrerà nel recinto della opposizione minoritaria sarà stata persa una occasione storica: quella di attuare la Costituzione, che corrisponde alla attuazione della democrazia e alla possibilità di rinascita di una vera sinistra.

    Come ho tentato di spiegare viviamo in una oligarchia partitocratica nella quale spazio per la sinistra non ce ne è.
    Qualunque forza politica antisistema, comprese quelle di sinistra, accettando di far parte della oligarchia diventa altro, trasmuta la sua sostanza in una forza di potere e perde la sua stella polare.

    Ho cercato di spiegarlo in dettaglio qui:

    https://www.agoravox.it/Oligarchia-dei-Partiti.html

    https://www.agoravox.it/Democrazia-o-Oligarchia.html

    https://www.agoravox.it/La-tenuta-della-maggioranza.html

  • Di Persio Flacco (---.---.---.38) 23 maggio 2020 21:51

    La sinistra o è realista o non è. Semplicemente non lo è, è un’altra cosa, anche si fa chiamare sinistra.

    E una sinistra degna di questo nome dovrebbe farsi due conti: se il governo Conte cadesse e si andasse a nuove elezioni ora, la prossima maggioranza e il prossimo governo sarebbero di centro-destra. O se per qualche miracolo non si verificasse il crollo totale del M5S ma questo perdesse la maggioranza relativa, l’alleanza del PD+IV con Lega e FI sarebbe l’alternativa.

    Una di queste alternative gioverebbe ai lavoratori più dello status quo? Di sicuro no: né l’una né l’altra. Dunque farebbe bene la sinistra ad attaccare l’attuale maggioranza e il governo che di questa è espressione in modo da aggiungersi all’accerchiamento che già tutte le forze politiche (comprese componenti del PD) pongono in essere contro il M5S in modo da facilitare l’avvento di una delle due alternative?

    Io credo di no, perché questo non gioverebbe ai lavoratori, e una sinistra che non giovasse ai lavoratori bensì ai loro nemici di classe non sarebbe una vera sinistra: sarebbe una destra truccata da sinistra, come va di moda oggi.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.38) 23 maggio 2020 10:14

    Strana teoria. La pena non è vendetta, altrimenti sarebbe affidata ai congiunti delle vittime, come si faceva prima che la civiltà giuridica evolvesse e affidasse allo Stato il compito di fare giustizia.
    E infatti è lo Stato, attraverso un organo che amministra la legge, a comminare la pena dopo un processo nel quale gli imputati hanno diritto a difendersi.
    E la pena si definisce in tal modo perché è una forma di afflizione impartita al colpevole, non una vacanza rieducativa.
    Perché l’afflizione? Perché sia di ammonimento ad altri a non commettere gli stessi reati dei colpevoli, perché siano ammoniti che se lo fanno subiranno l’afflizione della perdita della libertà.

    Dunque non si può dissuadere senza minaccia di afflizione: questo è ovvio, ed è umanamente comprensibile. E serve anche a dissuadere chi volesse farsi giustizia da sé. Perché è anche umano desiderare di togliere dal mondo chi ingiustamente e crudelmente ha tolto dal mondo chi ti è caro, ad esempio. O chi ha mandato in rovina te e la tua famiglia privandoti con la violenza e la sopraffazione del frutto dei tuoi sforzi.

    Evitare che alla violenza si risponda con la violenza è compito della giustizia, altrimenti le basi della società sarebbero distrutte.
    Certo, il carcere dovrebbe offrire quante più possibili occasioni di riscatto del colpevole, una condizione di vita quanto più lontana possibile dalla crudeltà gratuita, perché il reo abbia la possibilità di migliorarsi, di cambiare. Questo non rimedierà ai torti e ai delitti che ha perpetrato: i morti non torneranno in vita, le vite rovinate per sempre dal loro crimine non saranno mai sanate. Ma almeno la persona del reo avrà la possibilità di rinnegare ciò che era e ciò che ha fatto. Nessuno potrà mai sapere quanto sincero è il suo cambiamento, e infine solo le persone che egli ha offeso potranno perdonarlo. Ma questo non compete alla giustizia: è un fatto privato e personale, ad essa compete salvaguardare l’equilibrio sociale e la legge.
    Così che i vecchi boss che si sono macchiati di mille efferatezze, che hanno offeso in mille modi la società e la civiltà, portano una colpa non solo verso le loro vittime ma verso la società tutta, e finché vivono quella colpa è viva. Nessuno ha il diritto di perdonarli in luogo della società.

  • Di Persio Flacco (---.---.---.38) 21 maggio 2020 13:06

    Grazie del contributo. E’ vero: i partiti qualche vincolo lo hanno, tuttavia molti casi reali dimostrano, a mio avviso, che si tratta di vincoli assai labili che poco hanno effetto. Accenno solo ai 49 milioni scomparsi dalle casse della Lega: qualcosa evidentemente non ha funzionato nei controlli interni al partito. Ed è quello che accade più di frequente alle organizzazioni nelle quali manca o è carente il controllo democratico, sicchè certe cariche vengono affidate a fiduciari del Capo disposti a certe pratiche. ma si potrebbe anche citare il sistema opaco delle Fondazioni.
    Attribuire personalità giuridica ai partiti darebbe il diritto anche al singolo "socio" che si ritiene danneggiato di fare ricorso alla magistratura, la quale ha autorità e strumenti per correggere le storture.
    Invece il punto che mi interessa discutere è quello della presunta corresponsabilità dei cittadini nel sostenere partiti siffatti. L’obiezione avrebbe senso se esistessero partiti che si attengono ai limiti costituzionali e altri che non vi si attengono, ma così non è.
    Tutti i partiti impongono ai "rappresentanti della Nazione" la loro disciplina; nessuno rinuncia a partecipare al sistema di potere che, grazie alla mancata applicazione dell’art.49, da loro modo di nominare ministri e cariche pubbliche.
    Dunque i cittadini non hanno possibilità di scegliere qualcosa di diverso, se non riguardo all’onestà dei candidati o alle qualità personali.
    In ogni caso, qualunque scelta facciano, non porrebbero rimedio alla macroscopica anomalia di questi "corpi intermedi" che si interpongono tra loro e i loro rappresentanti.
    Nella generale architettura costituzionale i partiti devono rimanere fuori dalle Istituzioni. Il loro ruolo finisce davanti alla porta dei Palazzi del potere repubblicano, che devono essere attraversati solo dalle persone (art.67) che essi hanno contribuito ad avviare alla vita pubblica.
    La realtà invece è assai diversa, ed è una trave nell’occhio che continuiamo a non vedere anche dopo 72 anni di Repubblica.
    Gli effetti macroscopici di questo furto di democrazia dovrebbero essere evidenti quando osserviamo la condizione di un Paese trascinato in una organizzazione a-democratica come la UE, dimostratasi grazie alla crisi da covid-19 col suo vero volto di associazione competitiva di Stati. E osservando le conseguenze di aver fatto entrare l’Italia nella moneta unica a prescindere dal suo interesse e dalle caratteristiche della sua economia.
    Chi ha davvero assunto quelle decisioni? I partiti. In nome di quali interessi? Ma il passato è passato. E il futuro in quali condizioni lo andiamo ad affrontare con questi presupposti?

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