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Pantani, omicidio? La procura di Rimini riapre il caso

A dieci anni dalla morte di Marco Pantani arriva una svolta clamorosa. La procura di Rimini accoglie l’esposto della famiglia e riapre il caso: la nuova ipotesi è omicidio con alterazione del cadavere e dei luoghi.

Pantani, omicidio? La procura di Rimini riapre il caso

A dieci anni dalla morte di Pantani arriva una notizia che farà il giro del mondo.

Grazie alla battaglia condotta dalla famiglia del “pirata”, in special modo da mamma Tonina - che ha sempre cercato la verità sulla morte del figlio - la Procura di Rimini ha riaperto il caso.

La nuova ipotesi è omicidio con alterazione del cadavere e dei luoghi.

Il lavoro del legale della famiglia è stato minuzioso ed ha accumulato una serie impressionanti di contradizioni ed anomalie. Quello che emerge dall’esposto della famiglia Pantani è sconcertante. Nello stomaco dell’atleta è stata trovata una quantità di cocaina mostruosa e incompatibile con l'ultimo acquisto da lui fatto.

Cocaina ingerita e non sniffata, come se qualcuno, avesse costretto il Pantani a ingerire con la forza quella sostanza disciolta in una bottiglia d'acqua. Una bottiglia semivuota che resta nella stanza: la si vede chiaramente nel filmato girato nel 2004 dalla polizia. Solo che quella bottiglia non è stata mai analizzata. La morte del ciclista risale a molto prima dell’ora di pranzo, ma la scoperta del cadavere avviene all’ora di cena.

Un lasso di tempo lungo e pieno di ombre, dove sarebbe stato possibile con tutta calma alterare la camera che Pantani aveva preso in alloggio, in modo da simulare un delirio post assunzione di stupefacenti. Insomma, un depistaggio per celare l’omicidio. Poi c’è la storia dei tre giubbini da sci trovati nella camera di Pantani che non avrebbe mai potuto portare con sé perché non aveva bagagli.

Una tesi, questa, sostenuta da sempre dalla mamma e dal papà di Marco. Tutto questo materiale è stato assemblato in un esposto e presentato alla Procura di Rimini che ha la competenza sull’accaduto. La richiesta era: riaprire il caso sulla base di nuovi indizi contenuti nelle pagine dell’istanza con una conclusione shock: “Omicidio e alterazione del cadavere e dei luoghi”.

La risposta della Procura arriva in tempi brevi e a distanza di dieci anni riapre il caso con l’ipotesi di omicidio volontario a carico di ignoti.

I fatti coperti da assoluto riserbo sembrano segnati da evidenti contraddizioni come emerge dalle dichiarazioni dell’avvocato di Pantani che ha fatto riaprire il caso.

Di seguito le dichiarazioni dell'avvocato Antonio De Rensis rilasciate in queste ore a Rai news:

“L’indagine di 10 anni fa si è basata su un presupposto, e cioè che Pantani sia stato isolato per 5 giorni senza che nessuno potesse entrare o lui potesse uscire dalla camera d’albergo senza essere visto. Questa è una cosa assolutamente infondata. Ci sono degli elementi di fatto, che tra l’altro, almeno alcuni, si potevano conoscere già all’epoca, che secondo noi smontano in maniera categorica questo assunto. Durante il processo fu lo stesso proprietario dell’hotel a dire che sino alle 21 chiunque poteva entrare senza essere visto dal garage.

C’era un’entrata diretta ai piani, dal garage, e lo dicono gli atti processuali. Perché poi non sono state prese le impronte digitali. Il video girato nella camera dove Pantani è stato trovato infine, dura 51 minuti ma è stato girato in quasi 3 ore. E si vede, tra l’altro, e la scena ha del tragicomico, l’operatore col camice e con i copri-scarpe per non inquinare la scena del crimine che filma 5 agenti in borghese che scendono dal soppalco”.

 

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