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Operazione Payback: Facebook e Twitter in bilico tra Neutralità e Schieramento

Dopo che Mastercard, Visa e PayPal hanno bloccato la possibilità di effettuare sui loro circuiti donazioni monetarie a favore di WikiLeaks, sono state oggetto di attacchi informatici da parte di sostenitori del Sito fondato da Julian Assange.

Gli Hacker hanno messo in atto un’azione “corale” che è stata nel suo complesso denominata “Payback“. Questo nome è stato attribuito agli attacchi da Anonymous, il gruppo di Hacker che li ha organizzati e rivendicati. Si è trattato perlopiù di attacchi DDoS che hanno temporaneamente messo offline i siti delle società oggetto di ritorsione e reso inutilizzabili parte dei loro servizi.

Per comunicare informazioni riguardanti le loro operazioni, gli Hacker si sono avvalsi di differenti servizi online, tra cui anche Social Network come Facebook e Twitter.

In passato, nel caso delle proteste in Iran e in altre occasioni nelle quali le comunicazioni dei navigatori erano rese difficili da poteri sovrastanti che limitavano la libertà di espressione, Internet si era rivelata fondamentale per veicolare al di fuori dei contesti specifici i racconti e le idee di chi li stava vivendo in prima persona. Sia Facebook che Twitter in quelle occasioni avevano svolto un ruolo importante ed erano stati per questo considerati strumenti di libertà e neutralità.

Nel caso dell’Operazione PayBack, sia Facebook che Twitter non si sono limitate a veicolare le comunicazioni, ma hanno preso una posizione.

Facebook ha bloccato le Pagine del gruppo Anonymous sulla base di una violazione dei suoi temini di utilizzo. Un portavoce di Facebook ha dichiarato che questo tipo di provvedimenti vengono messi in atto per contrastare “Azioni e contenuti che promuovono attività illegali che sono state rilevate da Facebook stessa oppure segnalate dai navigatori”.

Twitter ha invece sospeso l’account del gruppo. Secondo quanto è trapelato, la sospensione dell’account Twitter è derivata dalla presenza in un Tweet di un link che portava a un file in cui erano contenuti dei dati di carte di credito. Twitter non ha voluto discutere sui dettagli della sospensione dell’account: “Non commentiamo sulla specifica azione che abbiamo messo in atto” ha detto un portavoce del Social Network.

Non è chiaro se queste azioni di Facebook e Twitter nei confronti di Anonymous siano derivate da pressioni del Governo USA, così come era accaduto in modo invece molto chiaro nel caso di Amazon, avvenuto la scorsa settimana.

Ipotizzando delle effettive pressioni ricevute da Facebook e Twitter o una presa di posizione da parte della loro dirigenza, i due Social Network avrebbero perso per la prima volta e in modo netto la loro “innocenza” sul terreno della libertà di espressione, remando a favore di un potere di natura politica o di un atteggiamento di parte.

Il fatto sarebbe ancor più grave poiché messo in atto per appoggiare il potere degli Stati in cui hanno sede le due società, facendo emergere in modo evidente una loro natura geopolitica che nulla ha a che vedere con i principi di libertà che stanno alla base di Internet, il quale nel momento in cui ha lasciato l’ambito militare è diventato uno strumento di comunicazione civile e dunque, neutrale.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.77) 10 dicembre 2010 18:18

    Non mi pare una grande scoperta, facebook non è certo neutrale ma segue le imposizioni verbali dei potenti, è un loro strumento. Le pagine di facebook sembrano libere ma a patto di non esagerare con la liberà e di non pestare nessun piede potente. Protestare contro l’Iran va bene contro gli USA no perché il potente è gli USA non l’Iran.

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