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 Home page > Tribuna Libera > Noi pochi, noi felici in pochi

Noi pochi, noi felici in pochi

Si sono chiuse le Olimpiadi di Tokyo, volutamente caratterizzate dalla data dello scorso anno, quello nel quale avrebbero dovuto disputarsi ma poi bloccate dall'inizio della pandemia.


Volendo trarne una sintesi in un solo avvenimento, all'inizio la scelta mi parve difficile. Sono un fautore degli sport erroneamente denominati "minori", quelli dei quali si parla solo ogni quattro anni; non a caso la prima medaglia italiana d'oro è arrivata dal taekwondo, disciplina da me vista la prima volta in questa occasione e della quale non ho ancora capito bene le regole o anche quelle non note nel nostro paese ma popolarissime in altri stati come ad esempio l'Hokey su prato (sport da me praticato per alcuni anni ere geologiche fa) e che ho seguito con evidente piacere.

Ma una medaglia, a mio parere, spicca fra le altre e non solo per il suo valore sportivo, ma per alcune correlazioni con il nostro vivere attuale, che tenterò più avanti di illustrarvi: la staffetta quattro per cento maschile.

Il significato sportivo prima di tutto: una medaglia d'oro nell'atletica leggera, regina incontrastata dei giochi olimpici, in una disciplina fra le poche citate nelle antiche olimpiadi. Finale bellissima, ma non solo, Come già scritto, altri aspetti di questa vittoria mi sono venuti in mente e voglio condividerli con voi.

Uno per tutti, tutti per uno
la 4 x 100 è uno sport di squadra, tutti hanno la loro parte di pista da correre e non basta; come spesso accade in altre discipline, il campione di turno. Forse neppure Usain Bolt, se non avesse avuto dei degni compagni di squadra, avrebbe vinto sempre a mani basse.

Insieme si vince
Non solo un nome viene citato, non solo una medaglia viene consegnata. Quattro. Tutti sul podio, ognuno per la sua parte, per il bene collettivo.

Il campione non sempre è il più importante


Di Jacobs si è già scritto di tutto e di più, Nel mio piccolo posso solo dire che sotto la sua corsa la pista sembrava alzarsi, come nei cartoni della Warner Bros quando Bip Bip accellerava per staccare Vil Coyote. Ma quando Desalu ha consegnato il testimone al successivo compagno, incitandolo per il finale, si è accesa una lampadina, quella di Tortu.
Anno infame e difficile il 2021 di Tortu: problemi di forma programmata per un anno prima, risultati non eclatanti, aspettative ridimensionate. Ma già nella fase di rincorsa nello sguardo si è visto il coraggio e la determinazione con cui questo cocciuto ragazzo sardo avrebbe interpretato la sua frazione.
I compagni lo avevano lanciato molto bene ma non benissimo: l'Inghilterra era chiaramente avanti ed altri ringhiavano su altre corsie. Tortu ha impresso alla sua corsa una frequenza di passi superiore ed una rapidità impressionante, rosicchiando centimetri e millimetri ad ogni metro. Blake, l'inglese si è accorto della rimonta ed ha tentato di opporsi, ma non c'è stato nulla da fare. La fine della corsa la sappiamo tutti e Tortu ha fatto come tutti la sua parte ma con qualcosa in più: ha vinto i suoi fantasmi, quelli che gli suggerivano di accontentarsi (si fa per dire) dell'argento.

Di nuovo l'inghilterra
Come agli Europei la bastonata è arrivata ai perfidi albioni. Nella telecronaca inglese nel finale, si sente distintamente il commentatore dire: "... gold, gold, gold... oh no, Italy!". Cos'altro aggiungere?

Ho preparato un microvideo (37 secondi, la durata della finale) dove ho scelto come commento alle immagini una parte del "Discorso di San Crispino" tratto da "Enrico V" di William Shakespeare. Se volete lo trovate a questo link 

https://youtu.be/itcUf5tnxik

Olimpiade dei record con 40 madaglie, tutte bellissime. Auguriamoci che gli italiani, da settembre, ritrovino tutti questo spirito, questo coraggio, questa determinazione. Insieme.

Foto: Pixabay

 

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