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Un nome

Dopo alcuni giorni di maree di schede bianche, salvo qualche buontempone di pessimo gusto che avrà fatto pronunciare al Presidente della Camera nomi bislacchi o impossibili in spregio all'importanza dei ruoli, del sito e del momento, cominciano finalmente le votazioni che porteranno alla nomina del nuovo Presidente della Repubblica. 

Da un punto di vista puramente teorico si poteva immaginare una più rapida convergenza, vista l'ampissima maggioranza del Governo in carica. Addirittura nelle prime tre votazioni, quando per essere eletti servivano i voti dei due terzi dei votanti: Il fatto che l'elezione prima della quarta convocazione sia avvenuta solo tre volte su 13 nomine la dice lunga sulla difficoltà della politica di trovare soluzioni.

L'arrivo del quarto scrutinio non ci dice solo questo. L'attuale Governo a larghe intese, senza la presenza e la guida di Draghi, non esisterebbe. Echissenefrega se siamo ancora sotto pandemia, se l'economia vacilla, se il lavoro manca, se in Ucraina potrebbe scoppiare una guerra dai confini indefinibili: quello che veramente importa ai partiti è riuscire a prevalere sulla controparte, in qualunque competizione e qualsiasi danni collaterali. Sarebbe stato auspicabile che i partiti avessero trovato mesi fa una persona degna e stimata per il ruolo e l'elezione alla prima chiamata per tornare rapidamente alla ricostruzione ed ammodernamento del nostro Stato, rimasto per decenni fermo ai nastri di partenza su troppe pecche che imploravano da troppo tempo degne riforme, diventate ora improcastinabili grazie ai diktat dell'Europa.

Ci troviamo ora di fronte a due possibili scenari, entrambi potenzialmente pericolosi. Il primo prevede una lunga serie di inutili votazioni, che non porterebbero ad altro che ad un maggiore scollamento fra cittadini, politica e istituzioni. Il secondo che una delle due compagini indichi un nome inviso alla controparte e che, per gli strani giochi del destino e con il grosso aiuto del voto segreto, questo nome venga eletto. Sarebbe come aprire la porta (se non spalancarla) ad una possibile crisi di governo, con il possibile rischio di perdere Draghi a Palazzo Chigi senza averlo al Quirinale.

Esiste una terza opzione: i partiti concordano in 24/48 ore su un unico nome gradito a tutti, avviene l'elezione e il Governo torna rapidamente al suo operato. Ma forse lavoro troppo con la fantasia...

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