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Napoli: la vera festa delle donne: la manifestazione "Se non ora quando"

Tanti bei volti, un fiume di donne ma anche di uomini che ci tenevano ad esserci. La sciarpa bianca? Alcuni con, altri senza. Ma che importa. Piazza Dante a mia memoria non è mai stata così piena “e dovevi vedere il corteo: eravamo circa 20.000, molti si sono dispersi”, racconta chi è arrivato in tempo per l’incontro fissato alle 10.30 a piazza Matteotti.

Una domenica mattina piena di sole, splendida, che sembra essere uscita apposta per avvolgere i manifestanti napoletani che – si capisce alla prima occhiata - da tempo sentivano l’esigenza di mostrare tutto il proprio disgusto per un sistema imperante fatto di soldi, malavita, prostitute di alto borgo e carne da macello. Tante anime per un giorno davvero di “festa”, uno di quelli che sanciscono l’inizio di una “rivoluzione”. Quanto è bella Napoli quando si riempie di gente per le strade, di gente “perbene”, di persone che hanno bisogno di andare oltre la filosofia tutta partenopea del “si piglia chell che vene” per non restare delusi.
 
Ecco, esprimersi così, con semplicità e allegria, davvero un “dopo”, un “dopo” che deve far paura alla dirigenza, perché abitato non solo da giovani ma anche da persone mature e già in là con gli anni. Se vogliamo, metaforicamente, è la dimostrazione di come un enorme bacino elettorale stia scalpitando per un cambiamento.
 
Girando per la piazza gremita e tutta colorata, si intuisce poi che la dignità della donna è centrale in questa giornata, ma ciò che conta realmente è il segnale contro un certo tipo di mentalità del berlusconismo, del merito di facciata delle “tette” e della disponibilità sessuale che esclude dai posti di rilevanza pubblica e dirigenziali tutti e tutte coloro che non sono disposti a nessun compromesso perché sanno di valere ben altro: “A nuje ce dispiace solo pe’ zoccole”, uno degli slogan più graffianti della giornata partenopea come anche “i veri genitori non accettano i bonifici”.
 
Già, perché questa mattinata è piena di persone che non vogliono lanciare un j'accuse rivolto alla escort, ma ai “papponi”, che a tutti i livelli abusano del corpo delle donne, di tutte le donne. Perché per una che si vende o che è costretta a vendersi, tutte le altre ne pagano le conseguenze sul posto di lavoro, tra le mura domestiche, nel quotidiano, in questa società che sembra sempre più arretrata dal punto di vista dei diritti civili e che considera meno di zero i giovani e le donne, che sono il motore del futuro.

Una domenica, dunque, di riscatto, di gioia, di voglia di tornare a pensare alle cose importanti e serie: all’etica, alla dignità di tutti gli esseri umani, alle pari opportunità (quelle vere, non quelle da ministero) che sono legate indubbiamente anche alla crescita economica del paese.
 
Un nuovo inizio insomma, senza Berlusconi e tutti quelli che, con comportamenti proattivi o omissivi ne hanno agevolato l’ascesa e pure ritardato il ricambio.

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