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Musica, please! Cinema senza immagini

 

Il moro e il quasi biondo, non è solo la descrizione di una caratteristica fisica di due ragazzi, ma è il nome di quello che possiamo definire un progetto musicale nato dai vicini di casa Roberto D’agostin e Lorenzo Commisso.

La loro opera prima è “ Questa è una parentesi :) ” tredici tracce frutto di un minuzioso lavoro di analisi, scomposizione e riassemblaggio di suoni. Citazioni dal cinema, campionature, chitarre, tastiere, clarinetto uniti ai più originali strumenti: scimmie urlanti, Ananas maracas e la new entry del tour: un simpatico pappagallino variopinto (per gli amici della Lipu - ovviamente finto), braccio destro di Lorenzo nei live.

Elettronica sperimentale insomma, se vogliamo classificarla in un genere. Il risultato è davvero ottimo, elegante ed equilibrato. Un fluire di note e orpelli di ogni genere che irrompono nell’orecchio dell’ascoltatore, senza disturbare ma regalando un atmosfera ovattata e al tempo stesso reale.

E questa dimensione assorbe il pubblico anche durante i live. C’è qualcosa di ipnotico, che incanta l’ascoltatore lasciandolo (stranamente) ammutolito e rapito. Durante le performance dal vivo il duo udinese si avvale della energica collaborazione di Matteo Dainese (loro produttore - Matteite Records) già Ulan Bator.

Un ultimo aggettivo da aggiungere potrebbe essere Enigmatico. Non per l’incomprensibilità dei brani ma perchè nel retro copertina non si troveranno i 13 titoli, ma definizioni (come quelle dei cruciverba). Le soluzioni sono nascoste sotto il cd all’interno della confezione. Un esempio? Venti alle quattro estremità. Soluzione: Dita. Geniale no?
 

Il moro e quasi biondo: un duo che è in realtà un trio, una band che è meglio forse definire un progetto date le molteplici collaborazioni in Studio...

R: Il nucleo del progetto è composto da me e Lorenzo, nel senso che è nato con noi due e noi due siamo, per ora, l’elemento costante: siamo pur sempre vicini di casa. Nella registrazione del disco siamo stati affiancati da Mario Ruggiero e qua e là da Uanza degli Arbeiter, H.C. Rebel (che poi ha curato il missaggio e il master del disco) e Matteo Dainese. Quest’ultimo, oltre ad aver prodotto l’album per la sua etichetta (la Matteite Records), è ora parte integrante del trio e ci accompagna indefessamente alla batteria ai concerti, contribuendo all’arrangiamento live dei brani.
L: Si! Questa risposta potrebbe essere riassunta con questa frase che ci trova parecchio d’accordo: il moro e il quasi biondo non è un duo, anzi.


Il primo lavoro risale proprio a quest’anno. Questa è una parentesi :) è un album definito come la colonna sonora di un film inesistente, l’inverso di un film muto insomma?

R: Del cinema ci interessa innanzitutto la struttura: in un film ci sono senz’altro elementi ricorrenti, ma prevale indubbiamente un’idea di sviluppo: c’è un inizio e una fine, quello che succede in mezzo e, in forma potenziale, tutto quello che succede prima dell’inizio e dopo la fine. Ci siamo ispirati a una struttura simile scrivendo il disco.
Poi ci sono delle suggestioni più direttamente cinematografiche.
L: Il nostro disco senza immagini suona incompleto, comunque basta aprire gli occhi per vedere ciò che manca. Un bel sogno è forse la cosa migliore, ma in quel caso gli occhi bisogna chiuderli. Visto che il buio non distrugge le cose ma le nasconde, forse non bisogna porsi questo problema.


In effetti sono molti i richiami cinematografici nell’album...

R: Sì, il riferimento alla colonna sonora è un pretesto: più che rifarci a questa particolare forma musicale abbiamo cercato di ricreare direttamente dei clichet atmosferici filmici, di richiamare delle scene che ormai fanno parte del nostro personale bagaglio iconico. Nei casi più palesi ricorrendo a specifici campioni. 


Siete polistrumentisti, passate da chitarre a tastiere, xilofono, clarinetto percussioni... e poi ananas, scimmie... rumori, suoni...

R: E’ vero, anche se non si tratta di un’esibizione di bravura, personalmente non ne sarei capace. Semmai cerchiamo di dare dinamica al concerto, non annoiare nè noi nè chi ci ascolta e anche, cosa da non sottovalutare, ci guarda. L’idea di usare suoni e rumori, poi, sta alla base del disco e non volevamo che andasse persa nei live.
L: Le macedonie di frutta che vendono a Nizza e le serie datate di Quark sono tutto quello che non c’entra con il cinema che pero ci piace citare. Dopo tutto suoniamo da seduti.


Ogni brano appare come un mosaico, un puzzle di suoni. Come nasce in realtà un brano?E’ il frutto di una ricerca, di un analitico studio di decomposizione e ricomposizione?

R: Ogni brano in effetti subisce una continua e lunga operazione di composizione-decomposizione-ricomposizione. E’ un’operazione sadica nei confronti del brano, che viene costantemente decomposto e “sbranato”, e nei nostri confronti, perché non possiamo permetterci di affezionarci troppo a stadi di composizione non ancora maturi e quando questo succede subiamo dolorosamente le perdite.
L: Cerchiamo un equilibrio tra razionalità ed emotività. Siamo simili ai geometrici contenitori di miele che costruiscono le api. Chiamati anche alveari. Freddi e analitici contenitori di dolcezza..


Nei brani non ci sono quasi parole...eppure le parole sembrano assumere un gran valore per voi. Non a caso giocate con anagrammi, definizioni stile cruciverba...Una innocua perversione o una insana passione?

R: Le parole per noi sono tanto importanti che non abbiamo voluto sprecarle o sporcarle. Abbiamo scelto di usare la dimensione verbale non tanto all’interno dei brani (dove comunque fa la sua comparsa qua e là), ma prevalentemente attorno ad essi. Si tratta anche qui di parole smembrate e rivoltate, che raccontano principalmente di loro stesse.
Riguardo alla finta alternativa che la domanda perfidamente pone, la schivo perfidamente...
L: Si scrive sempre da giovani e si rilegge sempre da vecchi, o meglio, meno giovani se si acquista saggezza. Invecchiando la rilettura di una cosa scritta in passato può creare disagi o imbarazzi. Come quello che ho appena scritto…


E ora c’è anche un video online.. dove vi si può ammirare in tutta la vostra beltade...
R: Il video è girato da Daniele Babbo, un conterraneo che lavora a Roma con Sporco Impossibile. Il pezzo è Possono essere baciate e la soluzione è rime. Perciò camminiamo in via del Pigneto attaccando degli adesivi che rimano fra loro. E’ un piano sequenza e ne abbiamo fatta di strada.
L: Direi che il nostro video potrebbe assomigliare a un film giallo o meglio potrebbe essere un quasi giallo, riguardo agli indizi e al piano sequenza, ovviamente.


Siete alle prese con una nuova opera, che avete registrato in spiaggia, giusto?

R: Non lo sapevo, ma è un’ottima idea.
L: Sì!


Mi regalate l’ananas maracas visto che si è infortunata?

R: Te lo scordi. Per avere quell’ananas bisogna acquistare l’intero cesto di frutta. Non la cederemo finchè non avrà esalato l’ultimo cha cha.
L: Io se fossi in te bramerei di più la nuova banana regalatami dal collega.

Mmm...

***www.myspace.com/ilmoroeilqua...

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