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 Home page > Tribuna Libera > Ministra Erika Stefani, spero di non tediarla

Ministra Erika Stefani, spero di non tediarla

Buongiorno Ministra.
Come già scritto nel titolo mi auguro di non tediarla; mi ero permesso di scriverle da queste pagine già lo scorso 24 aprile. Non avendo ricevuto risposta nei fatti se non il post su Facebook del 8 luglio, piuttosto aleatorio al momento, mi accingo nuovamente a fornirle alcuni spunti di riflessione sull'incarico (unico, seppur senza portafoglio) che il Primo Ministro Draghi le ha affidato alla formazione del Governo. Ne sarà già al corrente, non ne dubito, ma come dicevano i nostri padri latini "repetita iuvant".

Il motivo del primo contatto, forse ricorderà, era legato al valore (risibile) dell'assegno di disabilità, adeguato alla fine dello scorso anno dal Governo sotto pressione della Corte Costituzionale al valore della pensione minima, riservata però solo ai disabili al 100%.
Accetto senza alcun dubbio che chiunque abbia l'invalidità totale debba essere privilegiato ma l'INPS, non io, ha fissato un tetto percentuale per ricevere l'assegno di disabilità. Prima dell'intervento governativo si era tutti equiparati verso il basso: questo era vergognoso, non per il vostro governo in particolare ma per tutto il mondo politico che per decenni non è intervenuto in alcun modo.

Se si credesse che la riduzione dei punti di invalidità faciliti l'accesso al mondo del lavoro la informo che è una pia illusione. L'elenco delle limitazioni professionali che l'INPS indica nel riconoscimento di disabilità, scendendo anche solo di pochi punti dal massimo possibile, è in grado di scoraggiare qualunque imprenditore o responsabile delle Risorse Umane. Non per niente le poche aziende che assumono disabili li vanno a pescare in quelle meno lesive alla produzione, mentre la maggior parte delle aziende sorprese a violare la legge 68 del 1999 preferiscono pagare le sanzioni, sempre che siano comminate.

La disabilità colpisce inesorabilmente ad ogni età ma percentualmente, e soprattutto per quelle non congenite ma subentrate nel corso della vita, tende a scegliere le persone con già diversi anni sulle spalle: sarebbe bastato escludere i disabili dall'adeguamento pensionistico imposto dalla Legge Fornero per sanare, almeno in parte, la situazione.
La norma certo è ancora discrepante dalla realtà, ma avrebbe potuto essere un altro segnale. Del resto, ma lo avevo già indicato nel precedente articolo, il diabete Mellito 2 che spesso colpisce in seguito al sorgere di difficoltà collaterali come ad esempio l'aumentare degli anni o lo scendere delle difese immunitarie, toglie letteralmente 6 anni di vita, riducendo ovviamente le aspettative.

Il carico di un disabile per le famiglie spesso è molto simile a quella massima e l'aspetto non è così marginale. Oltre all'aiuto che viene a mancare (il non portare o spostare pesi anche banali come una borsa della spesa o prendere in braccio un bambino) impone ai componenti del nucleo familiare un ulteriore disagio che non viene al momento riconosciuto; a questo tocca aggiungere il mancato reddito se non l'assegno di invalidità, di cui sappiamo entrambi il valore. Agli eventuali finanziamenti accennati nel post, in chiave regionale sarebbero soggetti a differenze e variabili sul territorio; sarebbe preferiribile una legge dello stato, unica ed indelebile per tutti ma i politici siete voi, e a voi la palla.

Qualora fosse giunta a queste ultime righe la ringrazio nuovamente, come nel precedente articolo. Seguirò la sua attività con i mezzi (pochi) a mia disposizione. Siamo ormai a luglio ed il 2022 comincia a fare capolino da dietro l'angolo: per molti è il sorgere di nuove speranze, per il disabile al momento di nuove delusioni.

Foto: Wikimedia

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