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 Home page > Attualità > Società > Migranti: Il Regno che vi è stato preparato

Migranti: Il Regno che vi è stato preparato

Allora il Re dirà a quelli della sua destra: Venite voi, i benedetti del Padre mio, eredate il Regno che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo.
Perchè ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui forestiere e mi accoglieste.
(Vangelo di Matteo 33,35)

Forti critiche arivano al governo italiano ed alla sua politica sull’immigrazione da parte del Vaticano e dell’Onu in seguito alla repressione degli sbarchi dei migranti sulle nostre coste.

Le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e del suo ministro degli interni, Maroni, non lasciano spazio che all’estrema intransigenza nei confronti di coloro che gia non hanno niente nelle loro terre, e che non trovano neanche un minimo di comprensione da quest’altra parte del Mediterraneo.

Berlusconi ha detto chiaramente "No" ad una società multietnica: <<Non apriremo la porta a tutti, come ha fatto la sinistra, che ha l’idea di una società multietnica. Noi accoglieremo solo coloro che hanno i requisiti per ottenere l’asilo politico>>

Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite il 75% di coloro che sbarcano in Italia chiedono lo status di rifugiato politico, ma solo il 50% lo ottiene.

D’altronde, fanno notare dalle Nazioni Unite, non si capisce come il governo italiano possa prendere in considerazione l’ipotesi di vagliare l’effettivo status degli immigrati se la sua politica è quella di ricondurli ai porti dai quali sono partiti, una volta avvistati in alto mare.

La cronaca di queste ore è fatta di "barconi della miseria" da scaricare in Libia, oppure dalla tensione diplomatica con Malta che blocca le navi militari italiane che tentano di condurre sulla piccola isola questi sfortunati.

L’intollerante linguaggio giornalistico, mass mediatico in generale, nonchè la pessima e grottesca retorica politica, hanno abituato il popolo italiano all’uso di una terminologia scadente e cinica: parlano di "immigrati", quando va bene di "migranti", parlano di "clandestini", parlano di pericolo per "l’identità territoriale e culturale", parlano di "denunce" da parte dei medici prima e dei presidi poi, parlano di "delazione".

E per ultimo si evoca lo spettro terroristico, alla stessa stregua dello spettro comunista.

La verità è che questi "vermi della politica", viscidi e striscianti, non conoscono altro linguaggio al di fuori di quello dei soldi, e non hanno altra preoccupazione se non quella di trovare il modo per farsi eleggere alle prossime elezioni europee; e si scagliano contro i più deboli, gli ultimi degli ultimi, quelli di cui non frega niente a nessuno se vivono, o se muoiono inghiottiti dalle onde: così, solo per far vedere che qualcosa per gli italiani lo fanno davvero: fermano i pericolosi clandestini.

Ma chi sono questi clandestini?!

Innanzitutto sono "Persone".



E se per la nostra classe politica quei volti di donne, di uomini, di giovani, di bambini e di vecchi non sono volti di persone, e se non lo sono nemmeno per coloro che ci implementano le notizie, allora è bene sapere che non lo è nemmeno il popolo.

I cittadini di questa parte di mondo non sono essi nemmeno tali.

Non siamo più persone, non siamo più cittadini accomunati da "Valori" condivisi, i quali formano una comunità sociale innanzitutto: siamo considerati alla stregua di macchine, di capitale...... di Schiavi!

"Il Consumo", "la Produzione", "la Finanza", "il Mercato": questo è quello che conta.

Allora perchè prendersi il fastidio per persone che non possono produrre, che non potranno mai consumare secondo i nostri standard, che rappresentano solo un costo.

"Dobbiamo aiutarli nelle loro terre"!

Che ipocrisia!

E che cosa facciamo per aiutarli?

Ci accordiamo con i libici per pattugliare le coste, diamo a Geddafi miliardi di euro affinchè ci aiuti a sbatterli in carcere.

Perchè non chiedere di aiutare quest’enorme massa di poveri all’Enel, piuttosto che all’Eni? D’altronde sono queste parte di quelle compagnie internazionali che quotidianamente sfruttano risorse primarie per questi individui, attraverso la corruzione ed il potere politico e militare affidato a dittatori senza scrupoli, al solo fine di garantirsi un loro appoggio.

Invece pattugliamo le coste somale allo scopo di garantire il transito di mercantili e petroliere, al fine di assicurare i nostri consumi.

Commenti all'articolo

  • Di marco (---.---.---.235) 13 maggio 2009 02:47

    Più interessante l’autore che il testo. Dice l’autore: "sono un tipo antisociale ecc, ecc".
    Ma quale "antisociale"? Sei invischiato fino al collo di "socialismo", cioè sei interessatissimo a temi "sociali". Basta leggere quello che scrivi.
    Forse volevi dire: "sono un soitario", ma solitario è diverso da anti-sociale....

    • Di Morias (---.---.---.197) 13 maggio 2009 12:37

      Caro Marco,
      antisociale non significa assenza di sensibilità nei riguardi di problematiche inerenti i singoli o la collettività.
      Sarebbe stupido disinteressarsi di un mondo, di un sistema del quale tutti noi, io e te compresi, facciamo parte.
      Sta di fatto però che se questo sistema non ci piace allora bisogna criticarlo: abbiamo il dovere di criticarlo come cittadini.
      Antisociale non è colui che si dissocia dal contesto in cui vive, e non è nemmeno un solitario: anche se a volte starsene in disparte ad osservarlo questo mondo, come se si provenisse da un altro pianeta, aiuta a capire la sua irrazionalità.
      Naturalmente io esprimo le mie critiche a questo sistema dal mio punto di vista, non possiedo verità e mi spaventano coloro i quali pensano di possederle.
      Certo l’articolo da me proposto non esprime nulla di nuovo, ma è strano che quanto più evidenti sono i fatti, tanto più tendiamo a rifiutarli, a chinare il mento, ad abbassare gli occhi.
      A mio avviso quanto più saremo in grado di guardare al contesto in cui viviamo con semplicità, in maniera elementare, senza complicazioni o tecncismi, tanto più saremo in grado di eliminare le sofisticazioni della mente alle quali la nostra cultura, divenuta miope, ci ha imprigionato.
      Un saluto
      Morias 

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