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Menti, cuori e anime dell’Europa cattolica

“Lo scisma. Cattolici senza papa” è un libro-intervista anticonformista di Riccardo Chiaberge, direttore del supplemento domenicale del Sole 24 Ore (Longanesi, 2009).

“La verità vi farà liberi” (Giovanni).

“Sia il papa sia la sua Curia possono sbagliare per ignoranza della verità” (Jan Hus, De ecclesia).

L’arioso saggio di Chiaberge racconta le storie emblematiche di alcuni dei cattolici più europei, più moderni e più “disobbedienti”: monaci, missionari, teologi, preti di periferia e parroci sposati, medici, intellettuali e semplici fedeli che testimoniano in modo creativo la loro fede. Perciò “Questo non è un libro devoto, ma nemmeno un pamphlet anticlericale. È la dichiarazione d’amore di un laico battezzato e cresimato per la religione dei suoi padri, per la straordinaria ricchezza e multiformità del mondo cattolico, inesauribile riserva di anime e intelligenze” (Chiaberge, prologo).

Comunque, per poter mantenere l’autenticità dei vari punti di vista, ho preferito riportare i principali pensieri dei diversi protagonisti evitando i commenti superflui.

Un punto di vista austriaco

Martha Heizer (docente di Teologia pratica all’Università di Innsbruck). “La Chiesa sta benissimo, perché è cambiata. Perché la Chiesa siamo noi… è la gerarchia che sta morendo. Anzi, dirò di più: prende dei farmaci per affrettar la propria fine… Tra la gente è cresciuta la voglia di autonomia e di autodeterminazione. Quando sono in gioco valori fondamentali, la vita l’amore la morte la sofferenza, nessuno può decidere per noi”.

Un punto di vista spagnolo.

José Maria Castillo (gesuita). Durante il Concilio Vaticano II a “Roma si respirava un’aria nuova, ma sono stato subito colpito da come funzionava la Curia. Ho cominciato a pensare che la Chiesa delle gerarchie sia molto distante dalla realtà dei credenti, del popolo. C’è una forma di mutua ignoranza. Il papa, i cardinali, i vescovi credono di conoscere i fedeli, ma in realtà non li conoscono affatto. E grazie a Dio i fedeli non conoscono la Chiesa ufficiale. Questa distanza purtroppo è cresciuta negli ultimi anni”. Nel Vangelo Gesù “mette in guardia i suoi apostoli dalla tentazione di esercitare qualsiasi forma di potere che assomigli a quello dei re”. Questa proibizione è chiara: “Non sarà così tra voi”. E nella Prima lettera di Pietro si afferma che non bisogna spadroneggiare sui credenti, ma bisogna diventare dei modelli per il gregge (p. 165).

Alcuni punti di vista francesi.

Danièle Hervieu-Léger (docente di scienze sociali). “Non è il non credere che caratterizza le nostre società, ma il fatto che il credere sfugge ampiamente al controllo delle grandi Chiese e delle istituzioni religiose”. Dopotutto nessuno può negare che dopo i raduni dei papa-boys i prati si trasformano in un mare di preservativi (per avere ulteriori informazioni si può fare una ricerca su www.eurozine.com).

Francois Becker. “La verità non è democratica, ma la ricerca della verità deve esserlo per poter beneficiare degli apporti di ciascuno e di ciascuna. Rischiare il proprio credo, rischiare di perdersi per ritrovarsi più profondamente”.

Jean Delumeau (storico del Collège de France). Il dono più grande del cristianesimo è la “creatività cristiana”. Ma il “problema è che la chiesa è ferma a un’idea antiquata di cultura. E questo papa vive prigioniero in un palazzo-museo, circondato da consiglieri troppo tradizionalisti”. E se “Nell’Ottocento si diceva che la Chiesa aveva perduto gli operai, ora sta perdendo le donne. Quelle più giovani, soprattutto”.

Alcuni punti di vista italiani.

Carlo Casalone (gesuita). “Giovanni Paolo II nell’enciclica “Evangelium Vitae” (1995) precisava che la vita è sacra ma non è un bene ultimo. Il bene ultimo è “la comunione con Dio”. Dunque una relazione, un rapporto con un altro Essere, che sia questo l’Essere supremo o un essere umano diverso da noi. È l’esistenza di questo rapporto, di questa rete d’affetti, di scambi e di esperienze che rende la vita degna di essere vissuta, non il fatto che il cuore seguiti a pulsare e l’ossigeno a irrorare i polmoni in un organismo che non ha più nessuna forma di interazione col resto del mondo” (p. 70). Wojtyla negli ultimi giorni della sua vita rifiutò l’ennesimo ricovero e chiese di poter “tornare alla casa del Padre”.

Giorgio Lambertenghi (presidente della sezione milanese dell’Associazione medici cattolici italiani). “Mi farebbe piacere che tanti di coloro che si occupano di queste cose (sacerdoti, magistrati, politici) venissero nelle corsie ospedaliere per rendersi conto di persona della reale situazione in cui versano tanti malati e forse comprenderebbero molto, molto di più”.

Don Luigi Verzé (Fondatore dell’Università Vita-Salute San Raffaele). Ci sono molte “zone grigie” aperte dal progresso scientifico il che non significa legittimare l’eutanasia: “Tenere in vita una persona a tutti i costi è ostinazione, non conservazione della vita. Se una persona vive così, solo grazie alle macchine, e chiede lucidamente di essere staccata, credo che farlo possa essere un atto d’amore, un gesto cristiano”.

Elena Cattaneo (farmacologa Università di Milano, www.cattaneolab.it, www.neurostemcell.org). “Un Dio che voglia tenerci all’oscuro e nella sofferenza non esiste. Se la vita è un dono di Dio, noi possiamo e dobbiamo intervenire su questo dono per capirlo”. Ad esempio “Più del 50 per cento degli ovuli fecondati viene eliminato con il sangue mestruale. Mi è capitato di considerare la possibilità che buttando la biancheria sporca stessi gettando stessi gettando nella spazzatura anche uno zigote: dunque un bambino, dunque un uomo?”. Il fondamentalismo religioso purtroppo produce il cortocircuito della razionalità.

Franco Mosconi (monaco cistercense). “Gesù ci ha salvato in croce, non facendo accordi con l’imperatore. Se la Chiesa si aggrappa al carro del padrone, non va molto lontano”.

Da tutti questi punti di vista emerge una forte critica al profilo autoritario della casta sacerdotale cattolica romana, che soffre degli effetti sociali diabolici della polarizzazione estrema nei gruppi autoprodotti che hanno delle relazioni molto scarse con il mondo esterno. Inoltre le gerarchie cattoliche utilizzano una burocrazia medievale che utilizza una lingua morta che non si è adattata e non si può adattare alle trasformazioni sociali e tecnologiche più intense. Il latino è la lingua della “legge totalitaria” dell’impero pagano che torturò Gesù, e la deriva assolutista e centralista si è diffusa in modo capillare nella società civile italiana e anche in Europa.

Purtroppo la tendenza al conformismo è comune e forte in tutte le società, e il fatto che anche i “giovani ben disposti e intelligenti sono pronti a chiamare bianco il nero è motivo di preoccupazione” (Solomon Asch, psicologo sociale polacco, naturalizzato statunitense). Per fortuna i giovani italiani oggi viaggiano di più e si rendono conto molto presto dei grandi limiti della dottrina religiosa vetero-romana.

E concludo con il modesto parere di un cittadino europeo: l’ultimo stato assoluto d’Europa non può sopravvivere ostacolando la scienza e la conoscenza. E una Chiesa senza dei livelli minimi di democrazia nella scelta dei propri rappresentanti e che non riesce a rappresentare il mondo femminile è destinata a collassare nell’arco di una generazione a partire dai figli dei nativi digitali.

Nota – Il dialogo tra le diverse religioni e le diverse culture del pianeta sono essenziali al fine di garantire un’esistenza civile e dignitosa alle diverse popolazioni umane. Per questo motivo segnalo un magazine molto interessante e moderno: www.resetdoc.org (si utilizza la lingua inglese, araba, italiana, francese e tedesca).

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