• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Media e fake news: lapidare senza sassi

Media e fake news: lapidare senza sassi

Ricordo un tristissimo caso accaduto molti anni fa. Una bambina (mi sembra tre anni, ma potrei sbagliare) viene trovata dalle assistenti dell'asilo con la vagina devastata. Polizia, giudice, indagini molto sommarie, arresto immediato del padre, la notizia in prima pagina di tutti i giornali e fra le prime notizie dei telegiornali, ovviamente con dovizia di segnalare particolari e nome e cognome del padre in questione.

 Dopo alcuni giorni i medici, effettuando un pap test e successivi esami, scoprirono che la bambina era affetta da una rarissima forma tumorale incurabile, in grado di uccidere un adulto in pochi mesi. Ovviamente, essendo piccola, la bambina morì dopo pochi giorni. Il padre scarcerato, la notizia in trafiletto nelle pagine interne, non tutti i telegiornali la segnalarono e comunque fra le notizie in chiusa di cronaca.
Nessuno, che io ricordi, tentò di indossare i panni del padre. Devastato dalla notizia prima delle condizioni della figlia e dopo dell'esito degli esami più accurati, sconvolto come innocente da un'accusa atroce, distrutto nei rapporti umani da un odio ingiusto ma mai seriamente corretto da coloro che avevano diffuso quello stesso odio.
Io me lo ricordo molto bene: ero da poco diventato padre della mia primogenita. Sentii sulla pelle un brivido che nessun film dell'orrore avrebbe potuto darmi, nel cuore un dolore indicibile per la bimba e per il padre e nella testa la consapevolezza che un normale cittadino era assolutamente indifeso di fronte ad un attacco mediatico di questo tipo. 

Tutto questo ante web. Ora non seve la polizia, un giudice o delle indagini. Un cittadino (se poi è famoso meglio) viene condannato in primis dai social, ripreso dai media e sommariamente ritenuto colpevole. Potrei citare innumerevoli casi: mi limito a ricordare Dominique Strauss-Kahn, leader socialista francese, escluso dalla corsa alla presidenza per una denuncia di violenza carnale risultata poi del tutto falsa e Kevin Spacey, caso di questi giorni, condannato da tutti e licenziato dall'emittente televisiva che produceva la serie di indubbio successo della quale lui era protagonista (in seguito la serie venne addirittura soppressa) e scagionato nei giorni scorsi dal ritiro dell'accusa (le prove dichiarate non sono mai state mostrate).

Ultimamente non solo le persone sono coinvolte nella caccia al bruto: basti verificare da quanti giorni l'hastagh #Bibbiano sia nella top ten di Twitter o di qualsiasi altro social o media. E l'attacco non riguarda più solo un individuo o un gruppo di persone, ma un partito nella sua totalità. Quindi non solo uno o più esponenti di quel partito vengono insultati, ma ogni iscritto o simpatizzante viene coinvolto in questa caccia alle streghe mediatica. Perché di questo sinora si tratta. Le indagini, doverosissime, sono partite da una denuncia, ancora tutta da provare.
Un primo ripensamento sarebbe potuto scattare dopo la liberazione, da parte del giudice, dello psicologo, fra i principali accusati. Il giudice ha emesso l'ordine di scarcerazione dopo aver visionato i video delle sedute con i bimbi, riprese dalle telecamere a circuito chiuso e con il consenso dei genitori, dai quali si evince la totale liceità del suo operato, secondo le norme deontologiche della professione. Certo, tutto sarà da rivedere al processo, ma la scarcerazione avrebbe dovuto obbligare o quanto meno suggerire una maggiore attenzione. Invece no. Un cantante piuttosto noto ha pubblicato un tweet con la foto di uno striscione nel quale è evidenziato l'acronimo politico, ed un vice ministro di questo governo della Repubblica ha pensato bene di postare un video nel quale afferma che lui non vuole avere a che fare con il partito alla gogna. E poco, anzi pochissimo, importa se nel caso sono coinvolti persone, una o molte. Il colpevole è il partito nella sua interezza, anche l'iscritto di Canicattì, il simpatizzante bellunese o il partecipante alle Primarie della Sicilia. Tutti colpevoli, tutti al capestro virtuale.

Il motivo è ben chiaro: se questo metodo funziona benissimo sulle persone comuni, vuoi mettere l'efficacia che può avere su un partito politico? E nulla importa se un normale simpatizzante in un gazebo verrà poi assalito con insulti di manipolatore o ladro di bambini.
Per un pugno o anche due di voti questo ed altro.

 

 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità