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Maroni, peggio che andar di Bossi...

Al contrario di Umberto, Maroni si presenta come un uomo sobrio e distinto, che potrebbe contrattare in parlamento piccole deroghe all’unità, piccoli strappi che accontentino i suoi elettori ma violino invece il sentimento di unità nazionale che deve pervaderci tutti in questo grave momento di difficoltà. Siamo sicuri di preferirlo alle chiacchiere di Bossi?

E Silvio riuscì anche nell’ultima gloriosa impresa di spaccare l’unico partito che, pur carente sotto ogni punto di vista di un’ideologia politica prodotta più a nord dello stomaco, è oggi in brutte faccende affaccendato.

La Lega ce l’aveva durissimo, dicevano gli esponenti di questo “schieramento politico” con la finezza che li contraddistingue. E oggi? Oggi scopre che una dose di Viagra non farebbe male neppure a queli che tanti anni fa giuravano e spergiuravano di odiare Roma Ladrona, ma oggi non disdegnano di salvare Nicola Cosentino, detto “'o 'merican”, sostenendo l’insostenibile uomo di Casal di Principe.

Così il sole delle alpi sorge a metà. Bossi sospende dai comizi pubblici Maroni (tanto per non lasciare dubbi sul dispotismo, francamente poco illuminato, del Senatùr) e la ferita nel partito si fa profonda e ormai in suppurazione.

Non sottovalutiamo il fenomeno. Due sono gli aspetti cruciali di questa faccenda ed il primo è prettamente interno al partito: non è stata minimamente percepita l’entità del danno compiuto da quel voto “secondo coscienza” che tanto ha fatto infuriare gli elettori della Lega. Emergono ora le insofferenze della base verso la dirigenza arrivata a Roma grazie al voto dei vicini di stalla e oggi perfettamente a suo agio tra le stanze di “Roma ladrona”.

E questo stallo rischia di schiacciare i piccoli amministratori locali, estremo braccio del partito del sole delle Alpi per vicinanza e sensibilità alle istanze dei cittadini delle comunità del nord, che oggi non sanno più chi difendere.

Da cosa iniziare? Difendere loro stessi dall’accusa di essere prede troppo facili (quando non consapevoli) delle mafie al nord? Protestare invece, fermamente, contro i propri dirigenti, mantenendo stabile il proprio rapporto con l’elettorato locale? Oppure schierarsi con i vertici di partito?

Data la forte connotazione territoriale, quest’ultima opzione è evidentemente da scartare: il voto giovedì richiede a tutti, nella Lega, una seria presa di posizione: o contro la dirigenza, o contro la base.

Il secondo aspetto, fondamentale nell’analisi di quanto sta avvenendo nella Lega, riguarda le evoluzioni che lo stanno riguardando nei propri rapporti con l’esterno.

E’ in questo contesto che dobbiamo inquadrare lo scontro Bossi vs Maroni, mediaticamente più appetibile, ma meno concreto di quello che avviene nelle sezioni delle province del nord.

Aver salvato Cosentino ha solo fatto emergere un malumore già incistato nella Lega che, in questo episodio, ritrova le sue ragioni primarie: l’assoluta mancanza di corrispondenza tra gli strepitii di secessione tanto invocati da vent’anni dai loro elettori e l’impossibilità materiale - data l’evidente incostituzionalità della cosa - di attuarla dei propri rappresentanti.

Maroni s’è lavato i panni nel Po e si presenta come uomo di Stato dopo aver ricoperto la carica di ministro degli interni, nell’esercizio della quale fu elogiato perfino da Saviano per l'ottimo lavoro svolto.

Non ha mai alzato il medio, il che lo rende una persona in apparenza seria, diversa, diciamo, dai suoi compagni di partito. Aperto al dialogo, intercetta oggi gli interessi e le aspettative di quella fascia media dell’elettorato del Nord costituito da provinciali "benpensanti" attaccatissimi al proprio orticello che non accettano le cadute di stile del Senatùr pur condividendone nell’intimità delle loro case le stesse fobie e vene xenofobe.

Ed è per questo che lo temo e che tutti noi dovremmo avere più paura di Maroni che di Bossi. Al contrario di Umberto, Maroni si presenta come un uomo sobrio e distinto, che potrebbe contrattare in parlamento piccole deroghe all’unità, piccoli strappi che accontentino i suoi elettori ma violino invece il sentimento di unità nazionale che deve pervaderci tutti in questo grave momento di difficoltà.

Quindi, dobbiamo sempre ricordare che Maroni milita e rappresenta un partito in cui uno dei più alti dirigenti (l’on. Calderoli, ai tempi vice-presidente del Senato della Repubblica) ha messo a disposizione il suo maiale per scongiurare la “terrificante” ipotesi della costruzione di una Moschea a Bologna; e che gli interessi rappresentati da quel partito sono sempre gli stessi.

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