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Mario Brunello e Lino Breda hanno aperto la stagione concertistica dell’Auditorium “Lo Squero”

Prima parte dell’integrale delle Sonate e Partite per violino solo di J.S.Bach eseguite al violoncello piccolo

Il violoncellista Mario Brunello ha inaugurato e concluderà la stagione concertistica 2022 dell’Auditorium “Lo Squero” della Fondazione Cini nell’isola di San Giorgio a Venezia.

Lo ha fatto attraverso il progetto di una storia biblica in musica, che si svolgerà in tre puntate, assegnando la parte principale non alla musica, dell’amato Bach, bensì alle riflessioni bibliche del monaco laico Lino Breda (Schio, 13 ottobre 1958) che a 25 anni è entrato a far parte della comunità di Bose, in Piemonte, ma che nel 2020, per ordine papale, ne è stato estromesso assieme al fondatore Enzo Bianchi.

Pertanto in quasi due ore, la musica di Bach è risuonata all’incirca per 45 minuti : Brunello ha eseguito la Sonata n.1 e la Partita n.1, scritte originariamente per il violino, al violoncello piccolo a quattro corde. Il ciclo si compone di tre Sonate e tre Partite. Nella seconda puntata (12 novembre) si ascolteranno le due seconde; nella terza (17 dicembre), le due terze.

Prima di lasciare la parola al monaco, il musicista ha spiegato in breve le caratteristiche dello strumento, scomparso verso la metà del 1700, ma molto usato in epoca barocca. Costruito nella tipica accordatura violinistica (Mi, La, Re, Solo), ma un’ottava più bassa, mantiene la profondità e le sfumature più scure, tipiche del violoncello.

Essendo venuto a conoscenza di una monografia scritta da un violinista e musicologo americano, Benjamin Shute, intitolata Sei Solo : Symbolum? The Theology of J.S.Bach’s Solo Violin Works, “volta ad inserire la Sonata in una storia della Bibbia” – ha spiegato Brunello - “ mi sono chiesto se questa storia biblica avesse un senso e perciò sarebbe stato bello essere affiancato da chi la Bibbia la vive quotidianamente”. Poi ha proseguito affermando che” la Sonata n.1 in Sol minore BWV 1001 è la rappresentazione della Genesi e contiene una quantità di dissonanze che non esistono in nessun brano della produzione bachiana. Divisa in quattro parti, l’Adagio rappresenterebbe la situazione che si trovava dopo il peccato originale; la Fuga (allegro) è la rappresentazione del realizzarsi delle profezie; la Siciliana nel Medio Evo rappresentava la nascita di Cristo ; il Presto finale , secondo il Vecchio Testamento, rappresenterebbe la distruzione di tutto ciò che Dio ha creato attraverso il fuoco. In questo movimento, le battute non sono più rispettate (sono assenti le stanghette) : sembra proprio un furore che distrugge”.

Prima e dopo l’esecuzione della Sonata, Breda ha parlato di Bach, “imbevuto di Vangelo” e dell’umanità : “Tutti siamo alla ricerca di una luce, una speranza, una forza”, che possa cambiare, modificare, far uscire “ciò che in noi è sepolto, forse la nostra umanità”. Non poteva mancare un’accorata, lunga riflessione riguardo i tempi di crisi che stiamo vivendo. Prima la pandemia e poi la guerra, “che rischia di coinvolgere il pianeta. Una stanchezza di fondo, un senso di finitudine.

La barbarie sui cadaveri, raccolti in città e messi in maniera disordinata in un supermarket, i corpi in decomposizione : tutto questo va al di là di una guerra . Sono morti che non hanno nemmeno il diritto di morire. Le nostre relazioni personali sembrano nevrotizzate. C’è una polverizzazione della conflittualità, una passaggio da una sfiducia smisurata a una diffidenza altrettanto estrema nei confronti del futuro. Dobbiamo trovare Dio in ciò che conosciamo, nella nostra vita quotidiana e capire che l’al di là non è ciò che è indefinitivamente lontano, ma ciò che è più vicino ; restare svegli e vedere in profondità le cose. Il ciclo bachiano ci apre percorsi, sentieri, orizzonti. La Sonata n.1 contiene elementi che alludono ad uno stato dissonante dell’umanità. Non il bene che voglio io faccio, ma il male che non voglio (San Paolo).

Nella Genesi, dopo il primo peccato Dio aveva chiesto Adamo, dove sei? “, il titolo scelto per questo primo incontro allo Squero. Dopo la morte di Abele, chiede a Caino : “Dov’è tuo fratello? Vicino o lontano da te? Caino risponde di non conoscerlo. Ne nega la fraternità, che è la prima vocazione dell’umanità”.

E’ quindi toccato a Brunello discettare sulla Partita n.1 in Si minore BWV 1002, caratterizzata dal fatto che ognuno dei quattro tempi di danza è seguito da un Double, un termine che nella musica strumentale dei secoli XVII e XVIII indicava la ripetizione delle danze della Suite, variate per l’aggiunta di abbellimenti e mediante il frazionamento dei valori ritmici, senza comunque mutare il tempo, l’armonia e neppure la tonalità. “L’Allemanda – ha spiegato il musicista – in tempo binario, legale, proviene dalla musica di ingresso nella Corte. Viene seguita da un Double in cui, come negli altri, si può sentire un qualcosa di divino.” La Corrente è una danza vivace in tempo ternario, la cui melodia si sviluppa sulla contrapposizione tra staccato e legato. La Sarabande ha uno svolgimento solenne e una struttura austera. “E’ curioso – ha sottolineato Brunello – come questa danza sia l’unica ad esser scritta in francese. In essa si avverte l’unificazione dell’umano e del divino. Invece della Giga, Bach conclude la Partita con un Tempo di Borea, binario, simbologia del doppio”. Da sottolineare, in questa danza, il tema deciso e ritmicamente ben definito. Prima di ascoltarla, Breda ha concluso i suoi interventi affermando che “Gesù unifica in sé uomo e Dio; carne e spirito, morte e resurrezione, amore e sofferenza e ha fatto le cose umane in maniera divina, quelle divine in maniera umana. Ha usato i termini fratello, sorella per designare i suoi discepoli.

Dunque si può anche andare oltre i legami familiari per vivere una nuova fraternità”.

Spazio finale alla musica. Scroscianti e ripetuti applausi dopo la conclusione della Partita, non inducono Brunello a concedere un bis.

 

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