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Marina Serafini

Dottore in filosofia e dottore in scienze della formazione, ho conseguito diversi master e corsi di specializzazione in comunicazione, formazione, selezione del personale e project management. Affascinata dal mondo del web marketing e dello storytelling management. Da anni impegnata nella gestione di Risorse Umane, in area didattica e nel problem solving aziendale. Mi piace dire qualcosa parlando di altro, mi piace parlare dell'uomo...
 

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  • Primo articolo venerdì 08 Agosto 2016
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Ultimi commenti

  • Di Marina Serafini (---.---.---.98) 1 settembre 2016 01:08
    Marina Serafini

    È così, ne sono convinta anch’io: senza una battaglia culturale non è pensabile che avvengano cambiamenti importanti. Mi vengono in mente le parole di Nawal El Saadawi, forse la prima scrittrice egiziana impegnata nel campo, che identifica l’esposizione fisica femminile della cultura occidentale (oggi la nudità è esibita con molta ostentazione più che con tranquilla naturalezza) con la copertura velata delle donne nella cultura islamica. Pur denunciando il disprezzo espresso verso le donne dalle religioni monoteistiche, finisce per affermare che il problema è politico: non si tratta dei testi sacri, ma di quanto essi siano strumentalizzati in senso politico. Il fondamentalismo religioso - di qualsiasi parrocchia- "mette il velo alla mente della gente", ma nudità e velo vanno di pari passo: "le donne o portano il velo per religione, o sono nude per consumismo". Quello che definisce come paradosso islamico-occidentale rimanda allo stesso disprezzo (o non rispetto) del genere femminile: le donne identificate solo come oggetti sessuali. Difficile non pensare a "lo stupro" di Magritte: un quadro in cui un corpo femminile sembra un volto, e viene contornato da capelli. Si tratta in sostanza solo di un corpo femminile. Non c’è altro. Ed io concordo nel leggere in una visione così limitata la violenza irrispettosa e orribile dello stupro.

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