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Eden

Ho visto un tronco torcersi e sfuggire dall'assedio impietoso dei bambù, in un bosco fitto di piante nervose e ben strutturate: nonostante la stretta si è alzato e si è piegato spingendosi fuori, guadagnando la luce e l'aria. Sembrava un individuo braccato, senza respiro, in fuga, alla disperata ricerca della sua libertà: un’immagine forte che si è impressa nella mia mente… Forse ha evocato un'esperienza vissuta.

Bambù: verghe robuste e flessibili dirette in alto, verso il cielo, con tracotanza e irruenza. Gambi lunghi e nervosi che spuntano dal suolo in ordine sparso, strettamente vicini, quasi un’armata antica e obbediente, a creare insieme una nube ombrosa che sembra invincibile. Ne guardo le basi e mi accorgo della presenza di tante piccole fitte funi chiare che ne circondano i fusti, come un gonnellino hawaiano, e scendono al suolo, radicandovisi in un tuffo diretto, esplorativo, fino a sparire alla vista.

Indietreggio un pochino e mi si para dinanzi una compatta macchia di verde che corre verso il cielo e fa da sipario tra una terra e l'altra, partorendo umida ombra al suolo, dove minuscoli animali si muovono lesti e funghi dai colori autunnali si mimetizzano ovunque. Seguo l’orizzonte con lo sguardo: un bosco e poi uno più chiaro, più giallo… forse è solo più vecchio. Le fronde leggere, sottili, come la chioma di cavalli in corsa, spostate dal vento con inebriante semplicità. Proseguo, saltando su per il pendio, la terra bagnata si attacca alle suole e il mio equilibrio un po’ viene meno. Rose sfiorite e tronchi scarlatti dalla scorza robusta e macchiata, foglie enormi e dure, e ciuffi vaporosi e leggeri. Tutto quel verde mi incanta.

Da un lato un cartello invita chi legge a lasciare in terra elementi caduchi, a non portar via nemmeno le foglie seccate, mentre un altro rammenta con fare pignolo che camminare vicino alle piante può disturbarne la crescita. 

Vita dovunque, brulicante e attiva, che richiede rispetto. Corsi d'acqua e antiche fontane, residui di statue coperte di muschio, e passeggeri silenziosi che fanno capolino ogni tanto. Timorosi, rispettosi, e affascinati. Come me, che mi lancio in avanti a guardare, attratta da un richiamo che sa di arcano e potente. La voce amica invoca il mio nome, da dietro il mio corpo, e in un attimo la mano non vista si stringe alla mia, ed esonda il piacere che mi ha invasa. In un respiro profondo avverto la linfa che scorre, come in un tronco. Sono rapita da sentimenti di sorpresa e pienezza.

 L’estasi è questa?
Mi sento felice e lo dico, circondata dalla vita che si mostra, sussurra, si muove e respira. Alberi antichi nel loro mondo umido, mostrano le proprie fatiche, recano i segni di lotte vissute nello sforzo di arrivare alla luce, e si uniscono con altri elementi in quelli che paiono appassionati abbracci amorosi.

Rami intrecciati che si ergono come dita protese verso il cielo grigio, e chiome spennate che sembrano ridervi sopra a dispetto. Vedo ferite protette dalle nodose cortecce, e l'andamento cadente di certe ramaglie, avvinghiate e confuse tra loro, gravare insieme verso lo scuro terreno. Si espongono, a breve distanza, zone d'ombra e di luce, tra un passo che muovo ed un altro.

Parla di sé, questo mondo, e ci dice ciò che riusciamo a vedere attraverso il dono dei suoni, i colori e gli spazi...

 
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