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Azione!

Ieri sera ho messo sul fuoco i fagioli raccolti dal mio piccolo orto improvvisato: ne è uscita, con l’ausilio di certe erbette aromatiche, una zuppa piacevole e consolante: piacere del palato e dello spirito: li avevo seminati in estate, i fagioli, e ho visto alzarsi, giorno dopo giorno, quei fili verdi, arrampicarsi su per le canne secche, appositamente aggiunte a supporto. Mi sono goduta la delicatezza dei fiori rosa, e poi ho visto i baccelli spuntare e cambiare colore, infine gonfiarsi. Poi, la raccolta.

Basta poco a scaldare il cuore.

Qualche giorno fa ho vissuto una strana esperienza, su cui sto ancora riflettendo: ero in uno spazio dedicato ad informare sulla realtà militare: ho visto giovani adulti esortare i loro bambini a giocare con le armi, a fingere di fare la guerra indossando visori 3D, ad esercitarsi in azioni militari con gli esperti del settore, veri soldati che esponevano simboli dei corpi speciali di appartenenza. Ridevano, felici, i bambini, come anche i genitori.

Basta poco a raggelare il cuore.

Oggi viviamo immersi in un fluttuare di informazioni… Parole tra le quali risalta continuamente il termine GUERRA. Ogni giorno, questa guerra si avvicina alle nostre case, come una grande macchia di petrolio sversata nel mare. Si estende lentamente, vischiosa e scura. L’Oriente scotta, e l’Occidente decide chi aiutare, chi ignorare, dove guardare… perché non è più possibile astenersi, nessuno può più permettersi di non sapere: questo è il mondo globale. L’informazione diffusa, la politica intrecciata… Questioni economiche.

A scuola abbiamo appreso nozioni sulla guerra. Leggevamo che si trattava di un evento importante, che era giusto supportare con le risorse possibili, anche umane. L’insegnante delle scuole elementari mi rimproverava la mancanza di coraggio, io che non sarei mai stata in grado di farmi tagliare la lingua per onore di patria; che i veri patrioti si, erano persone degne! E non capivo perché avrei dovuto farmi tagliare la lingua nel nome di una “patria” che non sapevo cosa potesse significare. Suo fratello era morto in guerra.

Poi ci hanno insegnato che la guerra era una brutta realtà, dove le persone morivano, perdevano i cari e gli averi, e che poi ci sarebbero voluti anni per tornare ad una condizione di vita “normale”… Il fragore delle poesie, le frasi roboanti e i termini pomposi svanivano lentamente sotto i lamenti dei sopravvissuti.

Poi la scuola ci ha insegnato che esistono guerre giuste e guerre necessarie, e anche guerre da condannare.. Ci è stato detto che esiste una etica in guerra… anche il Papa ha invitato a rispettare comportamenti umani in uno stato di guerra.

Io mi sono sempre chiesta come potessero stare accanto parole così contrastanti. Cosa può esserci di etico in una guerra, dove persone si uccidono a vicenda. Anche il Papa ci si mette: va bene la cattiveria, ma non esagerate, eh! Il Papa, che dovrebbe parlare di pace e di amore..

Dopo aver frequentato le scuole da studente le ho frequentate da insegnante, e ho imparato quanto sia facile e delicato orientare una giovane mente. Ho affrontato narrazioni diverse su fatti interpretabili – come ogni fatto - e ho sempre spinto chi avevo davanti a mettere in discussione ogni dictat. Se esercizi di stile devi subire, esercizi di stile è meglio imparare!

Oggi, alle scuole, si aggiungono gli insegnamenti globali, quelli che passano attraverso la rete in mille canali: purtroppo e per fortuna. Fiumi di input si riversano sulle menti creandovi il caos, la saturazione e nuovi miti. Le famiglie subiscono la violenza di una società in corsa, e faticano a competere con tanti maestri. I ragazzi, oggi, sviluppano nuove competenze e allenano zone diverse del cervello – ce lo dicono i neuropsichiatri, gli psicoterapeuti e anche i grafologi. 

Forse è come scriveva Matisse: l’arte di chi nasce dopo di noi non potremmo davvero capirla, perché è il frutto di un vissuto strutturalmente e totalmente diverso: non abbiamo le coordinate per orientarci.

Eppure, qualcosa è possibile farlo, o ci arrendiamo così? L’atomismo democriteo è stato frainteso: anche tra elementi diversi, sosteneva il filosofo, passano informazioni e intervengono a modificare chi le accoglie. Difficile pensare al futuro, ora che tutto è cambiato, difficile lavorare sugli uomini del futuro…Ma ancora più difficile far finta di nulla.

Foto Polina Tankilevitch/Pexels

Questo articolo è stato pubblicato qui

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