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 Home page > Tribuna Libera > Lettera aperta ai poliziotti di via Nazionale

Lettera aperta ai poliziotti di via Nazionale

Vi invio questa lettera aperta per comunicarvi il mio stato d'animo nei vostri confronti. Mi fate pena! In questi giorni vi ho guardato con attenzione.

I vostri sguardi, le vostre risate a battute che non ho ascoltato, i vostri discorsi al cellulare, con le vostre amiche, fidanzate, madri, sono sguardi, risate di tristezza.

Li ho confrontati con gli sguardi dei vostri coetanei lì, sulle gradinate del Palazzo dell'Esposizione. Lì tanta gioia, allegria, lo stringersi attorno, il baciarsi al rivedersi o il darsi il cinque, le pacche sulle spalle, le risate. I balli i canti, il prendere la parola, il sentirsi parte d una comunità che sarà il futuro.

Erano risate di gioia sana, piena, completa. Eppure il loro futuro è annebbiato, anzi non hanno futuro, vivono spesso di piccoli lavori, pagati male e in maniera saltuaria. Non hanno casa o vivono con i genitori, aiutati dai nonni, studiano e non sperano; non possono progettare.

A voi il vostro stipendio è assicurato. Per 1500 euro ( aumentato con le indennità per il servizio pubblico) picchiate e manganellate senza scrupolo, pasticcati o no, i vostri coetanei; spaccate teste , mandibole e scalciate con i vostri stivali con punta in acciaio i vostri fratelli o potenziali amici .

Non pensate, ma obbedite. Come schiavi obbedite intruppati come marionette senza anima e senza cuore. Picchiate come forsennati i vostri manganelli sugli scudi, gli uni accanto agli altri per farvi coraggio, per sentirvi al sicuro, bardati come Robocob, battete i tacchi sul selciato per impaurire i vostri nemici/fratelli.

Non potrete mai essere felici, non potrete mai sorridere alla vita. Il vostro sorriso sarà sempre triste perché nei vostri occhi sarà sempre impresso il sangue rosso del vostro fratello della vostra sorella che avete picchiato che sgorga dal naso e dalla testa, in quella via, in quella piazza. 

Non suscitate, nonostante tutto questo, in me la rabbia o l'odio, ma solo la pena.Se siete veramente figli del popolo, allora avete rinnegato e tradito i vostri padri, la comunità di cui fate parte, e quindi ancor di più non potrete mai essere sereni. 

Quei giovani, lì sulle gradinate, hanno il rispetto della gente che passa. I passanti si fermano, danno un contributo, bevono una bibita, un sorso d'acqua, mangiano un cornetto, la scusa per dare il loro contributo economico, per aiutare a far crescere in quei figli, fratelli, nipoti, la speranza di poter cambiare questo mondo.

Per voi invece la gente vi scansa, con fastidio, con timore. Siete soli, anche in gruppo siete soli perché non suscitate la speranza , il nuovo, ma solo la sottomissione al potere, il vecchio, la difesa del marciume che avvelena e ammorba questa aria di una Roma di metà ottobre.
E domani sarete ancora più soli, soli con i vostri padroni e servi dei servi. E per voi non v'è speranza!
Mi dispiace per voi. Mi fate solo pena! 

Commenti all'articolo

  • Di Pere Duchesne (---.---.---.155) 15 ottobre 2011 15:29
    Pere Duchesne

    Il solito pezzullo tipicamente borghese, anzi direi piccolo borghese, contro i proletari in divisa. Da come è iniziato l’articolo, mi sarei aspettato qualche commento sui visi dei poliziotti e sulle caratteristiche lombrosiane (grazie per non averlo scritto).

    Manca la descrizione di radiose bandiere nel sole al vento (del colore che preferisce, veda Lei) dietro i radiosi visi dei manifestanti. Pensavo che certi discorsi fossero andati fuori moda dopo il 1968, ma forse Lei sta studiando da Mario Capanna.

    A scanso di equivoci, sono assolutamente a favore del movimento degli indignati, ma so anche per esperienza che in Italia può facilmente prendere pieghe sbagliate.

    Tanti auguri.

     

  • Di Pere Duchesne (---.---.---.155) 15 ottobre 2011 15:35
    Pere Duchesne

    Non riesco ad inviare il resto del messaggio.

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