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Lettera aperta a Matteo Renzi: le riforme incomplete

“L'inchiesta sulla corruzione a Roma sta a ricordare che, virtualmente, non c'è angolo dell'Italia che sia immune dall'infiltrazione criminale. Perfino per un Paese in cui la corruzione è data per scontata nella vita quotidiana, le rivelazioni hanno sbalordito i cittadini. La diffusa e incontrollata corruzione di fondi pubblici rivelata dall'inchiesta è un esempio della situazione che ha portato il debito pubblico dell'Italia ad uno dei livelli più alti.”

New York Times

Egregio dottor Matteo Renzi

Presidente del Consiglio dei Ministri

Oggetto : Le riforme incomplete

Egregio Presidente Renzi,

i recenti fatti di corruzione a Roma Capitale evidenziano come il cammino delle riforme sia ancora da completare e che la parte già percorsa, da sola, non sia in grado di fornire al Paese i risultati di cui ha bisogno. Insomma, in tema di riforme, siamo ben lontani dal poter parlare di un loro buon esito. Il Paese appare come un cantiere ancora in corso, “work in progress” direbbero gli inglesi. E le forze della conservazione, impegnate nella difesa di privilegi corporativi di tutti i tipi contro il bene della collettività e di squallide personalissime ambizioni, sembrano aver la meglio nel rallentare il cammino delle riforme; malgrado il grande consenso elettorale del Suo governo.

Ad esempio è stata una iniziativa lodevole dell’Esecutivo quella di chiudere una assente ed inefficiente Autorità per la Vigilanza sui Contratti della Pubblica Amministrazione e creare una nuova di zecca Autorità Nazionale Anticorruzione, guidata dal dottor Raffaele Cantone. Però a quest’ultima non sembra che siano stati conferiti i poteri per contrastare efficacemente la corruzione nel Paese.

Non è che non veda che la causa prima delle malversazioni di Roma Capitale è la non applicazione delle norme di pubblica evidenza nell’impegno di pubbliche risorse. Ogni qualvolta si elude l’applicazione delle norme di pubblica evidenza nella spesa pubblica, il compito degli avvoltoi, che intorno ad essa gravitano, diventa estremamente più facile.

Questo è accaduto a Roma Capitale; ma accade sistematicamente dovunque ci siano soldi pubblici da impiegare.

Vorrei portarLe ad esempio quello che accade nella gestione del personale della Pubblica Amministrazione. Alla via del pubblico concorso, indicata come quella maestra dalla nostra Costituzione repubblicana, si è finito per preferire di gran lunga quella della creazione di precariato destinato ad essere inserito nei ruoli ope legis. Piuttosto che far conti sui detenuti per reati di corruzione, sarebbe interessante farli sui pubblici dipendenti assunti senza regolare pubblico concorso. Ove Ella volesse dar corso ad una simile indagine statistica, da abitante della Sicilia Le sarei grato se volesse cominciare dalla Regione siciliana e da tutti gli Enti pubblici locali siciliani ad essa soggetti.

Forse alla fine scopriremmo che viene fatto di tutto e di più affinché le norme di pubblica evidenza non siano mai applicate quando c’è da spendere denaro pubblico, ossia denaro del contribuente.

E piuttosto che aumentare pene e detenzioni, forse sarebbe più utile adottare per la Pubblica Amministrazione una norma che imponga al Responsabile del Procedimento di segnalare preventivamente all’Autorità Nazionale Anticorruzione l’utilizzo di pubblico denaro senza l’applicazione di norme di pubblica evidenza. Sempre, anche per le consulenze e per i rimborsi degli Amministratori Pubblici. Questo potrebbe evitare che debba essere sempre e sola la Magistratura penale a dover intervenire con controlli ed indagini per porre un argine contro lo sperpero di pubblico denaro, argine spesso insufficiente perché a monte di esso nessuno controlla alcunché.

Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, certamente non si è contenti di dover pagare le tasse, ma pagarle e vedere il frutto del proprio sacrificio finire nelle mani della malavita, ebbene questo è assolutamente inaccettabile per il cittadino. Il cittadino non è “sbalordito”, come ritiene il New York Times: è furibondo!

Messina, li 13.12.2014

Cordialità

Bernardo Aiello

 

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