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Le vite degli altri

Rivedere questo film e restarne ancora impressionati pure se il Muro di Berlino è caduto già 24 anni fa. La DDR voleva nelle dichiarazioni pubbliche assicurare la tutela e la felicità dei suoi cittadini, la loro Sicherheit, perciò non divulgava dal 1977 il numero di suicidi che avvenivano ogni anno nello Stato: in realtà proteggeva il benessere e la sicurezza della nomenclatura dominante, assicurava la carriera ai suoi servitori più fedeli.

Perciò ogni sospettato veniva spiato, bisognava “sapere tutto” di ognuno, e nel tutto c’erano naturalmente fatti privati e pettegolezzi, il gusto di un gruppo (200.000 persone) di appartenere a coloro che controllavano il Paese, sapere cose che altri non sanno, il potere di essere come dei cospiratori contro inermi cittadini comuni.

Uno di essi è l’agente HGW XX/7, alias Gerd Wiesler, siamo nella Berlino Est del 1984, zona di Pankow- Prenzlauerberg. Una vita davvero povera, senza affetti e piena di solitudine, il pasto insaporito da un tubetto di una specie di sugo, la casa vuota frequentata occasionalmente da una prostituta, forse fornita dal regime. Realizzato però nel mestiere segreto che svolge, essere della STAatsSIcherheit significava pure avere un grosso potere su ”le vite degli altri”, incaricato di raccogliere e riferire degli atti e parole di uno scrittore di teatro, Georg Dreyman-Lazlo, compagno di un’attrice in auge, Christa-Maria Sieland.

Deve essere stato un ravvedimento di Gerd a fargli preferire di nascondere e coprire ai suoi superiori la vita vera dei due, di lui soprattutto, forse il disinganno, il rendersi conto che una classe politica aveva messo in piedi quell’apparato spionistico in fondo inutile, o utile solo a perpetuarsi e circondarsi di servi. La similitudine con la bella Italia di oggi è evidente, non abbiamo spioni ma giornalisti osannanti ben pagati e mezze figure assurte a cariche politiche.

Fu il ministro della Cultura a far sorvegliare i due amanti, era innamorato dell’attrice e le imponeva la sua frequentazione, in mancanza di ciò non le avrebbe più fatto calcare un teatro. Questo ministro dice a Lazlo, dopo la caduta del Muro, 5 anni dopo gli eventi del film, “Era bella la nostra DDR”: in effetti spingeva artisti a scriverne o farne satira sottile, a lavorare, e qualcuno a suicidarsi perché in quel Paese gli mancava l’aria. Lazlo non può non rispondergli: “E gente come lei ha governato questo Paese?”.

Anche qui la mente non può non andare alla nostra bella Italia.

 

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