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Le nuove norme anti-corruzione – Il conflitto di interessi

Dal saggio Il ritorno del Principe di Saverio Lodato e di Francesco Scarpinato, editore Chiare lettere, Euro 15,60: «Solo i pervenue del potere si ostinano a praticare il vecchio sistema della tangente con la bustarella. [?..] Si può ben dire che oggi chi non ha un conflitto di interessi non è nessuno».

Le nuove norme anti-corruzione – Il conflitto di interessi

L’attesa delle decisioni del governo sulle nuove norme per combattere il fenomeno della corruzione e della concussione nella Pubblica Amministrazione è una occasione troppo ghiotta per non parlare del conflitto di interessi; con preghiera di escludere a priori dal discorso la figura del nostro premier, che già ci assilla oltremodo ad ogni telegiornale, in ogni periodico della carta stampata, ed in ogni giorno ed in ogni stagione dell’anno.
 
Partiamo da un esempio concreto. Se un sindaco ha un fratello imprenditore e l’impresa di quest’ultimo ha i requisiti di legge per partecipare a bandi di pubblica evidenza per l’affidamento di appalti dell’amministrazione comunale, orbene il fratello sindaco non ha alcuna facoltà di opporsi a questa eventuale partecipazione; anche se così si viene a trovare in una plateale situazione di conflitto di interessi.
 
Solitamente sono considerazioni di opportunità a sconsigliarlo: la parentela così diretta trasforma ogni iniziativa dell’amministrazione in una ipotetica azione volta a favorire l’imprenditore/fratello.
 
Quello che manca all’attuale normativa è considerare una posizione di conflitto di interessi da evitare in quanto tale.
 
Così facendo ci si ritrovano avvocati che svolgono la loro attività professionale nello stesso Distretto in cui è magistrato un loro stretto congiunto; consulenti del lavoro che hanno studio dove il coniuge è un funzionario di un Ente previdenziale; e così via siano ai geometri del catasto che nelle ore di tempo libero, strumento in stazione, fanno rilievi topografici poi presentati all’Ufficio dall’amico e sodale, che provvede anche a fatturare al cliente la prestazione. Tutto ciò passando per le mogli di amministratori comunali impegnati in attività che hanno nel municipio il principale cliente.
 
Certamente non deve essere limitata la libertà di nessuno, ma libertà significa accettare regole condivise ed evitare il conflitto di interessi dovrebbe essere una di queste. Ad esempio chi ha un fratello in magistratura e vuol proprio fare l’avvocato, dovrebbe accettare di spostarsi in un Distretto diverso da quello in cui svolge la sua attività il congiunto.
 
Sarebbe estremamente interessante, ma non è facile che avvenga, che le nuove norme anti-corruzione prevedessero espressamente le posizioni irrisolte di conflitto di interesse come reato in quanto tali.
 
E per i politici, direte voi lettori? Non è difficile. Innanzitutto diminuirne il numero (meno onorevoli, meno deputati regionali, meno consiglieri municipali, abolizione delle province, etc.) servirebbe anche a ridurre il problema. Per quelli, poi, chiamati a ricoprire cariche pubbliche impegnative, il servizio svolto per la collettività dovrebbe essere considerato incompatibile con la loro precedente attività (anche perché peraltro decisamente ben remunerato). Pertanto gli eletti, se dipendenti, dovrebbero godere di un periodo di aspettativa; se liberi professionisti dovrebbero sospendere la propria attività professionale (ivi compresa quella di avvocato); se imprenditori dovrebbero lasciare momentaneamente gli incarichi ricoperti nelle aziende; e così via.
 
Per i magistrati, infine, la partecipazione alle cariche pubbliche dovrebbe essere consentito solamente dopo almeno un anno sabbatico trascorso esternamente alla Magistratura, ma questa è tutta un’altra storia.
 
Qualche scettico dirà che quanto sopra è un sogno; appunto per questo bisogna spicciarsi a sognare, prima che le decisioni assunte dal Governo lo impediscano.

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